DESTRUTTURAZIONE IN CORSO

Riceviamo e pubblichiamo:

Il Presidente del Comitato provinciale dell’INAIL ha sollevato
il problema relativo alla ventilata vendita degli immobili di
proprietà degli Istituti di Previdenza.

E’ vero e l’iniziativa riguarda tutti gli Istituti
Previdenziali, in modo particolare l’INPS.

Quella contenuta nei decreti allegati alla finanziaria è una
autentica ulteriore carognata messa a punto dal governo per
recuperare denaro fresco per far quadrare i propri conti.

In concreto cosa sta succedendo? Sta succedendo che il Governo
obbliga gli Istituti di Previdenza a vendere le proprie
sedi/residenze disseminate su tutto il territorio italiano,
riservando a se stesso l’incasso (circa quattro miliardi di
euro) e scaricando sugli Istituti medesimi il costo degli
affitti che, in seguito a questa dissennata operazione, essi
dovranno pagare per continuare ad abitare le proprie ex sedi.
Una vera e propria rapina a danno dei lavoratori e degli
imprenditori.

Si, perché le sedi residenziali degli Istituti sono state pagate
dai contributi [solo dai contributi] versati dai lavoratori e
dagli imprenditori. Bisogna ricordare che il patrimonio
residenziale è frutto di sperimentata capacità manageriale e
gestionale di chi si è occupato con competenza politica e
amministrativa nel corso degli anni del dopoguerra. E bisogna
anche sottolineare che coloro, lavoratori e imprenditori, che
hanno regolarmente pagato i contributi previdenziali e
assicurativi, sono stati e sono la parte migliore del popolo
italiano: quella che produce e che onora i propri impegni
fiscali e di solidarietà.

Va infatti ricordato che già in passato l’INPS subì una vera e
propria spoliazione finanziaria causata dalla crisi monetaria
provocata dalla guerra voluta dal governo fascista, al quale va
comunque dato merito di avere salvaguardato, bontà sua, il
patrimonio immobiliare.

L’Istituto, vittima del sistema a capitalizzazione che fu
sostituito solo con la legge n. 153 del 1969, fu tuttavia
fortemente condizionato nell’esercizio delle sue prerogative e,
a soffrirne le conseguenze, furono i lavoratori aventi diritto
alla pensione.

Ora, al di la di ogni considerazione politica, si pone un
problema di ingerenza coatta negli interessi di Enti che, pur
appartenendo al patrimonio pubblico non sono di proprietà della
Stato; in specie è il caso dell’INPS.

E’ per questa ragione che
i CIV (Comitati di controllo e Vigilanza degli Istituti) hanno
deciso di impugnare il provvedimento di fronte al Tar.

E’ come se il sindaco di un comune, per far quadrare il suo
bilancio, decidesse di mettere in vendita la propria sede per
poi pagarne in seguito l’affitto attraverso l’aumento della
addizionale IRPEF. Ma c’è di più. L’operazione messa in atto dal
governo è come se il sindaco mettesse in vendita la chiesa
parrocchiale per incassarne il ricavato costringendo il parroco
e i fedeli ad accollarsi il pagamento dell’affitto.

Insomma, di fronte a questo ennesimo atto di avventurosa
politica economica e finanziaria del governo si sono mossi i
Comitati di controllo ricorrendo alla magistratura.

Nel contempo il ministro del Welfare Roberto Maroni,
interpellato da alcuni giornalisti, mostra il pollice verso
rispondendo che: “il governo è assolutamente in grado di
valutare se le preoccupazioni degli Enti previdenziali siano
fondate o no”. Come dire: il governo sa quello che fa, e quello
che fa è giusto!.

Questa è una ulteriore inquietante occasione per chiederci a
quale senso democratico rispondono simili atteggiamenti.

C’è una fonte alla quale il governo attinge certi messaggi ed è
la politica di Bush il quale, secondo gli esperti, ha deciso di
destrutturate la pubblica amministrazione attraverso
l’azzeramento fiscale. Una volta raggiunto l’obiettivo il
risultato sarà: ognuno per se e Dio per tutti. Chi può comprerà
i servizi di cui necessita e chi non può si affiderà alla
pubblica carità.

Sappiano comunque i pensionati e gli utenti degli Istituti
Previdenziali (all’incirca 50 milioni di cittadini) che, lungi
dall’aspettarsi adeguamenti e miglioramenti delle prestazioni,
se va in porto quella iniziativa dovranno attendersi solo ed
unicamente restrizioni, a favore delle grandi lobby finanziarie
e assicurative private.

Valerio Delle Grave

valeriodallegrave@virgilio.it


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Valerio Delle Grave
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