Sempre peggio: e adesso tocca al Presepe di essere messo al bando!

Siamo, purtroppo, arrivati a questo!

Non scherzo, sto dicendo
sul serio. Anche i più innocenti simboli del Natale, come Gesù Bambino ed il Presepe, da sempre i più cari all'infanzia, stanno
in questi giorni aprendo un forte problema di convivenza fra
religioni e culture, specialmente nelle scuole.

E’ appena
trascorso un anno da quando una sentenza del Tribunale
dell'Aquila aveva imposto la rimozione del Crocefisso dalla
scuola elementare di Ofena a seguito della richiesta avanzata da
Adel Smith, presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, il quale
si è sempre caratterizzato per i suoi atteggiamenti
fondamentalisti.

Ora siamo quasi arrivati al Natale del 2005 e
sull'onda delle recenti incresciose vicende dell’anno scorso,
sempre ad Ofena (la cittadina abruzzese dove vive Smith) per non
offendere la sua sensibilità e quella della sua famiglia, si è
preferito rinunciare del tutto al Presepe e ai canti di Natale,
sia nelle scuole che nelle strade.

Ad Ofena è, infatti, prevalsa
la tentazione di rimuovere ogni simbolo natalizio che possa
offendere Smith. A questo punto io, ex allievo salesiano e
cattolico apostolico romano, mi indigno. Ed anche molto! Perché
è un fatto grave che noi italiani, che viviamo in una comunità
che ha profonde radici cattoliche, siamo obbligati ad assistere
inermi e questo storpiamento religioso. A questo punto si può
ben parlare di razzismo al contrario. Queste scelte, a mio
parere, non appaiono, infatti, motivate da senso di rispetto e
tolleranza per le altre religioni ma costituiscono, invece, una
vera e propria rinuncia alla difesa dei nostri valori cristiani
e tradizioni culturali. Ma l’esposizione del crocifisso (così
come il Bambino del Presepe) non lede in alcun modo la libertà
dei mussulmani e degli ebrei (o degli atei), come non ledono la
libertà dei cristiani le stelle di David dello Stato ebraico o
le mezze lune delle bandiere islamiche. Difatti le recenti
esperienze insegnano che abbiamo, sparsi per l'Italia, educatori
vittime della sindrome di Stoccolma, che solidarizzano
ostentatamente con chi sta sequestrando i valori cattolici fino
a togliere il Crocifisso dai muri e Gesù dal testo di canzoni e
preghiere natalizie, nonché dal Presepe. Penso che noi cattolici
dovremmo uscire dal letargo e dal torpore e cominciare, intanto,
a chiedere ai mass media di dare maggiore attenzione al
significato cristiano del Natale, come del resto ha anche
recentemente consigliato Papa Benedetto XVI. Se, invece,
restiamo in silenzio di fronte a queste vicende, si potrebbe con
il tempo arrivare ad una violazione della libertà dei bambini,
ai quali potrebbe essere scippata del tutto la festa più
simbolica dell'infanzia: la nascita di Gesù. Il principio di
tolleranza è certamente, in primo luogo, un valore a difesa
delle minoranze; ma anche le minoranze debbono prender
serenamente atto dei modi di essere, di sentire, di esprimersi
della maggioranza. E rispettarli. Speriamo che, sull’onda di
quando succede ad Ofena, triste cittadina senza Natale, certa
magistratura non voglia eliminare anche in altre città i
festeggiamenti tradizionali come il presepe, cosa peraltro
avvenuta, oltre che ad Ofena, anche in molte altre scuole
emiliane e romagnole su indicazione di alcuni insegnanti. Ed io,
romano “de Roma”, da cittadino dell’Urbe auspico un ritorno alla
riscoperta delle nostre tradizioni.

Mario Pulimanti



GdS 20 XII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Pulimanti
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