DALAI LAMA E AFFARI
L'Associazione Italia Tibet, in riferimento all'articolo apparso su La Stampa di mercoledì 31 ottobre 2007 a firma di Francesco Sisci (“Chi riceve il Dalai Lama non fa affari. La Merkel lo incontra, e Siemens perde l’appalto per la linea Pechino-Shangai” a pag. 14) ritiene che sia l’articolo sia l’allarmistico titolo, non siano affatto veritieri. La società tedesca ha perso la corsa per aggiudicarsi l’appalto relativo al treno ad alta velocità Pechino-Shangai molto prima che il premier Angela Merkel ricevesse il Dalai Lama.
Grave è quindi la disattenzione di Sisci che non ha nemmeno confrontato le date relative all’incontro del cancelliere tedesco con il Dalai Lama con quelle della perdita dell’appalto da parte di Siemens.
La notizia di un presunto collegamento tra i due eventi, riportata con grande rilievo da La Stampa, non è apparsa su alcuna pubblicazione tedesca o di altra nazione, mentre diversi giornali hanno messo in risalto come la Cina tenda a contare sulle proprie capacità tecnologiche più che ad affidarsi a quelle straniere (in Italia ne ha parlato Il Sole 24 Ore proprio il 31 ottobre 2007 nell’articolo "Cina, treno veloce fatto in casa" di Luca Vinciguerra).
Chi volesse trovare l’articolo dovrà però recarsi in emeroteca e cercare la copia cartacea de “la Stampa” del 31 ottobre perché nel frattempo l’edizione elettronica ha provveduto a modificare la pagina relativa web inserendo il nuovo titolo “La scelta cinese La costruzione della Tav prevede commesse per 20 miliardi di euro. Favoriti i giapponesi della Kawasaki” (titolo pure errato perché il treno sarà tutto cinese ed agli stranieri rimarranno le briciole degli investimenti statali).
Si tratta quindi, per il quotidiano torinese, di uno spiacevole incidente editoriale. E' però alquanto strano che l'estensore dell'articolo, Francesco Sisci, sia incorso in una così enorme svista proprio alla vigilia di una importante visita del Dalai Lama in Italia che, oltre Milano, toccherà anche Roma e la stessa città di Torino dove riceverà la cittadinanza onoraria.
E se di svista non si tratta, l'articolo suona come un non richiesto avvertimento agli industriali italiani che più della presenza del Dalai Lama in Italia dovrebbero temere la mancanza di rispetto dei diritti umani, civili e sindacali in Cina.
ASSOCIAZIONE ITALIA TIBET
Nostra nota: La Fiat c’entra? C’entra con il mercato cinese? Nel sito FIAT si legge “Il Gruppo Fiat opera nella Repubblica Popolare Cinese con venti tra joint-venture, società interamente possedute e uffici di rappresentanza. I Settori del Gruppo presenti sono: Fiat Auto, Iveco, CNH - Case New Holland, Magneti Marelli, Teksid e Comau. È inoltre presente il Fiat International Representative Office a Bejing con compiti di rappresentanza e di supporto alle Società del Gruppo operanti in Cina. Nel 2001, le joint-venture e Società operative in Cina hanno generato un fatturato superiore a US$ 400 milioni, occupando oltre 10.000 dipendenti. Gli investimenti di Fiat e dei suoi partners, già effettuati o previsti a contratto, sono pari a oltre 1 miliardo di dollari.“ E la Fiat centra con “La Stampa”? Una volta ci parte fosse sua proprietà, no?
GdS