‘Visioni tra le rocce. Studi di nudo femminile en plein air’

A Sondrio il nudo entra in Comune. Nostra nota (diavoletto birichino...)

MOSTRA ‘VISIONI TRA LE ROCCE’: INAUGURAZIONE GIOVEDI’ 16 FEBBRAIO
Inaugurerà giovedì 16 febbraio alle ore 18.00 presso la Sala Mostre di Palazzo Pretorio la mostra dal titolo ‘Visioni tra le rocce. Studi di nudo femminile en plein air’. La mostra è il primo evento del progetto che porterà alla inaugurazione del polo dedicato alla montagna di Castel Masegra - Museum Hub AAA, ma sarà anche l’occasione di sancire l'accordo di collaborazione tra il Comune di Sondrio e il Museo della Montagna di Torino. Una bellissima sinergia, che verrà sottoscritta proprio il 16 in occasione dell’inaugurazione della mostra.
La mostra si presenta come un’indagine inconsueta sulla fotografia naturalistica di inizio secolo che sullo stimolo della rivista ‘La vie parisienne’ aveva portato lo studio del nudo fuori dagli atelier fotografici e dalla fruizione erotica, contribuendo a farne un prodotto artistico. I nudi en plein air dei fotografi Georges Louis Arlaud (1862-1944) e Marcel Meys (1885-1972), tratti dalle collezioni private del Museo Nazionale della Montagna di Torino, raccontano il gusto tardo pittorialista della fotografia anni 20-30. Nelle 40 immagini originali la figura femminile viene inserita nell’ambiente naturale alpino della zona franco-provenzale, c ma il racconto si ferma per l’imperiosa presenza dei corpi, solidi e delicatissimi al tempo stesso, sinuosi nella elegante plasticità valorizzata dalle diverse tecniche fotografiche e di stampa utilizzate dai due artisti.
Sin dall’inizio del Novecento in Europa si era andata consolidandosi la cultura della vita all’aria aperta, di matrice antiborghese, con la narrazione delle gioie e dei relativi benefici delle attività sportive: le montagne o “cattedrali della terra”, come le definì John Ruskin, erano la palestra ideale, nonché altrettanto ideale ambientazione per questo progetto di liberazione dei corpi. Georges Louis Arlaud e Marcel Meys, che non lavorarono mai insieme, contribuirono con i loro scatti in egual misura al riconoscimento del nudo fotografico in quanto genere artistico.
Georges-Louis Arlaud e Marcel Meys In collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna di Torino Dal 16 febbraio 2017 al 16 marzo 2017 Sala Mostre Palazzo Pretorio - SONDRIO
Inaugurazione giovedì 16 febbraio - ore 18.00
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Nostra nota
La mostra ‘Visioni tra le rocce. Studi di nudo femminile en plein air 'è il primo evento del progetto che porterà alla inaugurazione del polo dedicato alla montagna  di Castel Masegra - Museum Hub AAA'.
E così il Polo parte.
Bene.
Una proiezione sul futuro attingendo nel passato, addirittura quello 'panteista' franco-svizzero.

Festa dunque, ma un diavoletto birichino non si lascia scappare l'occasione per turbare la serena contemplazione delle rotondità femminili – sempre che i patiti dei muscoli maschili non rivendichino la parità di genere e quindi anche la loro mostra -. Rotondità femminili celebrate nei secoli dai più grandi artisti. Rotondità in primo piano in questo caso con i triangoli, acuti s'intende, delle cime sul fondo, visto infatti che montagne e nudi sono 'in una comunione con la natura di matrice panteista'. Allora ci siamo! Importante infatti è che 'la montagna fa da sfondo, mentre i corpi nudi si elevano a emblemi di un ideale estetico cui tendere, oltre a incarnare immagini cariche di sensualità'. Compreso il messaggio? E dite poco...
Poi c'è anche da consolarsi visto che 'le immagini sembrano rimandare a un’Arcadia mitica, abitata da naiadi e driadi'. Di fronte a cotanto stuolo di naiadi e triadi che fare se non piegare la testa, sistemarsi i cornetti sulla fronte e la coda sul retro, rammaricato di quanto successo e infine rientrare agli Inferi senza permesso di uscita per almeno 2345 giorni.

Epperchè?
Perchè quel birichino si era addirittura messo in mente quasi un'eresia, una proposta lesiva di questa esemplare visione panteista e Arcadiana, una enormità.
Pensi il lettore che avrebbe voluto che il primo evento, il primo mattone per il Polo della Montagna avesse 'nazionalità' valtellinese e non franco-svizzera. Avrebbe voluto la montagna, le montagne, almeno per l'avvio, le cime, i ghiacciai, tutte realizzazioni incredibili anche per le necessità tecniche di peso, di volume e il livello allora raggiunto dall'arte fotografica.. Occasione per offrire ai lettori, di casa nostra e non solo, lo splendore delle immagini di Alfredo Corti riprendendo una pari iniziativa di una dozzina di anni fa in quel di Chiesa.
Non aveva capito il nostro diavoletto come vanno ora le cose.
Non aveva capito che persino ai puristi della montagna le immagini di quel signore di Tresivio, senza dubbio all'altezza delle prescelte, apparivano superate.
Non aveva capito che i valori di un tempo sono assai annacquati.
Non aveva capito che si sarebbe preso improperi e fischi, che si sarebbe preso del bacchettone e via dicendo anche se la sua alternativa non era contro questa mostra ma il fatto di assumerla come primo evento del Polo.
Non aveva capito che il nudo attira, che oltre a chi valuta il valore culturale, suonerà il richiamo della foresta.
Diavoletto...
GdS

 

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