Cacciatori: basta controllo cinghiali. Hanno ragione. I cinghiali ringraziano

(Il Presidente Provinciale di Federcaccia Sondrio Gianpaolo Grassi). Il grave incidente stradale avvenuto recentemente sull’Autostrada in provincia di Lodi, causato dalla presenza sulla carreggiata di un branchetto di cinghiali, ha riportato alla ribalta il problema del controllo del suide.

Ove l’attività venatoria, con le limitazioni previste dalle leggi e dai regolamenti non permette di mantenere le densità dei selvatici entro opportuni limiti, il “controllo” può costituire valido strumento di intervento. Allo stato attuale però, è stato ribadito, esso può essere effettuato direttamente dalla Polizia Provinciale che può avvalersi della collaborazione solo dei proprietari o conduttori dei terreni, se muniti di licenza di caccia, e delle guardie forestali e comunali.
In provincia di Brescia sono stati promossi procedimenti penali per una serie di ipotesi delittuose relative proprio alla gestione del “Controllo” effettuato da cacciatori autorizzati dalla Provincia.
Alla luce dei procedimenti penali avviati dalla Procura di Brescia e tutt’ora pendenti, nonché delle pronunce della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità delle disposizioni regionali di altre Regioni (del tutto identiche a quelle vigenti in Regione Lombardia) che hanno ammesso il ricorso a figure diverse rispetto a quelle previste dalla Legge 157/92 art. 19 per il controllo extravenatorio della fauna selvatica ed inselvatichita per prevenzione e contenimento dei danni, al pari dei Presidenti delle Sezioni Federcaccia di Bergamo e Brescia, non posso che invitare tutti gli operatori faunistici iscritti all’Associazione a sospendere ogni intervento di controllo del cinghiale e di altra fauna  sino a che non interverrà una modifica dell’impianto normativo nazionale o comunque un chiarimento che metta gli operatori stessi al riparo da conseguenze.

La letterale applicazione della legge 157/92 mette a serio repentaglio l’impegno degli operatori faunistici, che rischiano di vedersi contestato l’esercizio della caccia in periodo di divieto e l’uso di mezzi vietati, oltre che in taluni casi la caccia in oasi di protezione e comunque in territorio vietato alla caccia: contestazioni che comportano la sospensione della licenza, sanzioni penali e, in caso di abbattimenti, cospicui risarcimenti. Senza dimenticare la dichiarata illegittimità della previsione di lasciare le spoglie dei capi abbattuti agli operatori, foss’anche a titolo di ristoro dei danni o di rimborso delle spese sostenute.
La netta presa di posizione della Corte Costituzionale e della Procura della Repubblica bresciana mettono peraltro in allarme in ordine alla eventuale copertura assicurativa (sia per responsabilità civile sia per infortunio sia per tutela legale): se sino ad oggi la prescrizione della nostra Legge Regionale pareva dare ampia garanzia per la operatività delle polizze venatorie in essere anche ai fini delle attività di controllo, l’illegittimità di tali operazioni data ora per pacifica in base alla Legge Nazionale potrebbe far sollevare obiezioni da parte della Compagnia Assicuratrice.

Tanto premesso il sottoscritto, in qualità di Presidente dell’intestata Associazione e in tutela dei propri associati sinora impegnati negli interventi di controllo, invita i propri iscritti abilitati a non partecipare ad attività di controllo, invita altresì la Polizia Provinciale ad astenersi dal coinvolgere i cacciatori per gli interventi di contenimento. 

 

Gianpaolo Grassi Presidente Provinciale di Federcaccia Sondrio
Costume