LE RICERCHE SULLA GRANDE GUERRA IN VALTELLINA – L’INCONTRO CON UNA SINGOLARE TESI DI LAUREA

Riceviamo e pubblichiamo:

Sapendo che molti sono interessati alle mie ricerche sulla Grande Guerra, voglio indicare un fatto che – con tutta franchezza – mi ha sfavorevolmente colpito.

Come ho più volte segnalato noi vogliamo non solo parlare dello Stelvio ma anche delle retrovie, da Tirano a Sondrio, da Morbegno a Colico e Chiavenna.

Ovviamente i dati "non militari" sono difficili da reperire: allora abbiamo deciso di utilizzare i giornali locali, come termometro della situazione. Sappiamo che, al tempo, certo non tutti li leggevano (ma pure oggi ..!) ma non vi sono altre fonti veramente attendibili, puntuali, frequenti.

Ci siamo basati sopratutto sul Corriere della Valtellina, di area cattolica, e sulla Valtellina, di area liberal-radicale. Perché questa scelta? Perché l’Adda, giornale socialista, aveva un’impostazione apertamente legata a fattori “esterni” alla ns Provincia, ove il “proletariato” urbano era quasi assente. Non per nulla alle elezioni i loro risultati erano sempre assai esigui.

Dalla lettura dei due giornali si evince una rivalità aspra, preconcetta e talora feroce tra il mondo radicale e quello cattolico. Per il vero il secondo assai più moderato nei toni del primo.

Così come è chiaro che il mondo cattolico locale (e nazionale) era contrario alla guerra, pur dicendo “.. se ci sarà, faremo il ns dovere di italiani ..”. Una posizione realista, ma contrari erano e restavano. Ovviamente i radicali (attenzione, di allora, Pannella avrebbe poco a che spartire ..) via via si fecero più favorevoli, sino a divenire interventisti.

Perché questa lunga premessa?

Per dimostravi cosa è stato – sino ad oggi – scritto, pure in Valtellina, sulla GGuerra.

Ovviamente non mi riferisco ai vari Viazzi e simili, ne tanto meno al periodo 1920-40, ma ai libri, alle tesi “di storia” di epoca recente, cui gli studenti ma pure gli appassionati vanno ad attingere, per avere una versione non agiografica e non basata solo sulla memorialistica ma su solidi dati. Quanto solidi poi vedremo ...

Ora abbiamo trovato, a Sondrio, una tesi di laurea, anno 1979/80, facoltà di lettere di Milano, che ci avrebbe risolto ogni problema di ricerca. La tesi, di Marino Buzzetti, si intitola “La Provincia di Sondrio durante la Prima Guerra Mondiale”. Che chiedere di più?

Devo ammetterlo, la data mi inquietava, ben sapendo, per esperienza personale, l’aria che tirava all’Università di Milano in quegli anni. E difatti ... mi sono beccato un’emicrania alla lettura ..!

Incominciamo col dire che la fonte PRIMARIA è l’Adda, senza dire (se non quasi per caso e dando al fatto un'importanza trascurabile) quali fossero i reali rapporti di forza elettorale (e quindi l’orientamento dell’opinione pubblica) tellina.

Gli altri due “grandi” giornali, di fatto, vengono accomunati. Ed è proprio questo fatto che mi ha subito insospettito: pure un lettere del tutto ignaro, scorrendo un paio di pagine per giornale, avrebbe visto che erano ideologicamente opposti ed in aperto contrasto. Ma la tesi no. Perché, se mi passate il gioco di parole, la sua tesi è che “clericali” (testuale) e conservatori (i liberal-radicali) la pensavano più o meno alla stessa maniera. E’ vero che i clericali erano “apparentemente” contrari alla guerra ma ... ma ad esempio dicevano che se ci si doveva difendere ... Concetti del tipo che se il prete ed il sindaco volevano, il contadino eseguiva ... ed andava in guerra. La solita separazione tra pacifisti senza se e senza ma, su basi teoriche, ed i pacifisti più realisti e collegati all'ambienre locale.

Quanto ai dati, che speravo numerosi ed interessanti, NON VE NE SONO. E’ tutto un “si deduce”, “si può credere”, si ipotizza”, “dobbiamo immaginare”, “sarà accaduto”, senza portare altre fonti che i giornali! E, con tutta evidenza, dando all’Adda ogni credito.

Ma non basta. Vi sono chiare contraddizioni, come quando dice che “...l’ambiente culturale era assai limitato (e così questi stupidi di tellini stavano a sentire i padroni ed i preti ...!) ... pure se l’analfabetismo era assai basso, rispetto al resto dell’Italia ..”.

Ora immagino che a Spriana non vi fosse una Società Filologica ne a Piateda un Istituto di Scienze Applicate ma “saper leggere e scrivere” garantiva pur sempre livelli di “comprensione” degli avvenimenti ben maggiori di quanto avveniva in altre regioni. Ad esempio in Emilia-Romagna ove (dato ufficiale) all’epoca gli analfabeti, alla visita di leva, erano oltre il 50% (in Valtellina il 16%)!

