EUROPEI: HA VINTO IL CHIEVO

Una lezione per tutti

Agli Europei ha vinto il Chievo.

Si può interpretare in questo modo la imprevista vittoria della Grecia in una imprevista finale Grecia-Portogallo, dopo impreviste semifinali e via via in serie le sorprese dei quarti di finale e dei gironi eliminatori..

I celebrati campioni per i quali la rassegna europea doveva essere una parata e per i loro procuratori l’occasione per ulteriormente elevare quotazioni e compensi hanno fortunatamente fatto, chi più chi meno, un bel flop. Diciamo fortunatamente perché l’ossessione economico-finanziaria che circonda e avviluppa il mondo del calcio da noi come in qualche Paese-guida – pure finito nella polvere – ha raggiunto vette impossibili. Un bel ridimensionamento c’è stato, vista la rarefazione dei troppi soldi che giravano, ma dopo questa rassegna portoghese ce ne sarà ancora. E poi gli sponsor, buggerati dalle prestazioni miserrime di Italia e Spagna, subito fuori, seguite però dagli ex mammasantissima Francia, Germania, Inghilterra. Gli sta bene anche a loro visto e considerato che pur senza dimostrazioni ma con quella attendibilità che la vox populi spesso reca con sé alcune impostazioni delle squadre – leggi calciatori in campo o fuori – non nascerebbero da valutazioni tecniche, da decisioni degli allenatori o magari anche dello staff ma sarebbero il frutto del pessing di questo o quello sponsor. Se le cose stanno così, si spiegano tanti episodi altrimenti incomprensibili; dirigenti incollati alle poltrone, tecnici inamovibili, giocatori in campo a far flanella con altri, in forma splendida, in panchina o addirittura in tribuna.

Come il Chievo, così la Grecia. Niente celebrati campioni in squadra ma un collettivo capace di interpretare ogni partita come l’avversario richiede, sulla base di un lavoro intelligente da parte di un intelligente allenatore – troppo intelligente per poter restare in Patria dove evidentemente dava fastidio al clan imperante – e di dirigenti che pensano ancora al calcio come sport e non come business..

Quanto ai giornalisti l’autocritica fatta in TV dal direttore de “La Gazzetta dello sport” è certamente manifestazione di serietà, ma non basta. Occorrerebbe aggiungere dell’altro. Per esempio che sarebbe ora di finirla con tutte quelle trasmissioni, dal processo di Biscardi alle imitazioni in varie TV locali, ove l’urlo è di rigore, lo scoop l’obiettivo, l’auto-imbrodamento una costante all’insegna del “campionato più bello del mondo” – incredibile a dirsi, ma sarebbe il nostro !!!!! – e chi più ne ha più ne metta. E ancora per esempio che sarebbe ora che i quotidiani sportivi o le pagine dello sport degli altri quotidiani si arrotolassero nel Palazzo inseguendo, di fatto anche al di là delle intenzioni, questo o quel disegno, questo o quel personaggio. Mai nessuno che si cimenti con qualche seria inchiesta. Perché non una, magari, sui procuratori dei giocatori, sulla loro attività, sui loro guadagni e su tante altre cose di generale interesse visto il ruolo del calcio nel nostro Paese?
Red



GdS 10 VII 2004 - www.gazzettadisondrio.it

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