Dal delitto d'onore all'integrazione
C'era una volta il delitto d'onore. Chi uccideva per questa ragione era almeno in parte giustificato. Chi, marito, parente ad esempio, uccideva il violentatore di una donna era trattato con i guanti bianchi in sede processuale. Il violentatore se la cavava solo se provvedeva a riparare sposando la sua vittima. "Sedotta e abbandonata" e "Divorzio all'italiana" due films che hanno al riguardo fatto epoca. Del resto ricordiamoci che l'adulterio soggetto a pena era solo quello della donna. L'uomo, forse perchè le leggi le avevano scritte gli uomini, no.
Solo una trentina di anni fa è sparita dai codici questa barbarie.
L'integrazione è indispensabile in una società che ripete pari pari l'esperienza dell'impero romano. Man mano che i romani diventavano sempre più distanti da quei comportamenti e quelle virtù che avevano fatto grande Roma sempre più si apriva la strada a chi veniva da fuori attratto da quel riconoscimento ufficiale di un valore unico: cives romanus sum, sono cittadino romano! I figli dello sbarcato di Lampedusa o di chi è venuto da scenari terribili ottenendo asilo politico o della badante passata dalla clandestinità al ruolo di donna di casa, di perno della famiglia in cui opera, cominciano ad uscire dalle nostre scuole con il loro diploma, taluni con la laurea. Con una testa funzionante dunque che non può accettare subordinazione o, peggio, discriminazione.
Tutto vero. Vero anche che per integrarsi come per i matrimoni bisogna essere in due a volerlo. Libero chi viene a praticare la religione che vuole e a seguire stile e costumi di vita propri della sua origine purchè questo sia compatibile con stile e costumi di vita della nostra gente, del nostro Paese. Se dovessero confliggere non dobbiamo essere noi a cambiare nonostante certe, eufemismo, bizzarrie come quella di non nominare a scuola il nome di Gesù Bambino e, com'è successo, di chiamarlo Emanuele!
Chi é nato qui dovrà, nel tempo, avere uguale considerazione rispetto ai nostri figli. Bisogna però che ci siano pari condizioni. Una nostra figlia sposa chi vuole lei (usanze diverse compreso il delitto d'onore oggi sono preistoria). Deve essere così anche per la figlia di chi è venuto da lontani lidi.
Se esaminiamo i comportamenti dei vari Paesi cosiddetti evoluti possiamo trarre la conclusione che certamente i più aperti sono sicuramente gli italiani, i più disponibili ad una effettiva integrazione che negli uomini in qualche misura sta avvenendo. Una sorta di diaframma sembra separare i due mondi femminili, il nostro e 'il loro', quantomeno una parte, dove dire 'il loro' significa diverso e dove diverso non significa serie B.
Torniamo al solito assunto: la bilancia dei diritti e doveri deve essere in parità. Il dovere nostro di integrare. Il diritto nostro di esigere, anche noi, pari condizioni
Amarilli