L’aumento dei prezzi. Non solo €uro ma 5 fattori. Un dossier del CCCVa (NOTA 131)
In questa campagna elettorale uno dei temi ricorrenti è quello dei prezzi e del collegamento tra il loro aumento e l’introduzione di quell’€uro che grazie ai burosauri europei comincia, in banconote, da cinque €uro.
BANCONOTE, 20 VOLTE PIU’ DI PRIMA
La questione, devastante, delle banconote Cominciare da cinque €uro significa venti volte (per l’esattezza 19,36) più di prima Con la lira infatti si cominciava dalla banconota di 500 lire. Psicologicamente devastante quello che è successo. Eravamo abituati a monete da 20, poche, da 50, 100, 200 e, non molte, 500 lire. Facendo l’equivalente di valore in lire d’un tempo abbiamo invece oggi monete da 3872,54 – 1936,27 – 968,13 e così via fino alle introvabili monetine da 1 centesimo di €uro pari a 19,36 lire.
Questo per le monete.
LA COMMUTAZIONE DEI PREZZI
Poi la commutazione dei prezzi. Anche se non è vero – salvo qualche isolatissimo caso – che al 1000 lire abbia corrisposto 1 €uro, è pur vero che in taluni settori la salita è stata notevole.
Le statistiche non dicono la caratteristica peculiare delle trasformazioni intervenute. Lo rilevano però gli operatori del settore secondo i quali la fascia di consumi più colpita è stata quella di qualità intermedia, segno delle difficoltà del ceto medio.
Le elezioni non sono il miglior viatico per una riflessione serena, ma qualcuno che intervenga con oggettività è pure necessario che vi sia con una finalità che apparirà al termine di questa nota.
Colpisce infatti questa situazione di difficoltà anche per larghi settori nei quali l’indice delle retribuzioni è stato superiore all’inflazione. Questo pone l’esigenza di affrontare a 360° il problema.
I FATTORI DI OSTO
I prezzi sono aumentati non solo per l’introduzione dell’€uro. Vediamo in ordine:
1) L’€uro e aspetti collegati
2) Le novità dal mondo: costo energia e WTO
3) La caduta delle rendite finanziarie
4) La dilatazione dei consumi
5) Il credito al consumo
1) L’€URO E ASPETTI COLLEGATI
Dell’€uro s’è detto.
2) LE NOVITÀ DAL MONDO: COSTO ENERGIA E WTO
Il mondo, pervaso da ebbrezza liberista con sconfinamenti nell’ubriacatura, è cambiato. Basta pensare,e non è tutto, che un quarto della popolazione mondiale, e che deve vivere con il 7% di terre fertili, ha cominciato a dire “ci siamo anche noi”. Per brevità citeremo soltanto l’influenza sul commercio e sulla richiesta di energia. Questa in una con quella di India, Stati europei ex oltre Cortina, eccetera. In pochi anni il petrolio è andato alle stelle, cosa che succederà fra un po’ anche al gas. La conseguenza sui nostri portafogli non riguarda solo l’auto nel suo rapporto con il distributore. Le conseguenze negative del triplicamento del prezzo del petrolio si sono sparse a pioggia, anzi a uragano, un po’ su tutto, persino sul gelato o sulla patate. Se occorre si dettaglierà.
3) LA CADUTA DELLE RENDITE FINANZIARIE
Rendite. Molto diffusi nelle famiglie italiane erano i BOT e simili. Pur a scapito del capitale erano alti i rendimenti. Il valore posseduto diminuiva sensibilmente ma non era un dato visibile. Quello visibile era la cedola, da riscuotersi e, di fatto, trasferire nei consumi. Scesi i tassi ha fatto un affare lo Stato risparmiando cifre colossali in interessi. Hanno fatto un affare anche le famiglie sotto il profilo del capitale, più stabile e meno soggetto ad erosione inflativa, ma per contro si sono trovate senza un’entrata ormai considerata una costante.
