IL COMUNE DI SONDRIO HA DETTO NO AL TELERISCALDAMENTO. DICA ALMENO SI ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DALL'ACQUEDOTTO DI MORSCENZO COPIANDO IL COMUNE DI BERBENNO CHE CI FA I SOLDI. IL PROGETTO, REGALATO DALL'ING. MAZZA É RIMASTO NEI CASSETTI. SI VE

Il Comune di Sondrio ha chiuso la pratica teleriscaldamento votando il suo no in Consiglio Comunale - contrari Lega e Gruppo Faggi, astenuti PdL e Sondrio Liberale - come peraltro ormai scontato date le avversioni politiche, e anche qualcuna economica. Non si entra in alcuna valutazione di merito sulla scelta compiuta da chi ha la delega e il compito di decidere. Giusta o sbagliata che la si ritenga resta in ogni caso la rinuncia ad un corposo contributo regionale.

Tradizione di rinunce

La nostra Valle ha una tradizione consolidata in fatto di rinunce. Si va dal traforo del Mortirolo arrivato allora sino al bando del cosiddetto "pre-foro" e disatteso in Valle salvo che nel Tiranese, al progetto di razionalizzazione degli elettrodotti nel 1992 (l'ENEL aveva già deliberato e ci sarebbero stati lavori per 400 miliardi di allora). Si va dal Palazzone polifunzionale di Sondrio già appaltato (quasi 5 miliardi in lire 1984 senza una lira a carico dei concittadini e costi di esercizio modestissimi) all'Azienda Energetica di Valle col risultato che i piccoli salti che potevano essere della C.M. o dei Comuni sono stati preda dei privati (proposta Comunità unica, anni 1978/79). Si va dai Bagni di Bormio al disordine di fondo valle per via dell'affondamento della CM unica e, con essa, del Piano Territoriale. Si va dalla tangenziale di Sondrio, svincolo di Montagna, alla tangenziale di Tirano, due volte inserita nei triennali ma non sostenuta operativamente qui. E per buona pesa ci si metta magari la frequentatissima prima pista al mondo di fondo su neve artificiale (Sondrio 1984) a costi d'esercizio inferiori a quelli di una palestra.

La rinuncia ad un regalo.

Nella questione del teleriscaldamento pare che sia stato considerato aspetto negativo anche la produzione di energia elettrica che "la stufa" centralizzata avrebbe comportato. Per quanto strano sia questo aspetto esso richiama però ad altra rinuncia del Comune di Sondrio, quella della utilizzazione dell'acqua dell'acquedotto del Morscenzo per produzione di energia. Non idea campata per aria ma progetto concreto regalato al Comune dall'ing. Dino Mazza che prima di essere deputato fu anche Vicesindaco.

Dalla "Rassegna Economica" della CCCVa

Nel numero 4/1985 della "Rassegna Economica delle Provincia di Sondrio" l'ing. Mazza ha illustrato il problema con una memoria dal titolo "Gli acquedotti civili e rurali come fonte energetica". Definito il quadro legislativo ne ha analizzato aspetti positivi e negativi, con considerazione particolare per l'ambiente. Quindi è passato ad analizzare le sorgenti e poi le caratteristiche degli impianti. Scriveva "La utilizzazione di queste potenze (date dal prodotto della portata per il salto - ndr) mediante l'interposizione di microimpianti di generazione di energia elettrica é fattibile, conveniente e non presenta controindicazioni". Dopo la descrizione di aspetti tecnici c'è il bilancio costi-benefici e infine due esempi di progetti pronti, quello sondriese del Morscenzo e quello rurale della cooperativa di Ponte.

