Ha preso il viaa Tirano il workshop capacity building del progetto ECHI2 (chiaro, no?)
Ha preso il via lunedi a Tirano il workshop capacity building del progetto ECHI2 organizzato da ERSAF per conto della DG Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia. 25 i partecipanti selezionati tra oltre 55 candidature. Nella storica sala consiliare del Municipio di Tirano si sono riuniti antropologi, architetti, ingegneri, operatori sociali e culturali, gestori di ecomusei in un confronto che durerà l’intera settimana, fino al 12 giugno, comprendendo un’uscita sul campo sui terrazzamenti della Valtellina e una giornata finale a Poschiavo.
L’obiettivo è approfondire gli strumenti stabiliti dalla Convenzione dell'Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (UNESCO 2003), nuovo strumento per incoraggiare le istituzioni nazionali, le amministrazioni locali e la società civile a trasmettere tale diversità. L’iniziativa è promossa dalla Direzione Generale di Regione Lombardia in collaborazione con ERSAF.
L’iniziativa si inserisce all’interno di ECHI2 (www.echi-interreg.eu), progetto finalizzato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale dell’area transfrontaliera tra Italia e Svizzera. La trasmissione della diversità culturale è considerata infatti una delle principali priorità per uno sviluppo sostenibile. La Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (UNESCO 2003) è un nuovo strumento per incoraggiare le istituzioni nazionali, le amministrazioni locali e la società civile a trasmettere tale diversità. Sono partner del progetto Regione Lombardia (capofila), Regione Piemonte, Regione autonoma Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano, Cantone Vallese, Cantone Ticino e Cantone Grigioni.
Il workshop è affidato per la parte didattica all’Associazione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (ASPACI), accreditata UNESCO, fa parte del programma di “capacity building” elaborato dall’organizzazione internazionale per la tutela del patrimonio culturale.
(E la 'diversità' deve valere anche per le lingue come l'usare l'inglese là dove andrebbe usato l'italiano? Ormai è una epidemia - ndr)