COTTI (FAI): "SBAGLIATO CRIMINALIZZARE GLI AUTOTRASPORTATORI A CAUSA DI CHI NON RISPETTA LE REGOLE"

Riceviamo e pubblichiamo:

La cronaca delle ultime settimane ha riportato drammaticamente l'attenzione sul problema della sicurezza sulle strade italiane.

Le notizie di alcuni incidenti, avvenuti sulle autostrade nel pieno della stagione estiva, hanno avuto un forte impatto sull'opinione pubblica. Ancorché limitati in termini numerici, questi episodi hanno destato grande impressione per la loro gravità e spettacolarità, facendo immediatamente scattare una nuova ondata di criminalizzazione dell'intera categoria.

Una reazione che la Federazione Italiana Autotrasportatori (Fai)/Confcommercio considera, a sua volta, ingiustificata e inaccettabile, anche perché non va alla radice del problema. Per fare chiarezza sui termini esatti della questione interviene Pierino Cotti, presidente della Fai/Confcommercio della provincia di Sondrio.

"Siamo stanchi - osserva amareggiato Cotti - di vedere la nostra categoria criminalizzata a causa di chi non rispetta le regole. Oggi tutti parlano giustamente di sicurezza, senza però considerare che la sicurezza ha un costo e che attualmente a farsene carico è solo l'autotrasporto, mentre dovrebbe contribuirvi tutta la filiera".

La sicurezza, infatti, presuppone tutta una serie di investimenti: mezzi ecologici ed efficienti di nuova immatricolazione, rispetto delle ore di guida e della tempistica di consegna delle merci, autisti con elevata professionalità, infrastrutture viarie efficienti e sicure. È chiaro che i soggetti coinvolti in questo circolo virtuoso devono essere tutti quelli che ruotano intorno al mondo dell'autotrasporto: dai fornitori delle merci ai committenti, dai padroncini agli autisti.

"Non dimentichiamo che gli autotrasportatori - spiega Cotti - svolgono un lavoro che richiede grandi sacrifici ed è indispensabile per la collettività e per l'intera economia del Paese, ma nessuno sembra accorgersene. La nostra categoria è composta di tanti operatori che lavorano con professionalità, seguono i corsi di aggiornamento e rispettano le regole, ma di loro ci si ricorda solo quando si verificano clamorosi fatti di cronaca, come i recenti gravi incidenti sulle autostrade, e lo si fa unicamente per puntare l'indice contro l'intero mondo dell'autotrasporto, sbattendo il mostro in prima pagina".

Non va inoltre dimenticato che, secondo gli ultimi dati Aci ed Istat riferiti all'anno 2006, gli incidenti stradali sul territorio italiano che hanno visto coinvolti i mezzi pesanti non hanno comunque superato il 6,52%.

No dunque a una criminalizzazione generalizzata degli autotrasportatori. All'interno della categoria occorre infatti fare i dovuti distinguo. Per il presidente della Fai provinciale, "un conto sono gli autotrasportatori italiani che operano con serietà e professionalità, e un altro tanti stranieri che giungono nel nostro Paese e si improvvisano alla guida di camion e tir creando situazioni di grave e oggettivo pericolo per la sicurezza di tutti. Non vogliamo discriminare nessuno - precisa Cotti -, chiediamo solo che chi si accosta alla professione lo faccia con la dovuta preparazione".

La Fai punta decisamente l'indice contro le imprese che non rispettano le regole: "Non è giusto demonizzare un intero settore a causa del suo anello più debole, ossia a causa di committenti disinvolti che, pensando esclusivamente ai propri profitti e certi di eludere i controlli, si rivolgono ad autotrasportatori extracomunitari, spesso improvvisati e con pochissima professionalità, sottoponendoli a turni di lavoro massacranti e a tempi di consegna ristrettissimi. È chiaro che il senso di responsabilità deve essere esercitato a monte e cioè dalla committenza, evitando di affidare il carico ad autotrasportatori non idonei dal punto di vista professionale.". Va inoltre sottolineato che i rischi prodotti dagli autisti improvvisati diventano ancora più seri se uniti alla cronica carenza delle infrastrutture viarie del nostro Paese.

"A fronte di questa situazione - sottolinea con forza Cotti- , un ruolo essenziale può e deve essere giocato dai controlli che devono essere seri anche nei confronti degli stranieri. In altre parole, devono appurare se l'autista straniero è ubriaco o ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Purtroppo, durante i controlli accade spesso che la lingua rappresenti uno scoglio e che si rinunci alle dovute verifiche. Un ostacolo che altri paesi, per esempio la vicina Svizzera, hanno aggirato ricorrendo alla collaborazione di interpreti".

Dunque, gli autotrasportatori, quelli seri e responsabili che rappresentano realmente la categoria, sono oggi in prima linea nell'affrontare il tema della sicurezza ed è evidente che questa è una partita ben più ampia in cui giocano un ruolo negativo la mancanza di professionalità di operatori senza scrupoli e l'insufficienza della rete viaria e delle infrastrutture, con la conseguente crescita esponenziale del rischio dei sinistri.

Passando dallo scenario nazionale a quello locale Cotti precisa ulteriormente che "l'alta professionalità degli autotrasportatori della provincia di Sondrio riduce ulteriormente, rispetto al dato nazionale, la percentuale di responsabilità della categoria nei sinistri che avvengono sul nostro territorio e ciò nonostante il traffico e una viabilità locale - non dimentichiamolo - ridotta al collasso. Basti pensare che la velocità commerciale sulle strade di Valtellina e Valchiavenna è così bassa che sta portando le nostre imprese fuori mercato".

Alla luce di questo scenario e dello scottante tema della sicurezza non va dimenticato il ruolo importante che potrebbero giocare nel dare un po' di ossigeno alla categoria gli interventi a favore dell'autotrasporto rimasti finora inattuati, come i contributi per il rinnovo del parco mezzi e la riduzione del costo del gasolio per l'autotrasporto ecc..

"Che il Governo mantenga almeno gli impegni presi! Il nostro è un settore in sofferenza e se queste misure non verranno adottate - conclude Cotti - molte imprese dell'autotrasporto rischiano di chiudere la loro attività. Inoltre, anche le nostre associazioni a livello nazionale dovrebbero essere più determinate nel tutelare gli interessi della categoria".

Beatrice Martelli

Beatrice Martelli
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