A che cosa il Comune di Sondrio ha rinunciato in questi anni e tuttora rinuncia

A Sondrio ci sono 6 salti disponibili per un totale netto di 908,8 metri con portata utilizzata di 20 litri/sec e di 30 quella trasferibile. Potenza ricavabile 1.191.433 kWh per un controvalore annuo a moneta 1985 di 166.800.620 lire. Investimento allora di 650 milioni, di cui a carico dello Stato 216.666.670 lire e 433.333.330 a carico del Comune. Tenuto ampiamente conto di tutti i costi l'impianto è ammortizzabile in 5 anni.

Aggiungasi, ciliegina sulla torta, che un impianto del genere consentirebbe l'elettrificazione senza oneri aggiuntivi di Piastorba, Poverzone, Rolla di Sopra e di Sotto, Forcola, Cà Baratta.

Il beneficio economico oggi potrebbe essere ben maggiore.

Il Comune risponda

Al NO al teleriscaldamento e produzione elettrica annessa il Comune di Sondrio, ad avviso del Comitato Cittadini Consumatori Valtellina, dovrebbe contrapporre anche una politica del SI nella fattispecie all'impianto descritto. Non certamente a scatola chiusa ma accertando se le premesse indicate sono tuttora valide. Se lo sono, questa volta senza divisioni nel Consiglio, si provveda rapidamente. Sapere che l'acqua che scende dal Morscenzo - l'Alpe omonima è a quota 2042 - fino al serbatoio del Santo sotto S.Anna dissipa la sua consistente energia potenziale che probabilmente potrebbe essere trasformata in preziosa energia elettrica, avendo perdippiù a disposizione un progetto, regalato, lascia quantomeno perplessi, tenuto conto che l'ASM l'energia per aspirare acqua dai pozzi di Via Bernina e Bonfadini, per la pubblica illuminazione, per gli altri usi comunali la compra dall'ENEL mentre potrebbe averla gratis o quasi, e ne avanzerebbe parecchia con trasformazione in sonanti €uro.

Non solo il Comitato Cittadini Consumatori Valtellina ma - si ritiene - tutti i sondriesi di buon senso a questo punto attendono una risposta dal Comune.

Se la cosa non è fattibile ne spieghi le ragioni. Se la cosa è fattibile domani mattina parta l'iter per la realizzazione.

Per il CCCVa: Frizziero, De Michielli, Tolomeo

APPENDICE: IL REDDITIZIO IMPIANTO DI BERBENNO

Al Comune di Berbenno arrivano dall'acquedotto di Caldenno 300.000 €uro annui. Non parliamo dell'introito delle bollette ma di quello dei kWh prodotti utilizzando l'energia che viene dai salti dell'acqua potabile. L'illustrazione dell'impianto come ripresa dalla fonte.

Dicono infatti a Berbenno "2005-2006: come prendere due piccioni con una fava: LA CENTRALINA. Nell'acquedotto di Caldenno avevamo uno zoccolo minimo di portata alle sorgenti di 40 litri/secondo cosa che suggerì la possibilità di assegnare all'acquedotto una funzione collaterale cioè quella di produzione energetica. L'opera (la prima e, per ora, l'unica del genere in provincia di Sondrio), è stata realizzata mettendo fuori servizio la linea del Sciucun -Gaggio e portando l'acqua delle due sorgenti Böcch sulla mulattiera Prato Isio- caldenno. Così le portate di tutte le quattro sorgenti si sono rese disponibili a quota 1650 metri e da qui sono state intubate in una condotta forzata di due chilometri che, dopo un salto di 950 metri alimenta la centrale costruita immediatamente a monte del bacino di riserva delle Stalle.

Il flusso, dopo aver azionato una turbina da 615 KW, accoppiata ad un generatore di 800 KVA, viene scaricato nelle vasche di riserva e da qui, come prima, continua ad assolvere al suo compito principale di fornire l'acqua a quattro frazioni del comune di Berbenno. Al netto degli ammortamenti, l'impianto genera ogni anno per il Comune di Berbenno, un introito di circa 300.000 euro dovuti alla produzione di oltre 3.000.000 di kWh".

No comment.

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