Natale 6. secondo Carlo Mola

6. Gli auguri dal giorno del Ligari d'Argento

Il Natale per Carlo Mola. Penso, come per tutti, denso di ricordi. Per me densissimo, in alcuni casi anche greve. A ora scaturisce  improvviso il Natale in casa nostra, negli anni trenta e quaranta e la sua fatidica riunione per il pranzo assieme. Noi lo passavamo da una mia zia paterna, moglie di un generale,  il quale aveva partecipato alla grande Guerra del 1915-18: uomo di grande rettitudine e bontà che aveva origini e parentele in quel di Morbegno. Ma non c’entra niente con la mia successiva venuta in Valtellina. Lei, la moglie dello zio Italo, la zia Maria era coinvolta in opere assistenziali in quelli, che allora si chiamavano  Gruppi Rionali, con la collaborazione  della   mia grande maestra Gina Smussi e in testa la povera marchesa Carla Medici Del Vascello (è meglio chiudere subito la pagina).

In questi pranzi natalizi c’erano sempre la mia indimenticabile mamma, il mio papà, mio fratello Mario, la Gina: premio di dedizione alla casa. Poi arrivavano i parenti. Ma il pranzo di Natale era sempre oggetto di grandi apprensioni perché cominciavano le discussioni politiche che finivano sempre in grandi contrasti senza mai trascendere. Contrasti  che nascevano sempre da mio zio generale e da un suo fratello medico. Poi, per fortuna, alla fine, c’era il panettone. E poi tutti davanti al bellissimo Presepio. Mio padre, che di soldi ne aveva pochi, si svenava per donarmi delle bellissime statuine che acquistava soprattutto in una cartolibraria anche di articoli religiosi e di cui era amico dei proprietari. Poi, in quell’atmosfera cominciarono i Natali di guerra. Io iniziavo ad avvicinarmi alla religione ed alla spiritualità con l’aiuto di Don Franco, il mio primo padre spirituale. Che comprendeva molto il mio carattere e le mie continue domande. Così sono avvenuti tanti altri Natali. Ma quelli a Cremona dalla zia Maria sono quelli scaturiti oggi dalla mia mente e dal mio cuore. E con la mia indimenticabile mamma stretta nelle sue preoccupazioni e nella sua grande povertà  per questo capisco molto più  Lui e della Capanna di Betlemme.

 

 

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