COSTUME: GLI ASSASSINI DI NOVI LIGURE - GLOBAL E IDENTITA' LOCALI - TONI NEGRI E LA CASA BIANCA
IL PENSIERO DELLA GENTE:
 Gli assassini di Novi Ligure
 Per i latini "Summum jus, summa inJuria". Tradotto
 liberamente: il Diritto portato al limite diventa un'ingiuria.
 Si é corso il rischio che i due ragazzi di Novi Ligure, dopo il
 massacro della mamma e del fratellino di Erika con lucida
 ferocia, se ne tornassero addirittura a casa, come nulla fosse,
 e tutto per questioni di "summum jus", nel rispetto di
 Sua Maestà la Procedura e nello spregio, di fatto, della
 Giustizia. Fortunatamente hanno provveduto due Magistrati di
 buon senso, l'uno che ha richiesto la continuazione della
 reclusione sino al processo e l'altro che in sede giudicante ha
 provveduto a far tornare le cose al punto giusto, a quello che
 la gente ritiene il punto giusto. In questo caso quasi vox
 populi vox Dei.
 Tutto per la questione delle perizie, per quella del Tribunale i
 due non erano affatto incapaci di intendere e volere mentre
 invece lo erano per i periti della difesa. Un dèja vu, un già
 visto. Al processo per l'assassinio della suora di Chiavenna, la
 gente aveva appreso, come una mazzata, la decisione relativa ad
 una delle tre, Ambra, definita incapace.
 La posizione, così nettamente contrastante fra i periti del
 Tribunale e quelli di parte, per inciso in una disciplina che
 non può sicuramente avere il rigore della matematica, lascia
 assolutamente sbigottiti.
 In dubio pro reo. E' vero cioé che il dubbio deve premiare
 l'imputato, che la responsabilità é personale, che ogni evento
 fa causa a sé, ma Cesare Beccaria ci ha ben insegnato qualcosa.
 "Dei delitti e delle pene": redenzione sì, ma senza
 mettere in un canto, in tutto o in parte, l'espiazione, anche
 con significato preventivo per altri che sappiano che non può
 esserci impunità per un delitto.
 Una volta l'incapace di intendere e volere non veniva
 condannato, ma finiva, dato che era "matto", in un
 manicomio criminale. La legge 180, fortemente ideologizzata
 sulla scia emotiva di situazioni di degrado di molti manicomi di
 allora, stabilì che i matti non esistevano. I matti, non
 conoscendo il diritto e quindi le leggi e, fra queste, la 180,
 continuarono ad esistere, i manicomi furono chiusi. Per
 conseguenza l'incapace di intendere e volere non finisce più in
 un manicomio criminale. Va, come abbiamo sentito in questi
 giorni, o in una comunità protetta o addirittura a casa (fosse
 stata questa la conclusione per Erica, in un posto protetto si
 sarebbe dovuto mandare il padre, letta sui giornali la notizia
 che la stessa sorte di mamma e fratello avrebbe dovuto toccare
 anche al papà...).
 La Giustizia é rappresentata da una figura che tiene in mano
 una bilancia i cui piatti debbono stare in equilibrio.
 Quale equilibrio può esserci, ad esempio nel caso di un
 assassinio, che da un lato una vita umana si é
 irrimediabilmente perduta e dall'altra non c'é
 quell'espiazione, che potrebbe anche essere conclusa prima del
 previsto ma solo per elementi che inequivocabilmente dimostrino
 che la redenzione é avvenuta?
 Tornando alle perizie, non abbiamo la veste per mettere in
 dubbio la scienza dei periti, ma osserviamo che per un gran
 numero di delitti, dai connotati particolarmente efferati, si
 dovrebbe sempre concludere che al momento del fatto il soggetto
 era "incapace di intendere e volere".
 Ma qui, si dice, siamo in presenza di minorenni.