4) LA DILATAZIONE DEI CONSUMI
Quando si fa una comparazione di periodo, come ne vengono fatte molte nei dibattiti TV con le date iniziali più disparate, si dimentica un elemento essenziale: la tipologia dei consumi.
Noi prescindiamo da date che abbiano riferimenti politici e consideriamo un quinquennio e un decennio. Oggi i redditi degli italiani sono in parte falcidiati dal costo dei cellulari. I dati economici tempo fa pubblicati circa acquisto ed esercizio dei telefonini sono impressionanti.
Psicologicamente incidente anche la modalità di pagamento. Nei primi tempi il costo era verificabile in bolletta. Oggi finita la scheda se ne compra un’altra e pochi sanno dire cosa hanno speso in un mese.
Oggi c’è la Pay TV. Costa poco? Costa. E’ un costo aggiuntivo che impoverisce a sua volta il bilancio familiare. E a proposito di TV oggi c’è la corsa all’acquisto dei televisori al plasma – e ai LCD, quelli a schermo piatto - (e nessuno di quelli che acquista si pone il problema della durata). Belli ma il gioco vale la candela?
Si potrebbe continuare con ulteriori esempi di consumi indotti anche da accorte strategie di convincimento, come ad esempio la folle corsa dei prezzi per le varie cose di richiamo per i giovani.
5) IL CREDITO AL CONSUMO
Solo 30 €uro al mese per questo, solo 50 €uro al mese per quest’altro. Accattivanti i richiami. Poi però bisogna fare il totale. E qui non c’entra più l’€uro o le varie altre cose dette.
Negativo dunque? No. Negativo se usato impropriamente.
Gli acquisti a rate per una serie di prodotti d’uso continuato nel tempo hanno una loro ragione. Si va dall’auto agli elettrodomestici e ai mobili ma si potrebbe arrivare anche a capi di abbigliamento destinati a durare diverse stagioni (cappotti, tenute da sci, altri capi sportivi) e ad altri oggetti.
Appare fuorviante però, in una economia ordinata e per fare un esempio, il pagamento a rate, con il credito al consumo, delle vacanze o il credito per tante altre cose, non indispensabili, senza aver fatto bene i conti della compatibilità con il bilancio familiare. Trenta €uro mensili per il televisore (con in casa l’altro, anzi gli altri, in grado di fare il loro servizio ancora per un bel po’ di tempo), 50 per il computer con accessori (con in casa l’altro in grado di fare il suo servizio ancora per un bel po’ di tempo perché non ancora obsoleto, ma solo, magari con un po’ di memoria e di velocità in meno che non comportano scompensi…), 50 per un elettrodomestico per il quale magari vale lo stesso discorso. E poi i telefonini di casa, la TV satellitare e quant’altro.
E poi verso la fine del mese la fibrillazione perché i conti non quadrano. L’€uro?
IL RUOLO DEI CONSUMATORI – LE ASSOCIAZIONI
In America le Associazioni dei consumatori hanno 50 milioni di iscritti. In Italia 1.103.118, secondo la nostra elaborazione sul dato Ministeriale.riferito alle 17 Associazioni iscritte all’elenco ufficiale di cui all’art. 5 della legge 281/98, aggiornamento luglio 2005.
Per l’esattezza si tratta di queste (con relativo numero di iscritti da loro dichiarato):
ACU - Associazione Consumatori Utenti 108.227 - Adiconsum 122.130 - ADOC - Associazione Difesa Orientamento 42.716 - ADUSBEF - Associazione Difesa Utenti Servizi 50.426 - Centro Tutela Consumatori Utenti - Verbraucherzentrale Sudtirol 251 - Cittadinanzattiva 76.381 - Codacons - Coordinamento delle associazioni per la tutela dell'ambiente e per la difesa dei diritti degli utenti e consumatori 31.859 - Altroconsumo 283.012 - Confconsumatori 30.557 - Federconsumatori Federazione Nazionale di Consumatori e Utenti 76.342 - Lega Consumatori 42.471 - Movimento Consumatori 32.720 - Movimento Difesa del Cittadino 30.203 - Unione Nazionale Consumatori 33.359 - La Casa del Consumatore 71.016 - CODICI/Centro per i Diritti del Cittadino 33.266 - Assoutenti 38.182
I consumatori in Italia non hanno dunque, e invece dovrebbero averlo, un loro ruolo, ovviamente attraverso forme, liberamente, organizzate. Ci sono Associazioni che negli Stati Uniti hanno costretto giganti dell’economia e delle finanza a ritirare prodotti, a pagare indennizzi, a licenziare managers. Le imprese hanno capito, da tempo, il messaggio e dialogano con queste Associazioni, addirittura in certi casi avendo un parere preventivo.
