Venezia, Biennale Architettura 2014. Il mondo è un territorio stratificato?
Non manca moltissimo all’apertura della nuova Biennale Architettura che ha come direttore Rem Koolhaas nato a Rotterdam nel 1944. Sin da piccolo ha avuto una vita piuttosto avventurosa, fino a d occuparsi di varie professioni tra cui giornalismo, scenografia, architettura ed altri mestieri. Ma non occupiamici di Lui. A meno di due mesi dall’apertura della Biennale di Architettura di Venezia è stato presentato presso la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, il Padiglione Italia curato da Cino Zucchi. Un progetto che guarda agli ultimi 100 anni di architettura in Italia, e soprattutto a Milano, in cui il risultato finale è una composizione fatta di diverse parti. Come è stata assorbita la modernità dai singoli Paesi? È questa la domanda che Rem Koolhaas ha posto con il tema Absorbing modernity – 1914-2014. Un’indicazione che, a differenza delle scorse edizioni, è stata quasi imposta ai padiglioni nazionali e a cui, come ha raccontato Baratta “il padiglione italiano aderirà al 100%”. Innesti/Grafting è il titolo scelto per una mostra-ricerca che parte da quell’idea di “modernità anomala” di cui Zucchi aveva già parlato . “La chiave per capire la modernizzazione in Italia sta in un elemento semplice: il territorio stratificato. Roma stessa è una grande stratificazione. L’Italia ha sempre costruito su se stessa” conferma Zucchi. Un ragionamento che spiega la scelta della parola innesto nel titolo: “un atto violento, non armonico, che ha che fare con l’organismo in cui si innesta e con il concetto di adattamento”. Un’idea ribadita nell’allestimento del Padiglione Italia, collocato alle Tese delle Vergini, all’Arsenale. In particolare nel portale d’ingresso, su cui verrà montato (innestato, appunto) un nuovo grande arco in acciaio corten.
La mostra si dividerà nelle due grandi aree che compongono il padiglione. La prima sala sarà composta di tre parti. Una sezione introduttiva chiamata Innesti: il palinsesto Italia descriverà i caratteri principali dell’architettura moderna italiana dell’ultimo secolo e le sue radici in quella più antica; la seconda sarà invece un’area dedicata all’imminente Expo 2015, con l’allestimento dello studio Modus Architects, e mostrerà il volto del grande laboratorio Expo, con un approfondimento in cui una serie di giovani studi immagineranno i possibili scenari futuri post manifestazione. La terza sezione sarà un focus sul capoluogo lombardo chiamato Milano Moderna: un laboratorio urbano e analizzerà le trasformazioni edilizie che hanno caratterizzato lo sviluppo della città, con particolare attenzione alle nuove architetture che si sono inserite nel contesto urbano esistente. La seconda sala guarderà invece alla produzione contemporanea, anche se non stati ancora resi noti i nomi dei progettisti coinvolti. Quattro le sezioni. La prima, Un paesaggio contemporaneo, riprodurrà, con una sola immagine e con prismi di diversa forma, i progetti contemporanei selezionati, a comporre uno scenario mutevole e inatteso, un collage delle diversità del nostro Paese. La seconda, a cura di Emilia Giorgi, sarà Ambienti Cut and Paste, una riflessione sul tema dell’innesto secondo alcuni giovani studi italiani. La terza, Paesaggi Abitati: la vita si adatta agli spazi che si adattano alla vita, coinvolgerà il pubblico attraverso una open call lanciata oggi che selezionerà i migliori video che inquadrano il paesaggio urbano con cui l’uomo interagisce. Un mosaico delle complessità italiane, selezionate e montate da Studio Azzurro. La quarta, infine, riguarda l’Italia vista dall’estero. Una collezione di venti cartoline a rappresentare altrettante letture sintetiche della modernità italiana proposte da importanti architetti internazionali (tra cui Steven Holl e Dominique Perrault).
