Nostra nota sui difensori dei cinghiali

La piaga dei cinghiali, è tale non solo per i danni che provocano all'agricoltura ma è arrivata ormai addirittura nei centri delle città. Una situazione che vorrebbe uniformità di posizioni tanto chiara è agli occhi di tutti. 
Uniformità di posizioni? Nossignori. Ci sono i difensori, c'è chi se ne esce con affermazioni del tipo "I cinghiali sono ormai anche una carta da giocare per le pretese di alcune categorie, da ultimo gli agricoltori e allevatori, assecondate per motivi elettorali e risarcite a caro prezzo con denaro pubblico laddove non adottano, spesso, gli opportuni strumenti di prevenzione" (evidentemente cosa lascino gli ungulati dopo il loro passaggio non è noto ai difensori di questi animali...).
Si continua: tra gli interventi cruelty-free atti a contenere la presenza dei cinghiali l’Oipa ne ricorda alcuni: barriere lungo le strade, dissuasori acustici, dossi nella viabilità minore, corridoi ecologici, recinzioni, o “shelter”, a protezione di alcuni tipi di colture (come frutteti, uliveti, vigneti)" ecc.  Nei centri urbani il problema può e deve essere affrontato con una migliore gestione della raccolta rifiuti, possibilmente introducendo la raccolta porta a porta, e la chiusura di tutti i varchi dei parchi e delle riserve che insistono sugli abitati. Utopie.

Da sottolineare infine, proposta accoglibile ma non come alternativa,  che è stata avviata la sperimentazione di metodi contraccettivi per contenere il numero della fauna selvatica (v. la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero della Salute che l’autorizza), una nuova frontiera amica degli animali, esseri senzienti ora tutelati anche dalla Costituzione all’articolo 9 (via questa praticabile tenuto conto che le risorse ci sono: il decreto di cui sopra ha infatti una dotazione di 500.000  €.

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Una cosa da fare: pubblicare la nota dell'OIPA favorevole a questi animali e dimentica delle esigenze delle persone, delle comunità.
. Il colmo!
CINGHIALI. OIPA SUL VERTICE DI IERI: «ALCUNE CATEGORIE VORREBBERO LA STRAGE, ANCHE NOI CHIEDIAMO DI ESSERE ASCOLTATI. L’ITALIA NON È IL FAR WEST: LA MAGGIORANZA DELLE PERSONE NON VUOLE SANGUE E MORTE MA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ»

Comparotto: «I cinghiali sono ormai anche una carta da giocare per le pretese di alcune categorie, da ultimo gli agricoltori e allevatori, assecondate per motivi elettorali e risarcite a caro prezzo con denaro pubblico laddove non adottano, spesso, gli opportuni strumenti di prevenzione»

La maggioranza delle persone non vuole che sia risolto con il sangue il problema della presenza dei cinghiali nei centri abitati, sulle strade e nelle campagne causato dall’emergenza rifiuti e dall’avere introdotto negli scorsi decenni i cinghiali alloctoni, più prolifici, a uso e consumo dei cacciatori. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) a commento del vertice di ieri tra il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e i presidenti di Coldiretti, Federparchi, Fondazione Una e Agrivenatoria Biodiversitalia.

I cinghiali sono ormai anche una carta da giocare per le pretese di alcune categorie, da ultimo gli agricoltori e allevatori, assecondate per motivi elettorali e risarcite a caro prezzo con denaro pubblico laddove non adottano, spesso, gli opportuni strumenti di prevenzione.

«Il ministro Lollobrigida organizza vertici con agricoltori e cacciatori, aspettiamo anche noi il nostro turno», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Come associazione a tutela degli animali chiederemo di essere ascoltati, vedremo se accoglierà il nostro invito, posto che la maggioranza degli italiani ama gli animali e non vuole cacce e braccate, sangue e morte».

L’Oipa ricorda come il responsabile dell'Area Ambiente e territorio della Coldiretti, Stefano Masini, nel giugno del 2021 arrivò a chiedere una normativa nazionale in grado di permettere l'abbattimento dei cinghiali con semplici ordinanze dei Sindaci, evitando gestioni differenti tra le Amministrazioni regionali e comunali. «Per arginare il fenomeno basterebbe che gli agricoltori dotassero le piantagioni di strumenti protettivi e di dissuasione e che si smettesse di fare strage degli ungulati quando è attestato da studi scientifici che più se ne abbattono più di moltiplicano», spiega Comparotto.

 

 

CCCVA