L’INCIDENZA SU PREZZI E QUALITÀ
Abbiamo visto che l’Associazione con maggiori iscritti nel nostro Paese è Altroconsumo (283.012).
L’Associazione quindi più forte riunisce lo 0,48% degli italiani. Solo l’1,89% di essi è iscritto ad un’Associazione. Il peso resta irrilevante, anche se qualche campagna o qualche occasione episodica conquista la ribalta e qualcosa ottiene. Basterebbe che fossero cinque volte tanto per determinare una svolta significativa, con voce in capitolo e neutralizzazione delle lobbies.
Due soli esempi.
ESEMPI: ETICHETTE - ENERGIA
- Le etichette.
Il primo, vistoso, è quello delle etichette sui prodotti. Prendiamo quelli alimentari. Dovrebbero essere leggibili. Leggibili, s’intende, per una persona media, di media capacità visiva (anche se andrebbe addirittura tenuto conto di anziani, minorati ecc. e quindi già solo per questo di gran lunga di maggiori dimensioni e chiarezza). Si veda se è così.
Occorrerebbe la leggibilità ma non basta. Con essa l’educazione dei consumatori. Non interessa se il tal prodotto è in regola con la legge pur omettendo il luogo di produzione col dare gli estremi solo dell’azienda che distribuisce il prodotto. Al cittadino qualunque può interessare, magari deve interessare, da dove viene quello che mangia. In base a questo può o può non acquistare.
La legge non lo prevede? E allora? Una massiccia campagna delle Associazioni porterebbe a licenziare gli autori di miniature sulle etichette. Questione e di qualità e di prezzo.
Una nota acqua minerale gli estremi del luogo di produzione li dà, in piccolo. Un piccolo test su alcune persone che avevano il pacco di sei bottiglie alle casse dell’Iperal ha evidenziato – non vogliamo generalizzare ma riferiamo quel che ci è capitato – che nessuna di loro aveva la minima idea di dove venisse quell’acqua. Chi pensava dalla bergamasca, i più dal Centro Italia.
In realtà in piccolo c’è scritto qual’è la provenienza: siamo in provincia di Venezia a 16 metri sul livello del mare. In provincia abbiamo la Levissima e se a qualcuno questa non andasse abbiamo altre due acque di montagna, la Frisia e la Bernina (oltre a quella degli acquedotti quasi dappertutto acqua DOCG!). Noi sosteniamo la necessità di trasparenza. Se fosse scritto non in miniatura nulla quaestio. Può darsi che qualcuno scientemente preferisca l’acqua che arriva dalla Pianura Padana alle nostre di montagna ma non ci sarebbero più dubbi. Una volta che lo sa. Certo, lo può sapere anche oggi magari con l’ausilio degli occhiali, ma l’obiettivo di una Associazione di consumatori dovrebbe essere quello della massima trasparenza. Su tutto. Anche sulla provenienza cinese piuttosto che indiana o addirittura anche se italiana o straniera di una certa minestra o di un certo altro prodotto. Già qualcuno non compra più i prodotti senza questo particolare, ma sono troppo pochi.
- L’energia
Ma c’è un settore che vede scarsamente attive le Associazioni esistenti in Italia ed è quello dell’energia. Le vediamo muoversi per ogni aumento, reale o ventilato, di tariffe ma non è questo il clou. Il punto fondamentale. È un altro. I consumatori italiani, e quindi le loro associazioni, dovrebbero insorgere ogni volta che si producono fatti il cui conto ci verrà fatto pagare, a tutti, domani.
