LEGGE 194. L’ABORTO RESTA BLOCCATO A CIFRE ABERRANTI
La Relazione presentata dal ministro Turco sullo stato di applicazione della legge 194 conferma che l’andamento del fenomeno “aborto” è da anni stabilizzato e mostra solo lievi variazioni in aumento o in diminuzione tra un anno e l’altro. I dati provvisori del 2006 sono in leggero aumento rispetto ai dati provvisori (cioè omologhi) del 2005, ma nella sostanza il numero delle Ivg rimane stabile intorno ai 130mila.
E questo avviene anche se la diminuzione delle donne in età fertile e la diffusione di un aborto neo-clandestino (pillola del giorno dopo) avrebbero dovuto abbassare le cifre delle rilevazioni ufficiali. Si dice quasi con sollievo che sono le donne straniere ad abortire di più, come se i loro aborti valessero meno o se i bambini extracomunitari fossero diversi da quelli italiani…
La verità è che l’aborto rimane un fenomeno inchiodato a dimensioni aberranti: dal 1978 sono quasi 4 milioni e 800mila le Ivg registrate ufficialmente e che non tengono, come è ovvio, conto della clandestinità vecchia (sempre praticata come il caso di Villa Gina dimostra) e nuova (Norlevo).
Davanti a cifre come queste, come può il ministro Turco dire che va tutto bene, che la legge 194 è un’ottima legge che non richiede variazioni neppure per rendere applicate le parti preventive? Come può limitarsi a ritoccare i termini della vita autonoma del feto (pure necessari) nelle linee guida?
E’ necessario modificare l’azione dei consultori affinché nel loro lavoro diano la preferenza alla vita che rappresenta l’interesse sociale, culturale e perfino demografico del Paese
Alcune riforme pure importanti, possono addirittura essere introdotte per via amministrativa senza immaginare sconvolgimenti legislativi Come cambiare il modo di elaborare la Relazione annuale riportando in essa non solo il numero dei morti (gli aborti), ma anche quello dei vivi (bambini sottratti all’aborto attraverso la solidarietà pubblica e privata alle loro madri, indirizzata non alla Ivg ma alla nascita) o come introdurre il riscontro diagnostico sugli embrioni abortiti in caso di presunta malformazione.
Movimento per la Vita