VIETATO TRAVESTIRSI A NATALE

Quante belle lettere di Natale, quanti propositi, ci sono finalmente i buoni a zittire i cattivi, e quante preghiere moltiplicate per dieci, quanto desiderio di un incontro, di un ascolto, per accorciare le distanze, per mettere pancia a terra la paura, per risultare infine persone migliori. Natale porta spesso con sé il carico del coraggio di un nuovo cominciamento, non soltanto attraverso le parole che fanno scintillante la notte, ma nel risveglio in mezzo al buio, di traverso  a una tempesta silenziosa, innanzi a due occhi bellissimi che scuotono. Due occhi lucidi e profondi come l'anima che traspare al di là della coscienza, della ragione che indaga e accusa. Con le mani fredde ed il cuore in gola, il respiro che non esce, il dolore nei polmoni salire alla gola e fare fatica a respirare. Natale non è solamente ricorrenza di meravigliosi balocchi e colori accesi che s’innalzano al cielo. E’ affannosa ricerca di boccate d'aria rimaste troppo tempo imprigionate, incatenate in attimi di vuoto e di pieno, di vita sospesa. Quella culla e quei due occhi come lune inchiodate, quel volto che non si è mai finito di conoscere, ma che è ora sentire tutt’intorno. Natale  non sta solo a una data, è piuttosto un pensiero che fuoriesce e taglia di netto il sentiero praticato a occhi bendati, sgretola le abitudini consolidate, i sussurri che impongono i piedistalli delle parole a paravento che non stanno scritte da nessuna parte. La culla è là,  il Bambino tace, ma non è silenzio, assorda, discosta e cancella le celle, i muri e gli steccati. La presenza si espande, rimbalza, prosegue e non smette la sua corsa, neppure quando cadiamo in ginocchio, spossati, svuotati di noi stessi. Quegli occhi sono sempre lì, vestiti di speranza, sguardi che consentono di ricostruire e ritrovare l'uomo, sebbene nella fallibilità umana.  Una riconciliazione che passa attraverso il riconoscimento di se stessi e degli altri, dunque non più sbattendo contro, ma aggirando ogni cortina fatta di barriere materiali e psicologiche, dove c’e’ la costrizione ostinata a sopravvivere, in una realtà che assomiglia ad una sera senza luce dove non si può leggere, solo ricordare.  E’ Natale e quel Bimbo che dorme ci conferma una volta di più che Dio non è morto.

Vincenzo Andraous
 

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