Auguri a tutte le donne da Maria
Ogni tanto, anche oggi, quando le mimose non rimangono che un simbolo del passato, può capitare ad ogni donna di chiedersi: "Cosa significa oggi, nel ventunesimo secolo, essere donna?" Domanda banale, forse. E’ sempre difficile dare una risposta univoca, senza generare un dibattito lungo e controverso.
Per rispondere alla domanda, potrebbe tornare utile un viaggio nel tempo, attraversare la storia dell'umanità, ricordare gli anni del femminismo e delle lotte per l'uguaglianza e l'emancipazione della donna.
Bisogna risalire fino ad un'epoca lontana, in cui la donna fu progressivamente esclusa dai processi politici, economici e di produzione, per essere relegata all'interno delle mura domestiche ed assicurare la "continuazione della specie", generando ed accudendo a prole. Un ruolo divenuto sempre più marginale all'interno del gruppo di appartenenza, che ha finito per sottrarre alla donna la dignità ed il diritto ad una vita propria.
Alla fine di questo percorso, ci si rende conto che la donna è stata principalmente identificata in due ruoli o funzioni: la madre, a servizio della famiglia (intesa nel senso allargato), e la strega.
La Strega
Nel corso dei secoli, la società patriarcale ha cercato di reprimere e costringere l'essere donna nell'immagine angelicata della madre (identificata iconograficamente nella figura della Vergine, nei Paesi di cultura cristiana), o in quella ad essa apparentemente opposta: la strega. Immagini che, nel tempo, si sono cristallizzate in due rigidi stereotipi, di cui positivo il primo e negativo il secondo.
Una divisione così netta dell'identità femminile ha causato la perdita culturale del potere che in essa risiede in quanto tale, in modo autentico e cosciente.
Per ovvi motivi, la "donna - strega", il lato femminile oscuro e da temere, è l'aspetto preso meno in considerazione e sul quale invece vale la pena soffermarsi, poiché racchiude in sé la natura ed il potere originario della donna.
Strega, dal greco Strix, letteralmente significa animale notturno. Il verbo stregare ha il doppio significato di: praticare malefici, incantesimi, sortilegi, ma anche affascinare, soggiogare, sedurre (in fondo, è quello che fa oggi la donna attraverso la moda, la TV, il cinema, Internet…). Già in queste definizioni troviamo elementi interessanti su cui riflettere.
L'identificazione della Strega con gli animali notturni esprime l'affinità tra la donna e l'energia lunare, anziché all'energia solare, tradizionalmente maschile. Per quanto riguarda il praticare incantesimi e malefici, alla strega veniva attribuito un potere definito soprannaturale, in quanto non saputo gestire dalla società dell'epoca; e questo era sufficiente per mandare al rogo quelle donne che avevano un "potere" di guarigione, o un intuito, superiore a quello degli uomini.
L'aspetto legato alla seduzione (dal latino "Sedùcere": condurre in disparte), ci fa pensare al potere della donna di affascinare e trasportare a sé un uomo. Anche questa pratica, come la precedente, fu mal tollerata dalla società dell'epoca, e forse anche da quella attuale (non è proprio così, visto l’invasione di veline, velinette, cantanti, attricette e così via che si “regalano” facilmente, in cambio di una visibilità mediatica).
Due autori, Ann e Barry Ulanov, definiscono la donna come "la donna-strega che scoppia di energia", alla ricerca spasmodica del significato della vita. L'impulso irresistibile della strega è essere se stessa, indipendentemente dagli altri, con fini propri da raggiungere, risorse proprie a cui attingere e pozzi profondi dai quali trarre materiale, portandolo alla superficie.
Se lo leggiamo con gli occhi di oggi, troviamo nell'essere femminile la creatività tipica della donna, che si esplica nello scrivere libri, sognare nuovi mondi e promuovere mezzi per raggiungere ciò che vuole per se stessa e per i figli.
Contrariamente, se la strega, che vive in ogni donna, viene repressa, se non trova un'apertura verso l'esterno, per essere soddisfatta, ricade addosso alla donna stessa come un'angoscia intensa, con insoddisfazione e rabbia, come simboleggia l'immagine della strega che digrigna i denti ed emette terribili suoni.
Una gara tra i secoli
Nella preistoria la scelta per la divisione dei ruoli, necessaria per garantire la sopravvivenza della specie, è stata quella di affidare la caccia e la difesa del territorio all'uomo, l'allattamento dei bambini e la raccolta di frutti alla donna. Compiti apparentemente più semplici, che si svolgevano negli stanziamenti (più o meno stabili) o nelle vicinanze, mentre l'uomo si allontanava verso spazi più ampi, per fare ritorno a "casa", dov'era atteso ed accolto.
La funzione di cura ed accoglienza, hanno nel tempo identificato un ruolo, quello "femminile", che si è stereotipato nei secoli, e che identifica e riconosce la donna, accettandola come membro della comunità di appartenenza.
Il Medio Evo fu storicamente uno dei periodi più bui e repressivi nella storia delle donne.
Valido esempio ne è il "Malleus Malleficarum", in cui si accusava le donne di atti di lussuria e fornicazione di ogni genere, e si dichiarava apertamente che ogni donna capace di guarire fosse per definizione una "Strega" e che per questo sarebbe stata bruciata.