Dopo aver assistito alla canonizzazione dei due Papi più amati nel mondo, non si può pensare che le bellissime manifestazioni di arte e varie opere organizzate dalla Biennale di Venezia, non abbiano lo stesso afflusso di gente che tutti abbiamo ammirato a s. Pietro. Venezia Ha lo stesso fascino e siamo certi che la colorata popolazione che si è riversata là, farà lo stesso per la bellissima Biennale di Architettura di Venezia. Non per niente hanno aderito Cina, Hong Kong, Macao, Liechtenstein, Russia, Taiwan, Africa. E tra i ventuno eventi collaterali selezionati da Rem Koolhaas ci saranno anche queste realtà a invadere la città di Venezia durante i 6 mesi di apertura (dal 7 giugno al 23 novembre). “Con questo si completa il numero di soggetti che fuori dai confini della mostra sono presenti nella città di Venezia e che concorrono, insieme a un buon numero di paesi partecipanti non dotati di padiglione all’interno dei Giardini e dell’Arsenale, a diffondere la 14ma Mostra facendola diventare un fenomeno urbano, tale da coinvolgere ogni angolo della città”, ha raccontato il presidente della Biennale Paolo Baratta. Realtà diverse, provenienti da tutto il globo ma legate a doppio filo con il tema principale della Biennale di quest’anno: Fundamentals. È qui più che mai evidente l’imprimatur che con forza Koolhaas sta cercando di imporre. Dall’Oriente arrivano la maggior parte delle mostre. Tra queste “Adaptation”, curata da Marino Folin & MovingCities, “Fundamentally Hong Kong?”, ideata dall’ Hong Kong Institute of Architects, e “Happiness Forecourt”, organizzato dall’Instituto Cultural do Governo da R.A.E. de Macau. La prima racconta, attraverso foto e video, la straordinaria adattabilità e flessibilità degli architetti cinesi, un mestiere sempre in continuo cambiamento. La seconda si concentra su Hong Kong e il vicino Pearl River Delta per mostrare con quattro cortometraggi le storie e i protagonisti che vivono in ambienti e sistemi emergenti. L’ultima affronta il caso unico di ibridazione di Macao dove si mescolano Oriente e Occidente per descrivere la coesistenza di due culture contrastanti: quella portoghese e quella cinese.
Assolutamente in linea con il Padiglione Italia di Cino Zucchi, nel titolo e nei temi, la scelta dall’Institut Ramon Llull, che con “Grafting Architecture. Catalonia at Venice” porta l’esempio della Casa Bofarull di Josep Maria Jujol per mostrare il processo di una serie di esempi di architettura catalana in cui l’architetto si è trovato a rapportarsi con architetture preesistenti. A puntare sugli architetti africani emergenti è l’associazione CA’ ASI, a Venezia con la mostra“Young Architects in Africa”, una selezione di progettisti e architetture indigene per provare a dare a questa realtà, visibilità internazionale. Tutto italiano invece l’esperimento “Air Fundamental. Collision between inflatable and architecture”, realizzato dagli studenti della Scuola di Architettura di Siracusa. Un progetto che mette in relazione le capacità di adattamento di un’architettura gonfiabile all’interno di architetture consolidate. Un modo per trasformare lo spazio in campo di sperimentazione, adatto anche per eventi temporanei.
Legata all’area veneziana o, meglio, a quella di Mestre è “M9 / Transforming the City”, una mostra che presenta il progetto definitivo dell’M9 City District: un’area di 9.200 mq nel cuore di Mestre in cui sorgerà un nuovo museo dedicato alla storia e alla cultura del Novecento, progettato dallo studio tedesco Sauerbruch Hutton e interamente promosso da Fondazione di Venezia. Due, infine, gli appuntamenti dedicati alla realtà russa. “Mikhail Roginsky. Through the Red Door”, una retrospettiva del pittore franco-russo che mostra le principali tendenze del modernismo interpretate dall’artista. E “Moskva: urban space”, dove il presente e il passato dell’architettura moscovita vengono messi a confronto per tracciare la linea di sviluppo su cui si è mossa la capitale russa nel ventunesimo secolo.
La Biennale di architettura di Venezia, attirerà molte persone che amano il “nuovo”, il diverso”, ma anche “ l’antico ” come ha ben detto il famoso Direttore olandese che la dirige. Buon divertimento per tutti.