 Formalmente sì, contando il periodo trascorso dalla nascita al
 delitto. ma nella sostanza tutt'altro che minorenni, come le tre
 ragazze di Chiavenna, o le due ragazze pugliesi o altri casi
 ancora, per lucidità di ideazione, di esecuzione, di tentativo
 di deviare le indagini.
 Giustizia, quella con la G maiuscola, voleva che si evitasse lo
 sfregio, e un insulto alla comunità nazionale, dell'uscita dal
 carcere. Questo é avvenuto. Giustizia vuole ora che
 dall'imminente processo, con tutte le garanzie che debbono
 continuare ad esistere anche per il più incallito dei
 criminali, non si esca con un verdetto che, quali ne siano le
 motivazioni, sancisca un distacco dalla gente comune, di anni
 luce.
GLOBAL E
 IDENTITA' LOCALI
La
 globalizzazione, piaccia o non piaccia, é un dato del momento
 in cui viviamo. 
 Non é Satana, come pensano molti degli "anti" che
 abbiamo visto a Genova in occasione del G8 (a proposito: non se
 ne parla più? Per settimane abbiamo sentito notizie su quei
 "cattivi" delle Forze dell'Ordine; poi hanno
 cominciato a circolare notizie, e filmati, con qualche versione
 documentata dei fatti alquanto diversa; la cosa allora,
 guardacaso, non faceva e non fa più notizia...).
 E' semplicemente un processo, che pare irreversibile ma che poi
 troverà - G. Battista Vico é stato profetico con i suoi corsi
 e ricorsi - un altro sbocco,
 che ha aspetti positivi con ritorni grandemente utili
 all'umanità, ed aspetti negativi che vanno ad incidere talvolta
 persino sulla persona umana.
 Il rimedio non é la contestazione globale, che, dato
 l'aggettivo, viene ad assumere quelle stesse connotazioni, in
 positivo e in negativo, del "Global", come del resto
 si é visto anche a Genova.
 L'aspetto più negativo della globalizzazione é la
 marginalizzazione della politica, l'indebolimento della sua
 capacità di mediazione, l'automatismo disumanizzante di una
 serie di processi, Orwell elevato alla Orwell.
 Ebbene non si é ancora presa coscienza del fatto che
 l'individualismo che ciascuno di noi ha, chi poco chi tanto, mal
 si concilia con una massificazione progressiva, di scala
 mondiale addirittura.
 E' il momento delle identità locali. Gulliver e Lilliput, ma
 una Lilliput dove c'é ancora spazio per rapporti sociali che
 sono a dimensione-uomo, dove il rapporto comunità-individuo non
 é di tipo gerarchico, e dove le doti precipue di ciascuno,
 creatività in primis, hanno possibilità di emergere e quindi
 di dare un contributo alla crescita, una crescita che conserva
 caratteri di autonomia e di specificità.
 Lilliput non nasce però per generazione spontanea, ma richiede
 impegno quotidiano, se non di tutti, quantomeno di quella parte
 che ha in sé ragioni sufficienti di sensibilità, e valori che
 la nutrono.
Non é discorso astratto, da sociologo che
 si occupa dei massimi sistemi: stiamo parlando, se qualcuno non
 l'avesse capito, di Valtellina.
TONI
 NEGRI E LA CASA BIANCA
Un
 quotidiano nazionale ha dato notizia, in prima pagina, che Toni
 Negri si é dichiarato dispiaciuto che uno degli aerei, l'11
 settembre, non abbia colpito la Casa Bianca.
 Commenti? Uno solo. Non c'é proprio mai limite al peggio.
Comunque
 quello che non é avvenuto martedì 11 non é detto che non
 possa succedere in futuro, soddisfacendo così le voglie del
 nostro eroe.
 Meglio se con lui unico passeggero di quel velivolo, teleguidato
 e quindi senza equipaggio. Lo immaginiamo, ebbro di voluttà,
 guardare dalla cabina avvicinarsi le colonne bianche immolandosi
 per la sua causa:
 Il mondo non perderebbe nulla.
***
 GdS 4.10.01
