CCCVa INFORMA: ALL'UNISONO LA VALLE IN DIFESA DELLA PROVINCIA. A LATERE QUALCUNO VORREBBE LA SOPPRESSIONE DEL BIM. PER FORTUNA C'E' LA CORTE COSTITUZIONALE CON LE SUE SENTENZE AD EVITARE UN OBBROBRIO E DANNI GRAVISSIMI ALLA NOSTRA GENTE 12.2.20.

La Valle è impegnata all'unisono - l'eccezione, peraltro enormemente minoritaria, ci sta bene - per rivendicare 'il diritto alla vita' dell'Ente Provincia, indispensabile nella nostra vera e propria 'Regione alpina'. Non c'è settore che non condivida questa battaglia, democraticamente corretta ma determinata e risoluta. C'è anche chi pone aggiuntivamente il problema di un riassetto istituzionale, in particolare con la soppressione delle CC.MM. E, qualcuno aggiunge, del BIM.

Premesso che il compito tocca semmai al legislatore, che, almeno a livello nazionale non formalmente ma sostanzialmente si è lavato le mani delle Comunità Montane, il punto caldo è rappresentato dal BIM. Contrari come siamo al suicidio, ricordiamo di averne già subito uno - noi oppositori - con la soppressione della Comunità unica di Valtellina che è costata parecchio, persino l'UNESCO al versante terrazzato. L'ammonimento che viene dalle Filippiche di Cicerone (errare humanum est, perseverare diabolicum) dovrebbe far riflettere chi oggi, o per difetto di informazione o per una sorta di presunzione intellettuale, sostiene che il BIM debba essere eliminato.

Ogni posizione in democrazia è legittima ma evidentemente il quinto comandamento impone un limite. La prospettiva, se dovessero spuntarla gli abolizionisti non è cruenta. Non scorre il sangue ma ammazzare il BIM, come fu per la C.M. Unica, rappresenterebbe un colpo gravissimo per la nostra gente e per il suo futuro oltre che un tradimento da parte del Palazzo nei confronti dei valtellinesi e valchiavennaschi che la loro delega l'hanno data per il bene della Valle.

Tempo fa questo tema entrò nelle discussioni di Palazzo Pretorio, Consiglio Comunale del capoluogo. Chi scrive colse l'occasione e predispose un corposo dossier (x) ben noto agli addetti lavori di scenario nazionale dai quali sono venuti apprezzamenti - la rivista 'Federbim' l'ha definito "preziosissimo" - e non una sola contestazione critica.

Mi rifaccio a tale dossier per ricordare che la titolarietà dei sovracanoni è totale ed assoluta dei Comuni. Neppure il legislatore nazionale può modificare tale status supportato da due sentenze della Corte Costituzionale che, salvo improbabilissimo radicale cambio di orientamento, agirebbe a tutela dei legittimi destinatari del sovracanone (diversoa la situazione dei sovracanoni per i comuni rivieraschi e Provincia

Ogni volta, o per ruolo istituzionale o anche a titolo personale, mi sono sentito in dovere di intervenire, a vario livello per far capire, almeno alla gente di montagna, il micidiale errore che sarebbe stato mutare il regime dei sovracanoni, sottraendo la titolarità ai Comuni. Molti, certamente in buona fede, erano, e qualcuno lo è tuttora, convinti che sarebbe stato e sarebbe più razionale sopprimere i Consorzi e attribuirne o alle Comunità Montane o alle Province risorse e competenze. Sarebbe indebolire il diritto che oggi è inattaccabile. Non solo la Magistratura ordinaria ma addirittura la Corte Costituzionale è il baluardo retto a difesa di questo diritto mentre il legislatore potrebbe intervenire, in questo caso con scarse possibilità di difesa, su Comunità Montane e Province.

Inattaccabile, e perché? Non è possibile in questa sede riportare le argomentazioni a sostegno della tesi per cui citerò le fonti in modo da consentire, a chi volesse, l'approfondimento. Mi riferisco alla sentenza 533 del 2002 che, definendo la natura del sovracanone, lo attribuisce alla finanza locale. Non solo, ma viene precisato dalla giurisprudenza di legittimità, 'alla finanza comunale'. Nessuna competenza quindi delle Regioni. E ancora alla sua sentenza 38/1965 secondo la quale "la legge ha conferito ai comuni montani un diritto…." Revocare o ledere questo diritto apre le porte a un contenzioso per me vincente.

Revocare o ledere questo diritto potrebbe essere il sogno dei produttori idroelettrici. Una volta scardinato il sistema che vede beneficiario indissolubilmente solo il titolare del diritto, sistema come si è visto totalmente supportato dalla Corte Costituzionale, intervenire, modificare, condizionare diventerebbe possibile. Secondo suicidio.

I Consorzi BIM potrebbero essere sciolti solo se con la maggioranza prescritta i Comuni ne votassero lo scioglimento. Con il che si aprirebbe un altro capitolo, magari con i soldi fermi in Banca d'Italia per anni, anni e ancora anni!!!

Una volta compreso questo fondamentale asserto le soluzioni operative si possono trovare perfino utilizzando una terza sentenza della Consulta, la 22/1976, abbastanza disapplicata. secondo la quale "Invero, il previsto riparto annuale in bilancio del fondo comune - riparto che, secondo il ricorrente, lascerebbe ai Consorzi la mera funzione esattoriale del sovracanone - non comporta alcun trasferimento di somme dall'uno all'altro ente, ma si concreta in una preordinazione, mediante una sorta di articolazione contabile, Campo aperto. In una logica non punitiva per la gente di montagna a livello nazionale potrebbero intervenire legami normativi, di carattere programmatorio, con le Province sempre che si capiscano i vistosi limiti delle norme introdotte con un vulnus istituzionale visto che sinora mai norme erani entrate in vigore utlizzandola procedura d'urgenza. In Valtellina poi si potrebbe andare oltre secondo lo schema da chi scrive, allora alla guida del BIM, proposto e purtroppo allora valutato sì positivamente da chi di dovere ma solo dopo, quando i buoi erano usciti dalla stalla. Le buone idee reggono al logorio del tempo.

Alberto Frizziero

(x) link: " http://www.gazzettadisondrio.it/20872-dossier_bim__appendice_____indice_... "

Alberto Frizziero
CCCVA