Il soccorso a 3760 metri, altri dettagli, ma anche una riflessione

Operazione improba sul Cevedale. Ma è giusto sfidare il maltempo?

Stamane Daniela Rossi del Soccorso Alpino ha ricapitolato la vicenda di cui abbiamo scritto ieri sera aggiungendo alcuni particolari. Il suo comunicato:
“Santa Caterina Valfurva (SO) - Stanno bene le due persone, un uomo e una donna di Calcinate (BG), soccorse sabato 2 agosto 2014 nei pressi della cima del Cevedale, a Santa Caterina Valfurva. Le squadre del Soccorso alpino, VII Delegazione Valtellina - Valchiavenna - Stazione di Valfurva, intervenute con sei tecnici in quota e altri tre presso la base operativa, insieme con il SAGF della Guardia di Finanza, li hanno raggiunti a 3760 metri di quota, con condizioni meteorologiche avverse, tormenta, neve e nebbia, e con una visibilità di circa 10 metri nella parte più alta. Li hanno poi accompagnati prima al Rifugio Casati, dove hanno sostato per riprendersi, e infine presso il Rifugio Forni, più in basso, dove hanno raggiunto la loro auto, in quanto non necessitavano di cure mediche. L'operazione è cominciata intorno alle 16:00 ed è terminata alle 21:30”.

Pubblichiamo anche questo comunicato da un lato con la foto facendo vedere in quale situazione i soccorritori si trovavano per raggiungere la coppia in difficoltà e dall'altro perchè qualche riflessione si impone.
1) La foto è di una eloquenza unica.
2) Qualche riflessione. 3760 metri di quota vuol dire quasi sulla cima del Cevedale, 9 metri per l'esattezza. Li hanno accompagnati alla Casati (3269 metri) e poi ai Forni (2200). Nove persone impegnate sino a sera, anzi di più: 'una organizzazione impegnata' sino a sera. Se si dice che è agosto, che siamo nel solleone, che il tempo è splendido è un conto. Un altro conto è sfidare il tempo di questi giorni, anzi di queste settimane. In questo caso si trattava evidentemente di esperti, ben equipaggiati, fisicamente a posto come si desume da quanto ci viene dal comunicato  Non ci sentiamo di tacere, di rinunciare ad una critica che ci appare doverosa. Proprio perchè esperti non ci saremmo aspettati di venire a sapere che con questo stratempo c'era qualcuno che esagerava con la sua passione quasi 3500 sopra la nostra testa quando la visibilità per noi, guardando in su, era si e no di qualche centinaio di metri. Per chi va in montagna una componente di rischio – si sa – c'è, ma è bene non incrementarla, per sé e per gli altri, per quelli cioè che debbono attivarsi e partire, quali siano le condizioni, per soccorrere chi è in difficoltà.
Il primo articolo, di ieri sera: http://www.gazzettadisondrio.it/cronaca/03082014/alpinisti-grosse-diffic...

La prima pagina: www.gazzettadisondrio.it  

GdS
Cronaca