I ""Tiket"" (e le beffe)

Riceviamo e pubblichiamo:

Il caso che desidero sollevare non tratta di malasanità ma
di mala-legislazione e mala-burocrazia.

Centra la stramaledetta burocrazia, spesso provocata da
scelte politiche o da formulazione di leggi farraginose,
comunque approvate da chi dovrebbe, prima di esprimere il
proprio voto, verificare che il testo oggetto di
approvazione non contenga elementi persecutori nei confronti
dei cittadini tenuti a rispettarle.

Il caso in questione riguarda una signora di 62 anni,
separata legalmente, sprovvista di qualsiasi reddito, con
affitto di casa da pagare, “che non rientra tra coloro che
hanno diritto all’esenzione da Tiket perchè non é
pensionata”.

La signora é cagionevole anche di salute e stante le sue
condizioni é in difficoltà a rivolgersi al servizio
sanitario a causa degli alti costi.

La procedura che gli é stata suggerita dal patronato
sindacale al quale si é rivolta per avere aiuto é la
seguente: per avere diritto alla esenzione dai tiket deve
recarsi al Centro per l’impiego, iscriversi negli elenchi
anagrafici dei disoccupati, dichiararsi disponibile per
essere avviata al lavoro, compilare una serie di moduli
cartacei; essere successivamente chiamata a colloquio, poi,
finalmente, una volta fatti i debiti accertamenti da parte
degli uffici competenti, potrà ottenere il diritto alla
esenzione.

Ovviamente il patronato conosce le leggi e la procedura da
seguire, e così ha consigliato e aiutato l’interessata. Ma
questo non é il punto.

Il punto sta nella farraginosità della legge, che crea
difficoltà al comune cittadino e complicazioni al personale
addetto alla macchina burocratica, tanto da vanificare nei
risultati pratici i buoni propositi che sono stati, e
dovrebbero ancora essere, alla base dell’accordo tra
Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e i
sindacati, sottoscritto nel novembre 2003.

Desidero denunciare pubblicamente questo fatto perché mi ha
colpito la veemenza con cui il Consigliere Regionale G.M.
Bordoni si é rivolto al Consigliere Marco Tam e al sindaco
di Morbegno Giacomo Ciapponi, apostrofando il primo da
“talebano” e il secondo da “sfascista”. Certo non é stato
fatto spreco di Bon-Ton.

Ora, io non voglio entrare nel merito della incipiente
propaganda elettorale e degli scontri tra fazioni politico –
partitiche; mi limito solo a rammentare agli uni e agli
altri (di maggioranza e di opposizione) che nel solenne
momento in cui si votano le leggi in Consiglio Regionale si
abbia presente e imperante, prima di ogni altra
considerazione di merito, la dignità dell’utente di quelle
leggi, il quale é una persona umana, spesso tra le più
bisognose, che di tutto ha bisogno tranne che di beffe.

E’ un invito che rivolgo agli eventuali candidati e un buon
proposito che suggerisco a tutti coloro che intendono
cimentarsi con cariche elettive nelle istituzioni pubbliche.
Valerio Delle Grave


Vdalleg@tin.it


GdS 2 III 03  www.gazzettadisondrio.it

Valerio Delle Grave
Costume