ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI : 1) STUPRI 2) PAPA' 3) XXV APRILE 4) ALEMANNO SINDACO

1) STUPRI

Molte donne non denunciano le violenze subite per paura di subire rappresaglie da parte del violentatore. "Se mi denunci, te la faccio pagare!" Violenze e aggressioni possono finire con la morte della donna che ha osato denunciare, dopo mesi o anni di persecuzioni, come è successo anche in alcuni tragici casi recente. Infatti lo stupratore, anche se condannato, uscirà rapidamente di prigione: per un indulto, per buona condotta, perché l'avvocato ha fatto ricorso in appello e nel frattempo sono decorsi i termini di carcerazione preventiva. E sa che gliela farà pagare. Altro che denunciare. La donna violentata non denuncia anche per vergogna, perché lei stessa, dopo uno stupro, si sente sporca, umiliata, ferita, oltraggiata nel corpo e nell'anima. Come reagire?

2) PAPA'

Mi trovo a Collevecchio. Davanti al camino, sfoglio un album di fotografie. Sorrido vedendo le foto di papà. Da quanto è morto? Da sedici anni. Ne è passato di tempo, ormai, ma il ricordo è ancora vivo. Bruciante. Proprio come allora. Da quando papà non c'è più, mi sento ancor più legato a lui. Perché mi manca. Probabilmente è il segno di una volontà che ci vuole legati per sempre. Mi manca il suo umorismo, la sua acuta osservazione degli altri. Mi manca la sua educazione, la sua cultura che non esibiva mai. Mi mancano le sue parole, i suoi messaggi, le sue battute con i tempi comici perfetti. Mi manca la sua faccia tonda, aperta e fiduciosa. Con un accenno di opulenza che lui per altro portava con molta leggerezza. Mi manca la sua stuzzicante ingenuità sempre pronta a rilevarsi in un sorriso. Ricordi... Tornano sempre, anche quando non dovrebbero… Brandelli di passato. Stilettate di dolore, di angoscia. "La vita è solo un sogno." Quella frase, le ultime parole di un uomo che credevo invincibile. Immortale. Oggi vorrei tanto telefonargli per dirgli, sottovoce, che gli voglio sempre bene. Che lo ricordo com'era veramente: un papà speciale. Un papà intelligente. Soprattutto un papà buono. Quando mi addormento in poltrona, mentre nel camino il fuoco si spegne lentamente, sulle pagine lucide dell'album spiccano ancora le tracce delle mie lacrime.

3) XXV APRILE

Stasera di pensieri ce n'è un'insalata.

Chiaramente non sono saggio come Marco Aurelio Antonino, imperatore filosofo e valoroso.

Non so tenere una conversazione brillante, ma forse un ho pregio ce l'ho: sono abituato a contare solo su di me senza aspettarmi mai favori piovuti dal cielo, come mi aveva insegnato Nonna Jole.

Non posso dimenticarmi il suo volto saggio e profumato, gli occhi celesti e i capelli grigi raccolti dietro la testa.

Brrr.

Mi sento gelare a questi ricordi.

Lasciamo stare.

Con mio figlio Gabriele, il grande, decidiamo di cenare al Reginus di Collevecchio.

Tortellini alle noci e Merlot del 2004.

Complimenti, Pierangelo!

Ma ecco che, riflettendo e rimuginando, a un tratto ci troviamo, ahinoi, coinvolti in mistiche congetture.

Nostro malgrado, sia ben chiaro!

Ecco, davanti a me vedo il discepolo senza nome vicino a Maria di Cleofa, mentre al suo maestro crocifisso gli viene inferto un colpo di lancia nel petto.

Intanto Anna, il sacerdote assassino, ride del Gesù morente sulla croce, insieme a Satana, capo delle forze del male, che perde però la battaglia definitiva quando Cristo, l'Unto, risorge.

"Eli, Eli, lemà sabactàni?" Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?

Mi piace servirmi del dogma per uscire fuori dai miei dubbi razionali.

Quindi penso al Corano, che non ha difficoltà nell'esortare a diffondere le sue verità religiosa anche con la forza fisica.

E' facile dire che la nostra arma è la parola.

Mi ricordo che alcuni giorni fa ho rivolto queste mie devote perplessità a Stefano, mio fratello. Ricordo anche che lui, sornione, mi ha lanciato un'occhiata stupita, consigliandomi di non fumare troppo pakistano nero.

Mah…

Cosa avrà voluto dire?

Gabriele interrompe bruscamente le mie divagazioni mistiche, ricordandomi che domani è Festa.

E che Festa!

Cavolo, il prossimo 25 aprile sarà il 63° anniversario della Liberazione dell'Italia dagli occupanti nazisti.

Una pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati alleati ma con il contributo determinante degli italiani, partigiani e militari, chiudendo il periodo della dittatura e aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione.

Certo, la Festa della Liberazione è una giornata per ricordarci che i diritti, il benessere, la libertà dei quali godiamo non sono qualcosa di scontato.

Troppa gente se ne dimentica.

Non riesco a capire.

Eppure molti sono morti per garantirci queste conquiste.

Forse il punto è questo: spetta a noi difenderle, tenendole vive nella coscienza e negli atti di ogni giorno.

E' proprio vero: per questo il 25 aprile deve essere veramente una giornata di Festa!

Ritorniamo a Ostia, sazi e contenti.

Ho deciso, del resto.

Dopo questa ottima cena al Reginus di Collevecchio, domani mi rivedrò "Roma città aperta", il film che racconta una storia ambientata nella Roma del 1944.

Un capo della Resistenza, l'ingegner Manfredi, è braccato dai tedeschi.

Trova rifugio da Pina, una donna del popolo, vedova con un figlio, che sta per risposarsi con Francesco, un tipografo anche lui legato alla Resistenza.

Marcellino, il figlio di Pina, riesce a mettere in contatto l'ingegnere con don Pietro, un prete che ha già collaborato in passato con i partigiani.

Quando anche Francesco viene portato via, Pina corre inseguendo il camion, ma una raffica di mitra la uccide sotto gli occhi impietriti della gente e del figlio.

Manfredi viene sottoposto a tortura e muore, ma senza parlare; don Pietro, anche lui arrestato, è costretto ad assistere alla scena e maledice gli assassini.

Poi, nel piazzale di un forte, don Pietro, fatto sedere su di una sedia, viene fucilato alla schiena sotto gli occhi dei ragazzini della sua parrocchia.

E questa è la fine del film.

Che bello!

Vi piacciono tutte queste ingiustizie?

Figuratevi: a me manco per idea.

4) ALEMANNO SINDACO

Il risultato del ballottaggio dimostra chiaramente che Roma ha percepito e registrato un desiderio forte di cambiamento. C'era nel sistema di governo dominante una situazione autoreferenziale che non aveva colto che ci voleva e veniva chiesta da noi cittadini una grande svolta. Così noi elettori capitolini, quando abbiamo avuto la possibilità di esprimerci con il voto, abbiamo dato forma e sostanza politica a questa domanda. E la risposta é stata chiara: Alemanno Sindaco di Roma.

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