“Mettiti in gioco – Punta su te stesso”
Convegno promosso dall’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio insieme all’Istituto comprensivo “Paesi Orobici”, all’Istituto “De Simoni – Quadrio”, Ats della Montagna e Asst Valtellina e Alto Lario, dal titolo “Mettiti in gioco – Punta su te stesso”. Scopo dell’iniziativa, che si inserisce nell’ambito delle numerose attività messe in campo per le scuole della provincia, è stato quello di contribuire a sensibilizzare ragazzi, docenti, famiglie e cittadinanza sul tema del gioco d’azzardo patologico e delle ludopatie attraverso gli interventi di autorevoli relatori che hanno offerto interessanti spunti di riflessioni su un fenomeno che purtroppo, anche in Valtellina e Valchiavenna, non fa sconti a nessuno.
Ad introdurre i ragazzi alla mattinata è stato il professor Giuseppe Epifani, referente Ust per i progetti legati al contrasto delle ludopatie, seguito dai contributi degli esperti che hanno declinato il problema del gioco d’azzardo e delle sue molteplici implicazioni sotto diversi punti di vista a cominciare da quello sanitario attraverso l’analisi del dottor Massimo Tarantola, responsabile dell’Unità Operativa Complessa (Uoc) Territorio e dipendenze, che ha illustrato le attività dei servizi territoriali per la cura della dipendenza da gioco d'azzardo. «Il gioco d’azzardo patologico è una malattia riconosciuta da 30 anni tanto che, da qualche tempo, il servizio nazionale garantisce la gratuità delle cure e, in provincia di Sondrio, è possibile rivolgersi presso uno dei 5 Sert – ha spiegato il dottor Tarantola –. Per comprendere la dimensione del fenomeno basti pensare che, in provincia di Sondrio, dal 2018 abbiamo in carico 60 soggetti mentre nel 2008 erano 5. La stima di persone con malattia è di 700, 7.000 quelle a rischio e 100.000 è il numero di giocatori stimati. Oggi l’accessibilità alle situazioni di rischio è elevatissima e per questo la prevenzione gioca un ruolo fondamentale».
A seguire, il referente territoriale della “Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione”, Marco Duca, ha fornito ai ragazzi altri interessanti spunti di riflessione. «Di per sé il “gioco” è un’attività universale e piacevole ma parlare di “azzardo” è ben altra cosa poiché, in questo caso, il risultato del gioco dipende quasi esclusivamente dal caso e non dall’abilità – ha precisato Duca –. Quando il gioco diventa persistente e il tempo si dilata a dismisura si sfocia nel Gap (Gioco d’azzardo patologico) e viene meno un fattore importante: la liberà. In Italia, se nel 2007 eravamo a 42miliari di euro di giocato, nel 2018 siamo arrivati a 106 miliardi ed il trend è sempre in aumento. Voi ragazzi siete nati in un’epoca in cui l’azzardo è ovunque e alla portata di tutti. Sulla base di una ricerca condotta nel 2018 fra gli studenti della provincia è emerso che circa il 30% di loro ha giocato nell’ultimo mese e che esistono alcune convinzioni erronee come il fatto che il 12% degli intervistati ritiene che essere bravi a giocare ai videogiochi aiuti nella vincita con le slot. Per sensibilizzare la comunità sul problema dell’azzardo attualmente abbiamo messo in campo diversi progetti tra cui “Senza se e senza gap” (rivolto ai genitori e realizzato in collaborazione con l’Istituto “Paesi Orobici” e Ust), “Annulla il Gap” e “Un azzardo oltre l’azzardo”».
La psicologa Monica Zenucchi si è poi soffermata sul concetto di gioco d’azzardo quale “prigione per la mente”. «Fra i sintomi dei giocatori d’azzardo patologico c’è la necessità di giocare sempre più denaro, la tendenza a mentire o a compiere azioni illegali per finanziare il gioco – ha spiegato Zenucchi –. I fattori
di rischio possono essere biologici, ambientali e psicologici ma la prevenzione è fondamentale, sia sul piano dell’educazione che delle politiche sociali. Quali i consigli per non “cadere in trappola”? Anzitutto occorre essere sinceri e considerare il gioco come un hobby ma è necessario anche stabilire un tempo, limitare il più possibile l’accesso a luoghi di gioco e, se necessario, chiedere supporto ai servizi del territorio. Infine, è fondamentale cercare di controllare i nostri meccanismi di pensiero prima che sia troppo tardi».
«La novità di quest’anno è la costituzione di un Osservatorio, vera e propria cabina di regia per monitorare il fenomeno a livello provinciale di cui fanno parte tutti gli enti che si occupano di prevenzione azzardo per andare a intervenire poi con azioni specifiche e mirate – ha aggiunto l’avvocato ed esperto formatore Simone Bergamini che ha poi approfondito la questione delle conseguenze giuridiche ed economiche legate all’azzardo –. Il problema del giocatore è che talvolta può sfociare nella spirale dei debiti con tutte le sue conseguenze anche legali. Non è così raro infatti che si possa arrivare a giocatori patologici con amministratore di sostegno o interdizione. L’Unione europea si è mossa per prima e recentemente anche lo Stato è intervenuto introducendo il divieto di pubblicità del gioco e, già nel 2013, Regione Lombardia ha emanato un provvedimento ad hoc. Inoltre, dal punto di vista regolamentare, molto possono fare anche i Comuni. In questo senso la prevenzione è sicuramente un aspetto fondamentale ma vi è anche la necessità di interventi legislativi più incisivi».
Interessante anche il contributo offerto dal Questore di Sondrio, Angelo Re, circa le autorizzazioni di polizia per le attività connesse al gioco. «Il nostro compito è quello di rilasciare le autorizzazioni di Polizia a chi gestisce le sale gioco poiché, il compito dello Stato, è quello di controllare che i soggetti siano idonei a gestire tali attività». Ha parlato infine delle conseguenze sulla persona dipendente dal gioco dal punto di vista sociale e delle possibili conseguenti condotte criminali il Comandante provinciale dei Carabinieri di Sondrio, Emanuele De Ciuceis. «La ludopatia è sinonimo di dipendenza dal gioco in quanto, non potendone fare a meno, tali soggetti si privano della propria libertà – ha concluso De Ciuceis –. Nel 2016 il gioco d’azzardo ha portato un indotto di 470miliardi di dollari nel mondo e, in 10 anni, in Italia sono stati persi 180miliardi di euro: tutti soldi che fanno gola alla criminalità. Spesso la criminalità investe sulla debolezza del giocatore attraverso l’usura oppure in sale giochi per ripulire il denaro. Un modo per non incentivare la criminalità, dunque, è quello di non giocare e cercare di non cadere in questa trappola