ARGOMENTO PROPOSTO DA Luciano S.: FILOLOGIA DEL SESSO

Ho trovato un commento del sign. Maurizio Blondet (effedieffe) che Vi trascrivo:

“Note

1) Un lettore ha obbiettato al mio uso della parola «finocchi». Scrive: «Pensavo che l’uso di certi termini fosse ormai in via di estinzione, o circoscritto a qualche bar di periferia o alla buvette del parlamento... la delusione è tale che mi è venuto da riconsiderare la sua credibilità». Ecco il punto a cui siamo: ci si s’impunta non sulla realtà, ma sulle parole che la descrivono. Si vogliono parole politicamente corrette, edulcoranti, come «gay». Ma già questa è moneta falsa. Qui rifiutiamo eufemismi, malattia dell’anima, dosi omeopatiche di menzogna”.

E’ interessante un’analisi filologica sull’evoluzione velocissima nel tempo della parola che indica chi, affari suoi, preferisce il suo all’altro sesso. Evoluzione documentata da un serio dizionario e che qui trascriviamo: Man mano che il termine cambiava diventava offensivo il termine precedente. A quando diventerà offensivo gay e quale parola lo sostituirà?

Nota redazionale: Resta sempre un dato: guai a dire “diverso”. Sono diversi e si offendono a chiamarli così inventando che in questo modo li si vogliono ghettizzare, e non è vero. Sbagliando perché non si accorgono che in questo modo fanno scoppiare la contraddizione: se non vogliono essere diversi è perché vogliono essere “normali”, una cosa palesemente fuori di testa.

D’altronde ci sono fior di omosessuali, anche assai noti, che sono contro “il matrimonio” omosessuale perché sostengono che farlo è un voler scimmiottare il matrimonio vero, che è e resta eterosessuale. Non per volontà di conservatori, bacchettoni e compagnia ma per volontà della natura che assicura la continuità della stirpe in un solo modo: giovandosi dei “normali”.

ndr

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