LA QUESTIONE MENTANA
Enrico Mentana è stato cacciato via dalla direzione del TG5, e
mi pare di capire in modo piuttosto brutale. Personalmente ho
con lui un ottimo rapporto, è un giornalista simpatico e
brillante. Ma non ho mai considerato obiettiva la sua gestione
dell’informazione.
Durante il referendum del ‘99, quello cui mancarono una manciata
di voti per raggiungere il quorum, il silenzio di TG5 durante
tutta la campagna referendaria fu sfacciato e ingiustificabile,
perché la effettuazione di un referendum è un evento pubblico e
i media hanno il dovere di informare. Nei confronti del Patto la
chiusura è stata sempre totale. Il tg di Mentana è stato un
telegiornale di parte, pienamente armonizzato con la strategia
del Presidente del Consiglio. Sotto certi aspetti anzi è stato
un sostenitore più abile ed efficace, proprio perché la
parzialità della informazione si celava dietro la apparenza di
un distacco.
Tuttavia la sua cacciata mi dispiace, e gli mando un saluto affettuoso, anche perché la sua bravura professionale è fuori
discussione. E oso tanto sperare che oggi, in cuor suo, dia
qualche ragione alla battaglia che da anni facciamo per il
pluralismo della informazione e contro la invasione della
politica in questo campo delicatissimo. Perché il suo
allontanamento indica comunque che Mediaset vuole dipendenti più
allineati, e manda al mondo giornalistico un messaggio molto
brutto: state allineati e coperti, altrimenti non avrete futuro.
Con i suoi difetti Mentana aveva i suoi pregi, una linea oltre
la quale non era disposto ad andare. Evidentemente oggi neppure
quella è più tollerata.
Mario Segni
GdS 20 XI 2004 - www.gazzettadisondrio.it