Carcere che fare? I volontari si interrogano
Riceviamo: "Nella Casa Circondariale di Sondrio le volontarie del Gruppo Vincenziano hanno portato avanti per 35 anni la loro opera di misericordia che andava ben oltre il rifornimento di beni ai detenuti esercitando un’arte dell’attenzione e dell’ascolto in egual modo vitale. Nel dicembre del 2015 hanno riconsegnato le tessere decidendo di non svolgere più questo servizio essendo venuta meno la loro funzione.
Negli ultimi 15 anni i volontari dell’organizzazione Quarto di Luna, costituita per volontà dell’istituzione carceraria, hanno realizzato tante iniziative per la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone detenute con l’intento ultimo di limitare la recidiva.
E lo hanno fatto d’intesa con il comando, la direzione e l’area pedagogica del carcere in rete con le organizzazioni di volontariato e gli enti della società civile, Comuni, scuole ecc.
Il Volontariato organizzato, strutturato, preparato, non estemporaneo ha garantito una continuità d’interventi – di grande efficacia e di poco impatto mediatico – sviluppando dei progetti a partire dalle persone sottoposte a misure restrittive della libertà.
I volontari avevano dato vita alla Biblioteca, faticosamente, con tenacia e facendosi spesso carico personalmente dell’acquisto dei libri che più potevano essere utili ai detenuti per imparare e formarsi, libri scritti anche a partire dai laboratori tenuti in carcere. Quegli armadi chiusi così brutti da vedere, racchiudevano saperi e speranze in 2.000 volumi.
Oggi, grazie alla nuova direzione, la Biblioteca è stata ammodernata, è più accogliente e ci sono scaffali aperti. Nel trasloco 1650 dei libri raccolti e catalogati dai volontari sono andati incidentalmente perduti.
C’era un laboratorio di informatica e con gli 80mila euro spesi per gli ammodernamenti della struttura (su un Protocollo di intesa tra PRAP-Amministrazione Penitenziaria e Provincia di Sondrio che hanno finanziato rispettivamente 50mila e 30mila euro) si era progettato un suo potenziamento negli spazi e nelle macchine così da fornire ai detenuti competenze spendibili al di fuori del carcere.
Dopo la pausa estiva dello scorso anno il laboratorio è stato interrotto per volontà della nuova direzione che ha scelto di concentrarsi su altre attività ritenute più utili.
Non c’è più il Corso di Teatralità che forniva ai detenuti un prezioso strumento di autoanalisi, di scavo nel proprio vissuto e di capacità di relazione e che costituiva uno strumento fondamentale per preparare i detenuti ad incontrare gli studenti che seguono il percorso di Educazione alla legalità, in modo che persone tanto diverse per età, situazione, esperienze, linguaggi trovavano un terreno di incontro e di dialogo che consentiva ad entrambi di vivere un’esperienza formativa.
Oggi gli ultimi volontari rimasti di Quarto di Luna hanno scelto di non proseguire la loro attività all’interno del carcere.
Lo hanno raccontato in una conferenza stampa indetta congiuntamente da Quarto di Luna, Gruppo Volontariato Vincenziano e Associazione Spartiacque presso la sede del Centro di Servizio per il Volontariato L.A.Vo.P.S.,.
Nelle loro parole e nei loro sguardi tutta la fatica, la sofferenza e l’amarezza della scelta fatta, motivata con l’impossibilità di proseguire nella serenità necessaria il loro servizio, sicuramente non facile.
“Non so quale sarà il futuro di un’organizzazione di volontariato che ha sempre relazionato col carcere – ha sottolineato Alberto Giustolisi, presidente di Quarto di Luna – siamo nati perché un comandante e un’educatrice credevano nella necessità di avere più persone possibili che facessero da tramite tra il carcere e il territorio per rappresentare pensieri positivi. Oggi non c’è possibilità di partecipazione e relazione, se non per attività estemporanee richieste a singoli volontari”.
“Abbiamo percepito uno svuotamento del nostro operato – gli fanno eco Elvira e Lucia, volontarie storiche del Gruppo Vincenziano – le cose sono cambiate dalla scorsa estate rispetto a 35 anni di servizio senza aver mai avuto problemi, ma, anzi, con il riconoscimento e l’apprezzamento per la funzione svolta, cosa che negli ultimi mesi era venuta a mancare”.
Le volontarie della Biblioteca sono ancora più costernate nel raccontare la perdita dei volumi che racchiudevano la storia del carcere, delle attività svolte e delle persone incontrate: “Avevamo fatto 20 scatoloni e li avevamo riposti in un locale chiuso a chiave che ci aveva indicato l’amministrazione penitenziaria. Completati i lavori per i nuovi arredi abbiamo scoperto che gli scatoloni erano scomparsi e ancora oggi non sappiamo perché. Ci siamo comunque rimboccate le maniche per rispetto del rapporto instaurato con i detenuti e abbiamo deciso di proseguire nel nostro ruolo per cui abbiamo lavorato per due mesi per allestire la nuova biblioteca. Questo fino a due settimane fa”.
I volontari erano abituati ad essere interpellati in merito alle attività che svolgevano unitamente all’istituzione carceraria e a collaborare fattivamente con essa nel rispetto delle reciproche funzioni.
“Sono state settimane molto sofferte e gli ultimi avvenimenti ci hanno portato a prenderci una pausa di riflessione – proseguono – le dimissioni del Garante, il venir meno dell’appoggio di Quarto di Luna i cui volontari non riuscivano più ad avere accesso al carcere e la scarsa considerazione del nostro ruolo non ci danno più la serenità di continuare a lavorare nella Casa Circondariale di Sondrio. Per fare questo tipo di volontariato devi entrare in carcere con un atteggiamento positivo e sereno che noi purtroppo non abbiamo più”.
La rete attivata sul territorio ha permesso loro di resistere qualche mese, ma oggi non ce la fanno più: “La maggior parte del tempo lo passavamo parlando con i detenuti al di là del nostro ruolo di bibliotecarie – raccontano Lucia, Viviana e Maura - il rapporto con i detenuti per noi è importantissimo ed è devastante doverlo interrompere perché credevamo in quello che facevamo e che adesso non riusciamo più a fare perché veniamo considerati come dei bancomat con decisioni calate dall’alto alle quali obbedire”.
Era presente in conferenza stampa anche Gianbruno Finazzo, socio fondatore di Quarto di Luna, impegnato nel progetto ‘Gioco e non solo’ e istruzione: “Io non ho avuto scontri con la direzione, ma neanche incontri. Anch’io da oggi non farò più il volontario in carcere”.
Secondo i volontari le persone detenute hanno bisogno di essere parte di un progetto educativo che abbia carattere di continuità e non di occasionalità così da aiutarli nel reinserimento sociale riducendo la recidiva.
Anche per questo se ne sono andati, nella consapevolezza che il disagio di oggi possa essere foriero di cambiamenti che vadano a beneficio di chi è limitato nella libertà e si trova rinchiuso nella Casa Circondariale di Sondrio.
Chissà mai che negli anni a venire sulla scheda del carcere valtellinese riportata nel sito del Ministero della Giustizia si possano trovare ancora attività tenute dal volontariato, cosa che non è successa quest’anno.