MINORI, ON. BRAMBILLA: “FAVORIRE PERCORSI ESTERNI AL CARCERE” “A maggior ragione per i minori condannati la pena non può risolversi solo in carcerazione e sbarre: bene fa il governo, come annunciato dal ministro Nordio, a favorire i “percorsi esterni” al

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A maggior ragione per i minori condannati la pena non può risolversi solo in carcerazione e sbarre: bene fa il governo, come annunciato dal ministro Nordio, a favorire i “percorsi esterni” al carcere, senza rinunciare né al principio sanzionatorio né all’obiettivo, costituzionale, della rieducazione e del reinserimento”. Lo ha detto oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, commentando l’audizione di Antonio Sangermano, capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, nell’ambito dell’indagine sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

“Il sovraffollamento delle carceri – ricorda la presidente - è un problema generale. Quando si parla di minori, però, l’accento deve necessariamente battere su alternative meno afflittive che contribuiscano effettivamente al recupero, come l’esecuzione esterna e la giustizia riparativa, tenendo conto dell’evoluzione che ha subito negli anni la composizione della popolazione carceraria minorile e della gravità dei reati commessi. La forte presenza di stranieri rende ancor più urgenti gli investimenti sulla formazione del personale, sull’impiego di educatori, psicologi e mediatori culturali, sulle comunità d’accoglienza, in particolare per le persone di minore età con dipendenze da alcool e droga. Non dobbiamo mai dimenticare ciò che dicono i trattati internazionali, il nostro ordinamento, la scienza e il buon senso, cioè che il trattamento dei minori autori di reati deve essere diverso da quello degli adulti. Per entrambi vale il fine della rieducazione (o dell’educazione) e del reinserimento, ma nel caso di personalità ancora in formazione sarebbe un grave errore ricorrere prevalentemente alla risposta repressiva”.

 

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