Per di più l’informazione sulla realtà tellina è assai approssimata, pure sul piano economico. Si parla poco del turismo, definito d’elite e quindi senza ritorno economico (deduzione del tutto opinabile) ma si citano solo Bormio e Valmasino, come poli turistici, senza indicare ad es. la Valmalenco ove il locale Grand Hotel, gia esistente, cambierà il volto turistico della Valle. Ed ove vi erano vari alberghi, trattorie, rifugi, già assai frequentati. Ed in altre aree il turismo stava prendendo piede. Ma dovendo dare un’immagine particolarmente povera e depressa della provincia – il che in parte era, ma non falsando la realtà – si preferisce “sorvolare” su talune realtà.

Come si sorvola su di un fatto assai importante, nel merito della GGuerra: i socialisti nostrani erano GLI UNICI tra tutti gli europei, ad essere restati su posizioni ASSOLUTAMENTE PACIFISTE. Un po’ simili a talune forze d’oggi, del radicalismo pacifista. Negli altri Paesi, dalla Francia alla Germania, dalla GB all’Austria, alla stessa Russia, tra la propria Patria e Nazione e l’ideologia internazionalista, tutti i socialisti avevano scelto le prime. Quindi i ns socialisti erano isolati, tanto da prendersi non poche rampogne dai colleghi francesi Un simile fattore che non poteva essere trascurato. Anche perché collegato con i nostrani socialisti riformisti, attivi anche in Valtellina, su posizioni più possibiliste e simili a quelle cattoliche. Invece no, parrebbe che i socialisti riformisti fossero 4 gatti, senza seguito. Figuriamoci: seguivano la linea europea!

Infine una nota sul "militare". Come parlare di una Valtellina piena di soldati, di cannoni, di depositi, in guerra, senza accennare allo strumento militare? Eppure è così. Poche informazioni ed errate: si dice che allo Stelvio (od al Gavia, non è chiaro) vi era una Compagnia del Batt. Morbegno. Invece erano due, del Batt. Tirano! Per di più vengono citate due cime, solo due. Peccato che non siano ne allo Stelvio, ne al Gavia. Ma al Tonale. Insomma la tesi non descrive neppure quali aree telline fossero coinvolte. Per non parlare di retrovie, di forti, di presidi, di lavori, con il loro ritorno, nel bene e nel male, sulla gente e pure sull’economia.

Si dice solo che si “faceva la fame” (in realtà in misura assai minore che in Tirolo o nel 2° Conflitto Mondiale) ma, anche in questo caso, è un’affermazione di principio non suffragata da alcun dato oggettivo: nessun paragone con l’anteguerra, nessuna statistica, solo giudizi del tipo “...il governo non faceva nulla ... i comitati locali non riuscivano ...” Ma perché, cosa mancava? Quando, come? Silenzio!

Come comprenderete questa tesi offre una visione, di questi avvenimenti, di stampo nettamente legato ad una storiografia di scuola marxista. Nel solco della storiografia che non deve investigare per dedurre ma semplicemente offrire prove che confermino una visione già ampiamente prevista. Tutto è scritto in funzione puramente ideologica, si dice o non si dice, si cita o non si cita, solo ciò che “serve” ad un certo presupposto ideologico. E se i dati difettano, si può sempre scrivere “...parrebbe che ...”.

Non è la prima volta che mi imbatto in tutto questo ma vedere che a Sondrio vi è una sola tesi (a quanto mi risulta), in biblioteca, sull’argomento, e scritta in questo modo, mi pone di nuovo il dubbio se non sia completamente da rivedere la ns storiografia post Seconda Guerra Mondiale. Storiografia certo non da buttare ne da contestare in toto ma altrettanto sicuramente succube – quando la cosa non fosse apertamente voluta – della storiografia politica Marxista-Leninista, oggi diremmo del “politicamente corretto” o del “pensiero dominante”.

La revisione, la ricerca di nuovi dati, la nuova lettura di quelli già noti e - sopratutto - la loro diffusione, si impone nell’interesse di chi, come il Centrodx, ha (o dovrebbe avere) altre idee ed un’altra visione storica. Ma pure nell’interesse della stessa Sn Riformista che deve sganciarsi, come fatto in quasi tutti gli altri paesi europei, dai vecchi miti massimalisti. Nell’interesse stesso della storia “locale”, che solo sfuggendo visioni ideologizzate o generalizzate, potrà comprendere una realtà come la nostra, tanto diversa da quella di una periferia milanese o del sottoproletariato di alcune regioni meridionali.

Ed oserei dire nell’interesse della Storia con la S maiuscola. Che è certo di parte ma non può essere di una sola parte.

Nemo Canetta

Nemo Canetta
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