La Costituzione tutela il diritto di sciopero, sì, ma “nell’ambito delle leggi che lo regolano”

Da "Avvenire" - Cos'é lo sciopero - Lo sciopero nei servizi pubblici - Per decenni senza soluzione - La "mascalzonata", e peggio, di Milano - Anche avendo ragione si

Da
"Avvenire"


Il Forum del quotidiano
"Avvenire" ha riservato una sorpresa: leggendo le
opinioni ho trovato un commento del nostro
Direttore fatto subito dopo lo sciopero selvaggio dei trasporti
urbani a Milano. Questo:

"La Costituzione sancisce il diritto di sciopero ma
nell'ambito delle leggi che lo regolano.
Anche per gli scioperi occorrono cioè regole.

Quello che é successo a Milano non ha né scusanti né
attenuanti. Siccome l'interruzione di servizio pubblico -
dato che le regole prevedevano l'inizio dello sciopero più
tardi - é un reato, si proceda. E non all'italiana.

Serve una giusta condanna anche come monito per il futuro.
Il danno é stato fatto non "ai padroni" ma a tanti
lavoratori e a tanta povera gente. Chi l'ha fatto deve
pagare. E di più chi ha istigato a fare.

Non sono un reazionario, ma uno qualsiasi che prende le
difese di tanta povera gente, e questo senza disconoscere i
diritti dei lavoratori dei trasporti che però non si
tutelano in questo modo abominevole!".


Cos'é lo
sciopero

Lo sciopero é un'astensione volontaria e collettiva dal
lavoro. Uno strumento per assicurare ai lavoratori una forza
contrattuale uguale a quella dei datori di lavoro. Fondato
inizialmente sul principio della giustizia retributiva oggi
lo é anche su quello della dignità del lavoro (condizioni
lavorative, sicurezza ecc.).

Scioperando io mi privo di una parte della retribuzione ma
nello stesso tempo privo il datore di lavoro della
produzione e degli introiti relativi, una cui quota é
destinata al profitto.

Il limite di fatto é rappresentato dal rischio che si
determinino situazioni esasperate con il prevalere di scelte
alla "Muoia Sansone con tutti i Filistei". Per questo ci
sono gli ammortizzatori, rappresentanti da sedi di
mediazione, a cominciare, in campo nazionale, dal Ministero
del Lavoro.


Lo sciopero
nei servizi pubblici

Un problema é sempre stato quello dello sciopero nei servizi
pubblici. In alcuni é sostanzialmente un'arma spuntata, come
ad esempio nel settore della sanità. Qui, anche se la nuova
disciplina dello sciopero nei servizi pubblici essenziali
(l. n.146/90 e successiva modifica avvenuta con l. n.
83/2000) garantisce tale diritto, di fatto, nel suo
tentativo di coniugare il diritto di sciopero con i diritti
alla persona costituzionalmente garantiti (anche al fine di
comprimere al massimo i disagi di un'utenza del tutto
particolare e con bisogni primari), impedisce la fruizione
di questo diritto ammorbidendone il significato fino a farne
perdere di intensità.

In altri settori si é all'opposto. Facciamo l'esempio di
poche decine di controllori di volo che incrociando le
braccia di fatto paralizzano tutti i voli del Paese con
riflessi ancora più ampi.

Torniamo ai trasporti. Qui lo sciopero non danneggia affatto
il datore di lavoro che, direttamente o indirettamente, é
una pubblica amministrazione. Succede anzi che il datore di
lavoro in termini finanziari ci guadagna dal momento che gli
introiti abituali - tutti i documenti di viaggio sono a
"prezzo politico" di gran lunga inferiore al costo reale -
non riscossi sono molto minori delle spese risparmiate
(salari, carburante ecc.)!

Chi é colpito dallo sciopero é il cittadino, anzi le fasce
più deboli, prive di altri mezzi di trasporto e non in
condizioni di pagare mezzi alternativi, come ad esempio un
taxi o il noleggio di un'auto.