Da anni ci vengono a dire, i Verdi in prima linea, che occorrono le energie rinnovabili. Poi proprio nelle Regioni dove sono in maggioranza – e quelle dove c’è la materia prima vale a dire il vento -, si blocca la costruzione degli impianti eolici. La centrale di Latina, dopo un tormentatissimo iter, ottiene tutti i timbri. L’ENEL sta lavorando e arriva l’ordinanza della Regione Lazio. E via dicendo.
L’imbecillità domina. Non ci si rende conto che il petrolio è oltre quota 60 dollari al barile e salirà ancora. Non ci si rende conto, neppure dopo i recenti black-out parziali del gas russo, che il gas rischia di mancare perché la domanda cresce vorticosamente. In ogni caso se ci sarà, e se si riuscirà a trasportarlo fino a casa nostra (senza rigassificatori che nessuno vuole l’altro gas che serve non può arrivare) il costo salirà e di parecchio.
Non si vuole il carbone, nonostante i passi avanti della tecnologia anti-inquinamento, ma questa è l’unica via di estrema riserva che il nostro Paese ha davanti, anche nella ipotesi che si possano fare consistenti passi avanti nell’eolico, nelle bio-masse, nel fotovoltaico.
Orbene su questi temi dovrebbero impegnarsi Associazioni serie di consumatori per intervenire non solo quando l’aumento si è verificato o comunque si profila imminente ma quando si pongono le basi per pesanti conseguenze domani. Quindi necessità di intervenire fin da oggi, anzi da ieri.
L’energia, non c’è niente da fare, costerà sempre di più per un Paese come il nostro che ha bisogno in un anno, cifra tonda, di 350 miliardi di kWh di cui il 70% provenienti da centrali termoelettriche che funzionano in gran parte con quello che viene dall’estero. Oltre il 50% è gas naturale, un quinto prodotti petroliferi e poco di meno carbone. Briciole per il resto (un po’ di tutto, dalle bio-masse, ai rifiuti ecc.). Un sesto circa è rappresentato dalle fonti rinnovabili di casa nostra, soprattutto idroelettrico oltre al geotermico e all’eolico che viene invocato a livello nazionale dai Verdi e contrastato dagli stessi ai livelli locali. Non abbiamo voluto l’energia nucleare ma la importiamo, a caro prezzo, dagli altri, ed abbiamo lo stesso rischio loro. Piaccia o non piaccia guardando in prospettiva l’unica fonte disponibile in grandi quantità e quindi con grande prevalenza dell’offerta sulla domanda è il carbone…
OPERATIVAMENTE. GOVERNO E PARLAMENTO
Operativamente occorre fare in modo che i cittadini capiscano l’esigenza, nel loro interesse, di riunirsi insieme ad altri consumatori. Hanno diciassette scelte, ed eventualmente possono farne una diciottesima con la possibilità di iscrizione al Ministero superando il numero di iscritti fissato dalla legge – e al quale incomprensibilmente non è soggetta l’Associazione sud-tirolese -.
Già oggi ci sono iniziative diverse, meritevoli. Occorre, come si suol dire oggi, fare sistema superando logiche concorrenziali fra Associazioni.
Ce n’è anche per Governo e Parlamento.
Siamo in campagna elettorale. Questo è argomento assolutamente bi-partisan, anzi pluri-partisan.
E’ interesse di tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra che cresca il movimento dei cittadini-consumatori, che fiancheggi le varie iniziative governative e parlamentari, e che magari contrasti certe posizioni dei burosauri europei.
Dopo le elezioni, indipendentemente da chi avrà vinto e da chi avrà perso, il CCCVa assumerà una iniziativa sulla linea di quanto sostenuto.
Per il CCCVa: Alberto Frizziero, Antonio Tolomeo 19.3.2006