Una conoscenza superiore a quella "concessa" alle donne, era quindi sufficiente per essere arse vive con l'accusa di stregoneria. Le donne venivano violentate e torturate, poi messe al rogo, spesso anche davanti ai loro stessi figli. I documenti parlano di interi villaggi in cui le donne venivano annientate.
La Chiesa confiscava i beni delle donne che uccideva, arricchendosi con il saccheggio.
Numerosi, fin dalla Rivoluzione Francese, i movimenti di donne che avanzavano il riconoscimento dei loro diritti civili e politici, nel corso del XIX secolo si diffusero ben presto in tutta l'Europa, riuscendo in alcuni casi ad ottenere il soddisfacimento delle loro richieste.
Il Novecento è stato un secolo molto apprezzabile per le donne. Molti sono arrivati a definirlo il "Secolo delle donne", dati i numerosi e repentini cambiamenti che si sono susseguiti incessantemente, modificando radicalmente i costumi sociali tradizionali.
Complessivamente, si può parlare di un progressivo e graduale riconoscimento dei diritti della donna nella società, talmente graduale da rendere evidente come il controllo maschile sia intervenuto in questo processo.
Un processo, però ancora in atto, dal momento in cui oggi alcuni ruoli e funzioni, soprattutto nel campo professionale sono affidati a uomini e non a donne, basti pensare, che anche nella lingua corrente raramente sono utilizzati, ammesso che esistano, termini al femminile quali: architetto, avvocato, etc.
Un tabù più vecchio del mondo
Davanti a questa breve panoramica storico-sociale, è lecito chiedersi in che modo la donna sia stata relegata in uno stato di sottomissione non solo "materiale", ma anche a livello psicologico, emotivo, spirituale.
La connotazione negativa, ad esempio, da sempre attribuita al ciclo mestruale, simbolo per eccellenza della femminilità, investe un ambito molto intimo della personalità e della fisicità delle donne. Una forma di "repressione", se vogliamo, più sottile che ha colpito l'essere donna nel profondo della sua essenza e della sua natura, provocando conseguentemente una percezione negativa della femminilità e del corpo della donna.
Il ciclo mestruale è un evento particolare della donna, che ha cambiato valore e significato sociale, nel corso dei secoli.
Per l'attuale cultura occidentale, il sangue mestruale è considerato Tabù.
Ci si aspetta che le donne non ci prestino attenzione, che lo nascondano, e che evitino il contatto con gli altri. In genere gli uomini fanno capire che in quei giorni siamo più difficili, quindi cerchiamo di svolgere la nostra attività senza palesare alcuna manifestazione di emotività che possa nascere da quello stato ormonale. Questa pressione sicuramente contribuisce ad incrementare lo stress da sindrome premestruale.
Nelle civiltà antiche, invece, il periodo mestruale era sì, tabù, ma nel senso letterale di "Sacro". Un evento magico, corrispondente alla fase crescente e calante della luna ed al flusso delle maree. Il sangue mestruale era considerato un ottimo fertilizzante, e questo dà un senso ai racconti popolari europei di donne che corrono nude tra i solchi dei campi di grano.
Ancora oggi i lama tibetani si servono del potere del sangue mestruale, per le cerimonie in onore della Dea Tara e ritengono che il primo sangue di una ragazza sia il farmaco di guarigione più potente.
Secondo Monica Sjoo e Barbara Mor il tabù mestruale è stata una mossa preminentemente politica, uno dei metodi di maggior successo studiati dagli uomini per minare nelle donne l'accettazione, la comprensione e la sicurezza di sé. Esso agisce come conferma costante di un'immagine negativa di se stesse. Con il passare del tempo, la donna ha quindi imparato ad interiorizzare il tabù mestruale, conservandolo in modo più o meno intatto fino ai giorni nostri.
ESSERE DONNA , oggi
Come un serpente che cambia la pelle ed il bruco che diviene farfalla, il percorso di crescita personale che la donna, oggi, è in grado di fare, spogliandosi degli abiti stretti che è stata costretta ad indossare, si basa, sulla liberazione della propria energia interiore, riappropriandosi di tutti quegli aspetti, che sono stati repressi o demonizzati, ma che in realtà esprimono la vera essenza ed il vero potere interiore dell'essere donna.
L’aiutano in questo, molti istituti culturali, sia italiani che europei. Tra questi mi piace inserire il Mibac (Internet vi da tutte le possibili indicazioni di materiali utili per vedersi come siamo oggi) che, in occasione dell’8 marzo ha creato una “Rete” di come le donne se la sono cavata nell’arte.
L’arte e la cultura in generale possono contribuire ad una partecipazione più attiva ed elevata delle donne ai diversi ambiti della società per favorire un’equa partecipazione di donne e uomini alle diverse sfere del vivere sociale.
Il MiBAC vuole dare risalto alla figura femminile, musa ispiratrice ed altamente rappresentata nel corso della storia, nelle diverse espressioni artistiche e al contempo riscoprire e valorizzare il talento delle donne che all’arte si sono dedicate con il loro prezioso contributo, spesso non riconosciuto.