Per decenni
senza soluzione


Per decenni il problema non ha avuto soluzione.

Colpisce il fatto che, guardando retrospettivamente, ogni
tentativo di regolare la materia veniva fatto abortire.
Tutti ricordavano la prima parte dell'art. 40 della
Costituzione, dimenticando la seconda. L'art. 40: "Il
diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che
lo regolano".

Finalmente il Parlamento, dopo peripezie inaudite per chi
doveva spostarsi con l'aereo, per chi doveva prendere
traghetti che li lasciava sui moli in condizioni penose, per
chi doveva viaggiare in treno che assisteva imponente un
giorno allo sciopero dei capistazione, un altro a quello del
personale viaggiante, un altro ancora al personale dei
caselli (per non parlare della trovata di scioperare per
compartimenti per cui, per fare un esempio, chi doveva
andare da Milano al Sud era "fregato" in quanto i treni
arrivavano a Bologna e poi viaggiavano da Roma in giù ma da
Bologna a Firenze e oltre no perché era fermo solo il
compartimento di Firenze) riuscì a varare una legge, con
successive modifiche. Punti fermi il preavviso, i periodi in
cui si può scioperare o meno ecc.


La
"mascalzonata", e peggio, di Milano


A Milano, e solo a Milano, alle 15, orario di fine sciopero
secondo le regolari comunicazioni notificate e fatte
conoscere al pubblico, tram, bus e convogli della
metropolitana sono rimasti fermi. Una mascalzonata e peggio
nei confronti dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti,
di tanta altra gente che abbiamo visto in TV.

Qualcuno degli scioperanti ha rivolto le scuse ai cittadini.
Non dubitiamo della sua buona fede ma sono scuse che
crediamo in grandissima parte restituite al mittente. Altri
hanno posto l'accento sulla esasperazione dei lavoratori per
le basse paghe e soprattutto per il fatto che l'aumento
deciso due anni or sono non é ancora arrivato e ci sono
controproposte al ribasso ritenute risibili. In questo hanno
ragione ma neppure l'esasperazione giustifica. Non é nemmeno
un'attenuante perché in tutte le altre città italiane
all'ora conclusiva dello sciopero i trasporti hanno ripreso
a funzionare. Come mai solo Milano?


Anche avendo
ragione

si passa dalla parte del torto


Con sistemi selvaggi di questo tipo dalla ragione si passa
dalla parte del torto. Avrebbero ottenuto molto, molto di
più e una solidarietà reale se paradossalmente fossero
andati a lavorare "per non provocare disagi" alla gente
consegnando un foglio a tutti i viaggiatori con le
motivazioni dello sciopero "alla giapponese" e chiedendo una
solidarietà che sicuramente avrebbero ottenuto.

Per giunta i sindacati, scavalcati dai Cobas a Milano, si
sono trovati nella condizione di dover proclamare, e per 24
ore, uno sciopero in tutta Italia il prossimo 15 dicembre.
Senza la solidarietà di molti perché chi paga é la povera
gente.


Le
responsabilità anche di chi

aveva firmato o di chi non attuato

Si é trattato di una brutta pagina che non può finire a
tarallucci e vino ma richiede sanzioni esemplari, di ogni
tipo.

A parte però é giusto sapere chi due anni fa ha firmato
l'accordo, poi non mantenuto. Si é parlato di Governo, Enti
locali, aziende. Se chi ha firmato era legittimato a firmare
si cerchino le responsabilità di chi non ha onorato gli
impegni e perché. Se chi ha firmato non era legittimato a
firmare perché non si era accertato che vi fosse la
copertura finanziaria, sia chiamato a risponderne. Neanche
qui niente tarallucci e vino!

Ma di questo non parla nessuno.
Amarilli


GdS 8 XII 03  www.gazzettadisondrio.it

Amarilli
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