Il Presidente della provincia di Bergamo Bettoni: “cerco tutti i bergamaschi nel mondo”

Una iniziativa che interessa anche noi visti i tanti valtellinesi nel mondo

Quando parla si accalora perché ha ancora negli occhi lo
straordinario spettacolo degli oltre 1200 emigranti arrivati a
fine maggio per il secondo Incontro Internazionale dei
Bergamaschi nel Mondo. Ha già dato mandato all’Ente Bergamaschi
nel Mondo di lavorare alla terza edizione dell’iniziativa,
fissata per il 26 e 27 maggio 2007, ma non è ancora soddisfatto.
Valerio Bettoni, presidente della Provincia di Bergamo crede
profondamente nell’importanza di mantenere stretti legami con
l’emigrazione da lanciare attraverso il nostro sito un appello a
tutti i bergamaschi sparsi per il mondo, ai loro figli, ai loro
nipoti, ed ai loro pronipoti.


“L’Ente è una realtà straordinaria – spiega Bettoni - che
conserva i collegamenti con tantissimi nostri concittadini che
vivono lontani. Arriva in tutto il mondo, ma non può arrivare
dappertutto. Il mio obiettivo è allora arrivare alla gente non
legata all’Ente, e sono comunque tantissimi”. L’incontro di fine
maggio è stato per Bettoni anche un momento di intensa
commozione. “Vedere tanta gente che tornava dopo tantissimi
anni, oppure che per la prima volta visitava la terra dei propri
nonni è stato un momento toccante, e io stesso ho trovato dei
miei antichi parenti che sono in Argentina da circa sessant’anni”.



Ora, insieme all’Ente Bergamaschi nel Mondo, ai consolati, alle
ambasciate, alla Migrantes (emanazione della Conferenza
Episcopale Italiana, diretta dal bergamasco don Domenico
Locatelli) è già cominciata il lavoro per il 2007. “Vogliamo
arrivare più in là di quanto non si sia fatto sino a oggi, a
tanti che magari di bergamasco hanno solo i nonni o i bisnonni
partiti nell’Ottocento e che non hanno mai dimenticato le radici
della loro famiglia. Bettoni parla per esperienza diretta.
Racconta che i nonni paterni lavoravano nelle miniere del Siam,
oggi Thailandia, ed il nonno è diventato cieco in miniera. Molti
bergamaschi hanno lavorato anche in India, nell’area di
Bangalore, dove c’erano delle miniere d’oro, tra l’inizio del
Novecento e la metà del secolo. Tutte memorie che non possono, e
non devo andare perdute, secondo Bettoni, che sta promuovendo la
stesura di libri e scritti sull’argomento. La Val Cavallina,
Solto, Endine, Sovere, la provenienza dei cercatori d’oro
orobici.


“L’obiettivo, tutt’altro che facile, è costruire un grande
collegamento dell’emigrazione bergamasca – afferma il presidente
della Provincia – allargando sempre di più questi rapporti. E
Internet ci può dare una grande mano a raggiungere chi ha
antiche origini bergamasche. Ogni due anni c’è l’incontro
internazionale, ma la gente può venire anche al di fuori di
questo appuntamento, è ovvio, e sarà la benvenuta. Le agenzie di
viaggio stanno lavorando per creare dei punti di riferimento,
almeno una decina, in giro per il mondo. Dunque, speriamo che in
tanti vengano da noi. Ma non dimentichiamoci che in un mondo che
si sta sempre più globalizzando, una rete mondiale di relazioni
può rivelarsi uno straordinario punto di forza”.


Bettoni ha anche cugini in terra francese, nella zona di
Bordeaux, “con cui mi parlo in bergamasco”, sottolinea con
evidente orgoglio, e poi anche nel Michigan, negli Stati Uniti.
Si dice convinto dell’importanza, anzi della necessità, di
ristudiare la storia, non quella maggiore, ma quella minore, di
milioni di emigranti partiti per cercare una vita più decente
con l’Italia, la Lombardia, Bergamo nel cuore. Ma qui i legami
con l’emigrazione sono più forti che in altre realtà del Nord.
“Negli anni Sessanta, quando è partito l’Ente, abbiamo preso
spunto dall’esperienza dei Friulani, partiti in massa come noi.
Poi ci abbiamo lavorato, ma non possiamo ancora dirci
soddisfatti, perché l’emigrazione ha toccato tutti: non c’è
famiglia a Bergamo, ed ancor più nelle Valli, che non abbia
almeno un suo componente che sia partito. Prima che questo tema,
oggi ancora vivo, sia dimenticato, bisogna che i giovani
sappiano, e facciano squadra con noi”.


Per Bettoni, insomma, non perdere la memoria diventa un
imperativo categorico. Chiede alla Regione Lombardia maggiore
impegno in questo settore. “Tanti nostri vecchi - puntualizza il
presidente orobico - attraverso le loro fatiche mandavano a casa
i soldi che sono serviti per avviare tante di quelle attività
economiche che hanno reso ricca la Lombardia. I loro sacrifici
sono stati essenziali, quindi sarebbe un segno di riconoscenza
inserire la figura del Lombardo nel Mondo nel nuovo statuto
regionale. Chi non ha memoria storica, difficilmente può avere
idee chiare per il futuro”.
Luciano Ghelfi



GdS 10 VII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Luciano Ghelfi
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