SINDACALISTI CHE NON SERVONO

(E in calce nota del Direttore)

Ha sorpreso non poco la sanzione comminata dall’Ispettorato Provinciale del Lavoro alla Fondazione Casa di riposo Ambrosetti-Parravicini di Morbegno: “45 mila euro di multa”, da dividere a metà tra la Cooperativa Il Cigno e la Fondazione stessa.

La notizia pubblicata a caratteri cubitali sulla stampa locale ha sollevato molto rumore, tanto che la gente si chiedeva cosa avessero combinato di così grosso i responsabili della casa di Riposo.

I fatti contestati riguardavano n. 2 dipendenti della Cooperativa “Il Cigno”, temporaneamente impiegati dalla Fondazione medesima in sostituzione di propri dipendenti assenti per malattia, in lavori diversi (aiuto di cucina) da quelli risultanti dal contratto che la Casa di Riposo aveva stipulato con la Cooperativa di servizi.

Va notato che quelle due lavoratrici sono state regolarmente retribuite con stipendio mensile superiore a quello che avrebbero percepito dalla cooperativa, solo che gerarchicamente dipendevano, per quel periodo, dalla Fondazione.

La materia contestata ha però a che vedere con le nuove norme che regolano il mercato del lavoro, nel senso che la Fondazione, per poter utilizzare temporaneamente quelle due operatrici doveva seguire una determinata nuova procedura che, purtroppo, non ha applicato.

Certo, i dirigenti della Fondazione, prima di assegnare l’impiego temporaneo alle due dipendenti in mansioni diverse dal contratto con la Cooperativa, avrebbero dovuto conoscere, o perlomeno informarsi bene sui contenuti della nuova legge che regola la materia e le procedure da seguire. Si noti bene: “sto parlando di errore di procedura”, un giurista direbbe: “un vizio di forma”.

Insomma, una quisquilia, una bazzecola, un nonnulla, che però la solerzia del sindacalista burocrate delle cosiddette Rdb/Cub che si è occupato della questione, avvezzo si vede, più alla ricerca di cavilli piuttosto che alla sostanza delle cose, oltre al rumore che ha sollevato, ha fatto pagare molto cara alla Casa di Riposo.

In pratica, la Fondazione è stata condannata per un reato tra i più gravi: “intermediazione di manodopera”. Così dice la legge. Uguale nella forma ai reati che commettono i cosiddetti “caporali” che ingaggiano i braccianti agricoli o i manovali edili da mandare nei poderi o nei cantieri a lavorare in nero, anche se nella sostanza non risulta nessun reato essendo state le dipendenti regolarmente retribuite e tutelate. Non si capisce dove sta il vantaggio che ne ha tratto per il suo sindacato e per le due dipendenti che rappresentava in quella vertenza.

Avesse solamente pensato, quel signore e le sue due assistite, che l’ammontare della multa (formalmente corretta ma sostanzialmente stupida) ricade interamente sulle rette dei degenti sicuramente meno fortunati di loro, forse avrebbero seguito un’altra via, meno rumorosa, più solidale e più costruttiva. Ma chi agisce da corporativo non ha il dono di pensare agli altri.

In conclusione si può affermare che un burocrate, termine spregiativo del buon amministratore, se si mette in gioco con la sua contorta mentalità riesce a trasformare una buona legge in uno strumento persecutorio e non fa un buon servizio alla collettività. Ma un sindacalista che, rivestendo un ruolo di rappresentanza si comporta come tale, oltre che a fare un cattivo servizio crea anche danni alla comunità e ai suoi rappresentati. Quindi, non serve proprio a nessuno.

Valerio Dalle Grave

Avessero pure qualche ragione far avere multe a una casa di Tiposo e a una Cooperativa dove i giovani tirano il carro a farica é una cosa da fine del mondo. Scrivano pure le loro ragioni, come hanno fatto con altro giornale. Garantiamo che pubblicheremo. Con il commento dovuto. Nota del Direttore

Valerio Dalle Grave
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