QUALE WELFARE CI ASPETTA NELL’EUROPA A 27? CARITAS E IL NON PROFIT APRONO IL DIBATTITO

In un convegno al Palazzo delle Stelline l’organismo ecclesiale e la rete di associazioni ed enti del terzo settore del progetto equal Agenzia di cittadinanza chiedono alle istituzioni di promuovere un confronto sui servizi sociali di interesse general

Milano - I pronunciamenti della Commissione europea sui servizi sociali d’interesse generale «sono destinati a incidere profondamente sulla vita dei cittadini», eppure il dibattito, almeno in Italia «langue, o è confinato a gruppi di esperti. Siamo qui per colmare questo deficit di discussione e fare diventare questo tema, così fondamentale per i diritti di cittadinanza, un argomento popolare». Così lunedì 7 maggio, al Palazzo delle Stelline ha introdotto i lavori del convegno europeo “Servizi sociali di interesse generale: promuovere qualità e cittadinanza in un contesto in cambiamento”, don Virginio Colmegna, direttore della Casa della carità e presidente del progetto Equal “Agenzia di cittadinanza”, le rete di imprese sociali, enti locali, associazioni che ha promosso l’iniziativa, assieme al soggetto capofila, Caritas Ambrosiana.

Al centro del discorso – ha sottolineato don Colmegna – c’è il rapporto tra la coesione sociale e il mercato, il superamento dell’assistenzialismo e del pietismo e, d’altro canto, il rischio di cadere in una monetizzazione dei servizi. «Ma anche – ha aggiunto – il rapporto tra l’intervento pubblico e quello del privato, in un’ottica di sussidiarietà che non sia sostitutiva».

Le istituzioni europee stanno, infatti, progressivamente aprendo il settore dei servizi pubblici al mercato. Spesso, nel campo dei trasporti e delle telecomunicazioni ad esempio, la liberalizzazione ha avuto come conseguenza la semplice sostituzione dei singoli monopoli pubblici con un ampio gruppo di quasi monopoli privati che, talvolta, non sono riusciti a garantire nemmeno reali vantaggi ai consumatori. Fortunatamente, la Commissione europea ha deciso di trattare separatamente i servizi sociali. Un comunicazione del 26 aprile del 2006, premessa per futuri provvedimenti legislativi, definisce i settori quali l’edilizia popolare, l’assistenza all’infanzia, i servizi alle famiglie e alle persone bisognose come “servizi sociali di interesse generale”, vale a dire essenziali per l’accesso ai diritti sociali fondamentali e per il conseguimento della coesione sociale. Tuttavia, in contrasto con i suoi precedenti intendimenti, la Commissione ha deciso di escludere i servizi sanitari che, invece, hanno spesso le medesime caratteristiche dei servizi sociali, al punto che spesso, a livello pratico non è facile distinguerli. Non solo, sul piano più strettamente operativo, non è ancora chiaro se la concorrenza tra gli enti fornitori (in molti casi organizzazioni senza fini di lucro) avverrà solo sul fronte del prezzo o terrà conto anche di altri criteri, quali l’esperienza e la continuità.

«I servizi sociali di interesse generale sono al centro del dibattito politico europeo da diversi anni – ha ricordato il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo – da questo dibattito sono emerse due importanti provvedimenti legislativi. Il primo, è l’adozione di una direttiva sui servizi, nota nella sua versione originaria come Bolkestein, che nella sua versione definitiva, grazie all’intervento del Parlamento europeo e la pressione dei sindacati, esclude dal suo campo di applicazione i servizi sociali, riconoscendo per questi ultimi la necessità di individuare un equilibrio tra apertura del mercato e accesso ai diritti. Il secondo risultato è l’adozione da parte della Commissione di una Comunicazione sui servizi sociali di interesse generale, nell’aprile scorso, che presenta per la prima volta un elenco delle caratteristiche specifiche di questi servizi».

Manca, però, ancora un quadro legislativo di riferimento che - fatte salve le specificità nazionali - costituisca la base comune di un possibile welfare europeo.

«Questa è la sfida che l’Europa ha davanti a sé – ha detto l’europarlamentare Patrizia Toia – Se non la vincerà, sarà un’Europa diversa da quella che vogliamo. L’apertura dei servizi al mercato è fondamentale per il processo di unificazione. Ciò deve avvenire, però, tenendo conto della specificità di quei servizi che garantiscono l’accesso ai diritti fondamentali».

«Tuttavia – ha precisato nel corso della tavola rotonda l’altro parlamentare europeo intervenuto al convegno Antonio Panzeri – è probabile che non si arriverà ad una direttiva quadro, perché oggi non ci sono le forze per raggiungere questo obiettivo. Anche se – ha detto – oggi è forte l’esigenza di una base giuridica comune».

«Perché la Commissione europea faccia una proposta quadro di tipo normativo e legislativo – ha detto Rita Pavan, responsabile del Dipartimento internazionale della Cisl Lombardia – i sindacati europei si stanno mobilitando per la sottoscrizione di una petizione».

Caritas Ambrosiana

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