EUTANASIA PER TUTTI MA NON PER CHI LA PROPONE

Il dr. Jack Kevorkian, che ha aiutato a morire almeno 130 persone, in carcere e malato, esclude di avvalersi del suicidio assistito. Armiamoci e partite, tanto per cambiare

Una lezione per gli “innovatori”, quelli per i quali dovrebbe essere consentita l’eutanasia (e tante altre cose) viene dagli Stati Uniti.

Protagonista il personaggio forse più famoso, in un certo senso l’eutanasia-symbol, il settantottenne dr. Jack Kevorkian, da molti chiamato “il dr. Morte” in quanto ha aiutato a morire almeno 130 persone Kevorkian è dietro le sbarre da sette anni per scontare una condanna “tra 10 ai 25 anni” inflittagli per “omicidio di secondo grado per l'avvelenamento di Thomas Youk”, gravemente malato e morto per una iniezione letale come d’altronde richiesto dal malato.

Le competenti Autorità dello Stato del Michigan hanno per la quarta volta consecutiva in quattro anni respinto la richiesta di libertà vigilata motivata dalle condizioni di salute. Pare che non gli resterebbe molto tempo da vivere con diabete ed epatite C.

Jack Kevorkian di commutare la condanna per omicidio di secondo grado in liberta' vigilata. Kevorkian ha affermato che gli rimane meno di un anno da vivere. In base al suo legale sarebbe “una specie di cadavere ambulante, fortemente dimagrito con difficoltà di deambulazione.

In queste condizioni non ha certo speranze di fronte a sé. E’ lui stesso, con i suoi, a dirlo. E’ quindi nelle condizioni ideali per praticare su se stesso quello che ha predicato, e attuato in larga scala, sugli altri. Ma l’eutanasia evidentemente valeva solo per gli altri. Lui ha dichiarato di essere ancora favorevole al suicidio assistito ma per sè non ritiene affatto di avvalersene. Lui insomma come eccezione.

La regola “eutanasia per tutti” ma non per chi la propone.

Amarilli

Amarilli
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