IL BULLISMO: "L'OPERA DELLA PAURA"
Può accadere talvolta, durante l'adolescenza, l'inquieta età dai mille volti, che, subdola e insidiosa, la paura s'insinui nel cuore dietro l'opaco specchio delle prime vessazioni che restano a lungo annidate nell'anima. E allora ti lasci invischiare dalla cupa ragnatela della solitudine precipitando in un mutismo che raggela il cuore e la mente. Incapace di reagire. Succube di un ingranaggio spietato dei ruoli. E chi è fuori del branco è già emarginato. Soprattutto se non si accettano le regole del gruppo che ti vuole griffato, bello, sicuro, furbo e intelligente. Allora ti ritrovi solo. O peggio, vittima di chi vuole imporre la propria leadership nell'infamia di gesti e rituali di ordinaria follia fatta di intimidazioni e minacce che stroncherebbero qualsiasi velleità del temerario che volesse sfidare le regole del gioco o del "giogo", senza contare la negligente complicità di chi nella spietata logica dell'apparenza si preoccupa solo di salvare l'immagine di una scuola affannandosi in tutta fretta a far sparire le tracce di una idiozia mediatica che non ammette commenti né repliche.
Bastano poche incursioni a vele spiegate nell'immenso pelago della Rete, insidia perigliosa per ben più abili nocchieri, per trovarsi in un dedalo di cunicoli devianti, specchio di una situazione allarmante, frutto di una società senza ideali, alla deriva, di una famiglia spesso allo sfascio, in completo disarmo, e di una scuola che latita sempre più, persa dietro fumose e sterili parole o inutili cartacce senza senso, delegittimando il suo precipuo compito educativo.
Una realtà per i giovani, contagiati da massicce esposizioni televisive, incrinata da falsi credo, da Dei fasulli, da idoli malversi.
E' da questo che è nata l'idea di girare uno spot, tutto al femminile, perché è spesso proprio su questo fronte che si consumano le prime intimidazioni nei confronti di chi non è allineato col branco o veste semplicemente in modo diverso. E allora ecco che due fanciulle di famiglia "bene" si trasformano in sadiche torturatrici per compensare un bisogno d'affetto soffocato nell'indifferenza o nella noncuranza di una famiglia assente.
Iniziano così estorsioni, soprusi, minacce portate all'estremo, fino alla violenza nei bagni di scuola per la vittima designata, rea soltanto di non aver passato il compito.
Ma stavolta qualcosa s'inceppa nel meccanismo omertoso del gruppo e, puntuale, scatta la punizione per le bulle costrette a pulire l'istituto da cima a fondo.
Sconvolgente la verità per la piccola vittima, abbacinante come un sole d'agosto nel buio profondo dell'anima, con la certezza improvvisa e folgorante di essere finalmente uscita dal cerchio vizioso dei soprusi in un grido foriero di libertà assoluta: "Io non ho paura…io non ho più paura!"
A questo punto la redenzione scende preziosa come una pioggia purificatrice che monda, dopo l'inferno del vuoto dell'anima.
Il finale in un grande prato, tutte insieme, è quasi in un inno alla vita che sancirà la fine dei veleni per la vittima designata da tempo e il completo riscatto delle bulle.
Questa la fiction, ma la realtà a volte è diversa.
Nello Colombo