ANIMALISTI CONTESTANO E NOI CONTESTIAMO LORO

NOSTRA NOTA: RICOMPENSA PER CHI UCCIDE FEMMINE DI CINGHIALE: LNDC ANIMAL PROTECTION CONTESTA LA DECISIONE DELLA REGIONE. E NOI CONTESTIAMO CHI CONTESTA

Animalisti contrari al premio per abbattimento di cinghialesse, e ne spiegano le ragioni dando anche la loro soluzione. Eccola: "Le istituzioni dovrebbero trovare nuove misure per una convivenza pacifica con i selvatici”.. Come ricordano anche loro ura da decenni il problema cinghiali, acuitosi negli ultimi tempi il che dimostra come questa "convivenza", e addirittura come quella per tutti i selvatici, di nuove misure non ne ha trovate e i cinghiali li vediamo scorrazzare persino nel centro delle città. La misura del premio all'abbattitore ci fa venire in mente come il Governo australiano aveva risolto il problema dei canguri, che imperversavano allora come oggi i cinghiali da noi: con..... la coda! C'era infatti il premio per ogni canguro abbattuto e la dimostrazione veniva data portando la coda dell'animale all'Autorità preposta. Interessante notare come questo tipo di caccia avesse assunto un carattere di professionalità assai redditizia tanto è vero che il protagonista, un valtellinese della zona del Sondriese, decise di tornare in Patria aprendo nella casa avita un ristorante dove si mangiava, una quarantina di anni fa, degli ottimi ungulati qualcuno prenotato in anticipo per consentire di recuperare la materia prima, se con i timbri giusti non è dato di sapere, con le successive e procedure di rito.
Inutile che gli animalisti dunque insistano: la convivenza è un loro obiettivo ma non è quello dei cinghiali e degli altri selvatici.  E gli ormoni? Se la vedano. L'obiettivo, quale sia il modo, è ripulirne zone e spazi dell'uomo.

GdS

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LNDC ANIMAL PROTECTION CONTESTA LA DECISIONE DELLA REGIONE

Ennesimo regalo alla lobby venatoria: si premia con denaro chi uccide una femmina di cinghiale. Una misura, peraltro, che potrebbe paradossalmente far aumentare la popolazione di questi animali, che vivono in branchi matriarcali, per cui abbattere un cinghiale matriarca è come dire a tutte le altre femmine del branco di predisporsi da subito a procreare in sua vece. Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection: “Ormai è evidente che la caccia non è la soluzione. Le istituzioni dovrebbero trovare nuove misure per una convivenza pacifica con i selvatici”

Milano, 7 marzo 2023 - La motivazione ufficiale è quella di tentare di arginare la PSA (Peste Suina Africana) che dal Piemonte e dalla Liguria potrebbe attraversare la provincia di Pavia e raggiungere così la Pianura Padana, dove ci sono numerosi allevamenti di suini. Per questo la Regione Lombardia ha deciso di mettere una vera e propria taglia sulle femmine di cinghiale, elargendo un “premio” di 100 euro per ogni esemplare ucciso nell’Oltrepò pavese e 50 euro per le uccisioni compiute nel resto della provincia di Pavia.

“Ormai stiamo raggiungendo livelli di promozione della caccia a dir poco assurdi. Prima il Governo autorizza a sparare anche nei centri abitati e nelle aree protette, ora la Lombardia offre denaro per uccidere”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “La lobby venatoria da sempre ha un potere inspiegabile sulla politica, ma oggi stiamo toccando vette inaccettabili e difficili da comprendere. Quest’ultima iniziativa lombarda è l’ennesimo regalo ai cacciatori, peraltro con il rischio concreto di peggiorare la situazione, visto che numerosi studi scientifici attestano che l’uccisione della matriarca può far aumentare esponenzialmente la popolazione di cinghiali. La matriarca, con messaggi ormonali, riesce a regolare quella che gli studiosi chiamano “sincronizzazione dell’estro” delle femmine giovani.  La sua uccisione determina invece la destrutturazione del branco, con la conseguente dispersione dei giovani e la formazione di nuovi branchi con l’ulteriore conseguenza dell’anticipazione del periodo fertile dei soggetti giovani.  In pratica, si aumenta il tasso riproduttivo della specie, che sopperisce in breve tempo alle perdite.”

“Che la caccia non sia un metodo efficace per contenere la popolazione di cinghiali è sotto gli occhi di tutti. Questi animali vengono uccisi da decenni ma continuano a proliferare, proprio perché è una specie che si adatta e aumenta il proprio tasso di riproduzione per contrastare lo sterminio che l’uomo cerca di attuare. Invece di continuare ad assecondare le richieste dei cacciatori, sarebbe il caso che le istituzioni trovassero soluzioni alternative per convivere pacificamente con questi e tutti gli altri animali selvatici. Ricordiamoci che la terra non è soltanto nostra, noi facciamo parte del mondo animale e dovremmo mostrare più rispetto per le altre specie”, conclude Rosati.

Ufficio stampa & RP LNDC Animal Protection

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