Olimpiadi 2026, arrivano i Verdi ma anche Nostra Nota
Dicono: Al Governo: fermate spreco fondi in pista bob. Interrogazione alla Camera: anche il Cio sarebbe contrario…" Dopo aver ricordato la pista di San Moritz rispondiamo: basta leggerci
Venezia - Il Governo dovrebbe assicurarsi di "non sprecare risorse pubbliche in una infrastruttura sulla quale lo stesso Comitato olimpico internazionale avrebbe già espresso la propria contrarietà". Ovvero, la nuova pista da bob di Cortina in cantiere per le Olimpiadi invernali del 2026. A chiedere una robusta 'pausa di riflessione' sono quattro deputati dei Verdi (Devis Dori, Paolo Nicolò Romano, Rosa Menga e Elisa Siragusa) con una interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri della Transizione ecologica e delle Infrastrutture e mobilità sostenibili. L'atto -visionato dalla 'Dire'- è stato appena depositato alla Camera e, in particolare, sollecita il Governo ad "avviare interlocuzioni con le istituzioni dei Paesi più vicini in cui si trovano sliding centers alternativi, come suggerito dallo stesso direttore generale del Comitato olimpico internazionale" per evitare di spendere soldi in una opera che, dicono Dori, Romano, Menga e Siragusa, non è una semplice riqualificazione della vecchia pista "Monti".
Nei giorni scorsi, come riferito dalla Regione Veneto, la Federazione internazionale di bob e skeleton, riunita a Losanna, ha apprezzato il progetto dell'impianto per i giochi e il governatore Luca Zaia ha lanciato un appello affinchè si organizzino gare oltre a quelle dei Giochi. Ma per i Verdi bisognerebbe fermarsi. Perchè i costi sono già schizzati in alto: da 47,7 a 61 milioni e ora pare, riporta l'atto ispettivo dei Verdi, fino 85 milioni. Ma non solo.
Come documentato dalla consigliera dei Verdi del Veneto Cristina Guarda, da un carteggio tra la Regione Veneto e il presidente del Cio sarebbe emersa la "contrarietà del Comitato Olimpico a un nuovo investimento per una pista da bob olimpica, tanto che il Cio, già il 30 ottobre 2020, avrebbe dichiarato 'come il mondo fosse cambiato dopo il Covid e non servissero cattedrali nel deserto'". I Verdi ricordano anche le cifre dell'opera: un tracciato di gara di 1.512 metri, 18 curve e una pista lunga 2.001 metri, "dunque non una riqualificazione, quanto una nuova costruzione cui si aggiungerebbero sei edifici da realizzare, tra partenze, arrivo e impianti di refrigerazioni, per un totale di 5.000 metri quadrati e 18.000 metri cubi".
Il progetto inoltre "reintroduce l'uso dell'ammoniaca, escluso in precedenza, utilizzata per il sistema di refrigerazione che, assieme all'uso delle acque del torrente Boite oggi in crisi a causa dell'emergenza climatica, aggrava lo stimato impatto ambientale dell'opera", dicono i quattro deputati. Che dunque chiedono al Governo se tutti questi dati siano noti a Roma e se non valga quindi la pena di cercare di puntare su impianti alternativi altrove. Zaia in precedenza aveva detto che la nuova pista da bob è una delle cose che dà 'senso' alla partecipazione del Veneto alle Olimpiadi del 2026.
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Nostra nota
Nel 1957 a Sondrio muoveva i primi passi, parola d'ordine l'innovazione, il CID. Fra le novità scolastiche e non anche gite d'istruzione. Una di queste fu a Saint Moritz con mezza giornata sulla pista di bob a vedere sfrecciare fior di atleti ma anche dilettanti guidati. Era una pista a quota 1800, lunga 1722 metri con 14 curve. Ci hanno fatto di tutto, Olimpiadi, Mondiali, altre discese. Sono passati 65 anni e quella pista è ancora in piena attività, ovviamente invernale, mentre aveva chiuso nel 2008 quella di Cortina intitolata a Monti. Se con 65 anni sulle spalle gli svizzeri si guardano bene dal mettere in una Casa di Ricovero, se non addirittura al Camposanto, quella struttura c'è da ritenere che un domani, cessata la fantasmagoria olimpica, sia possibile una gestione di richiamo turistico internazionale con un permanente volto ilare del cassiere. Ci pare che sia questo un punto importante non avendo chi scrive alcuna intenzione invece di fare sfoggio di incompetenza entrando nella discussione aperta dai quattro depuati, ora ex parlamentari, di cui in ogni caso va riconosciuta l'iscrizione fra i benefattori dell'umanità come mitici depositari dei perlomeno quasi sempre e comunque NO. Come avrebbero potuto dire infatti, salvo trauma a bile e cistifellea, un loro SI?
GdS