ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) IL RITORNO DELL’AVIARIA 2) RICORDI E NUCLEARE 3) NASSIRIYA 4) CALCIO VIOLENTO 5) IL PARTITO DEL POPOLO ITALIANO

1) IL RITORNO

"E...allora?", chiede Simonetta. Siamo seduti al tavolo di un bar di fronte al Pontile. Sorpreso, mi sollevo su un gomito, guardandola con attenzione. "Perché?". Lei scuote le spalle. "Così, l'ho letto sul giornale di oggi". Queste parole mi lasciano interdetto. Preferisco precisare, quindi "Dunque, perché tanto mistero?". Lei si irrigidisce, ma solo per un momento, e non dice nulla. Ma io, ancora frastornato, insisto "Coraggio, dimmi cosa hai". . Simonetta no sa trattenersi ancora e replica duramente, rilevando di colpo la tensione che ha cercato di soffocare in sé fino a quel momento. "Torna l'incubo dell'influenza aviaria potenzialmente mortale anche per gli esseri umani -dice- infatti il ministero dell'Agricoltura britannico ha confermato che il virus che ha causato l'ultima epidemia di Sars (aviaria) in un allevamento di tacchini a Norfolk è del ceppo più pericoloso per l'uomo, l'H5N1. Circa 5.000 tacchini sono stati abbattuti." A queste parole mi sento triste e, pur non volendo farla preoccupare, mi alzo lentamente in piedi con un'espressione risentita e, con voce alterata, replico "Non è possibile!" Simonetta mi invita a tacere con un gesto deciso della mano, ma senza ostilità, lo sguardo rivolto al mare. Poi fa un respiro profondo e, porgendomi il giornale, mi consiglia di leggere il pezzo che mi sta indicando. E io leggo. E leggo che la zona di sicurezza, nella quale sono stati messi al chiuso tutti i volatili da allevamento e dove ne è vietato il trasporto, è grande quasi come l'intera contea di Norfolk. I casi sono stati registrati nella località di Diss. Si tratta del quarto caso di aviaria registrato quest'anno nel Regno Unito: a febbraio era emerso un ceppo H5N! nel pollame a Upper Holton, nel Suffolk, mentre gli altri due casi, in Galles e nel Merseyside avevano riguardato le varianti H7N2 e H7, meno patogene.Prima di allora, solo un cigno era stato ucciso, nel 2006, dalla variante più pericolosa per l'uomo. Il tipo H5N! del virus dell'influenza aviaria ha causato la morte di oltre duecento persone in tutto il mondo - per lo più in Estremo Oriente - a partire dal 2003, mentre milioni di uccelli selvatici e d'allevamento sono morti o sono stati uccisi per limitare la diffusione dell'epidemia. Altri test sono in corso per stabilire la fonte dell'infezione e la Commissione europea è stata informata. Fred Landeg, capo veterinario del dipartimento, ha detto "Abbiamo già affrontato l'H5N1 quest'anno, ma questo caso è circondato dall'incertezza. È necessario dare notizie rapidamente su altri possibili casi, e imporre una stringente biosicurezza secondo i nostri piani d'emergenza". Landeg ha detto che il ceppo è stato segnalato anche in Repubblica Ceca e Germania nel 2007. Dopo aver letto questa notizia, rivolgo nuovamente lo sguardo a mia moglie. "Va bene" concludo con un profondo respiro. Simonetta scuote la testa "Certo. Capisco la tua indignazione". "Comunque , adesso è meglio andare" dico. Ci alziamo. Poi, prendendola sottobraccio, le sorrido in un modo un pò ironico. Fatti pochi passi, ci fermiamo un attimo a guardare il tramonto. Quindi, cingendole la vita, la guido con dolcezza verso casa. Dietro di noi il lastricato del lungomare. Non mi volto più indietro.

2) RICORDI

Dall’alto del Pontile, contemplo il mare. Che bello vedere una tale, sconfinata immensità. Meraviglioso trovarsi davanti a qualcosa di cui non riesci a scorgere la fine. Scruto l’orizzonte che si perde nell’

acqua. Rimango per qualche istante con lo sguardo perso in lontananza.

Poi guardo verso il punto in cui il mare si ricongiunge alla terra. A riva si scorgono cinque gabbiani vicino a delle imbarcazioni. Ho un sacco di progetti e questo mi fa pensare che tutto sommato non è ancora il momento di mettersi a fare bilanci, più o meno. Vicino a me, Simonetta. “Che c’è?” le chiedo. Non risponde. Tiene le braccia incrociate sulla camicia, ma non sembra intenzionata a tornare a casa.

E così continuiamo a passeggiare, con Simonetta, con il rumore delle onde come unica compagnia. Intanto si è fatta sera. Guardiamo il mare; la luce della luna tremola all’orizzonte fino a riva e si perde nella schiuma delle onde che s’ infrangono sulla spiaggia. Lasciamo che il fragore delle onde ci avvolga. Bouganvillee e rosmarino, gerani e basilico. Saint Tropez? Macché: Collevecchio. Mi sdraio sull’erba, sulla schiena, le mani intrecciate dietro al testa. Eccola là, l’Orsa maggiore. E accanto a lei, l’Orsa Minore. Quante volte le ho guardate assieme a Simonetta, dal balcone di zia Felly affacciato sul cortile, oltre il quale si vede il Soratte. Da bambino certi pomeriggi d’estate prendevo la bicicletta Graziella che mi aveva regalato papà per i miei otto anni e mi lanciavo a tutta velocità lungo il Cavone, poi sbucavo dalla Buchetta e imboccavo la strada immersa nel verde che porta al Parco della rimembranza e una volta lì smontavo dalla bici e scendevo tra i cespugli e andavo a sedermi sul piedistallo di un antico cannone costruito durante la prima guerra mondiale, e anche allora guardavo il tramonto. E qui che ho conosciuto Simonetta. Ricordo la brezza della collina sabina che accarezzava il suo giovane corpo e tradiva la sua innocenza, inasprendo il mio desiderio. Tremo quando parlo dell’amore che ancora provo per lei. Di cinque parole che mi escono di bocca, una sempre quel nome. Simonetta, Simonetta, Simonetta. E, mentre mi prende una mano, penso: “Da chi discendiamo?”. Da nobili? Non credo.

Probabilmente da artigiani e contadini. Perché no? Gente che si dedicava anima e corpo a lavorare terre ingrate, cercando la comprensione delle spighe e la pietà del sole. Buone persone. Spesso penso a papà, morto nel novantadue. Se sono in difficoltà, penso: papà ti prego fai qualcosa. Lo so che ci sei, da qualche parte. So che mi vedi. Intanto, seduto sul divano, vedo il telegiornale. Ma cosa sta dicendo D’Alema in tv? Ah, che bisogna riprendere la ricerca sul nucleare. “Il nucleare è un tema delicato per il nostro Paese, ma l'attuale Governo è intenzionato a riportare l'Italia quanto meno nel campo della ricerca dello sfruttamento dell'energia nucleare per recuperare il gap accumulatosi in questo campo con gli altri Paesi”.

Possibile, mi chiedo. Nel frattempo D’Alema sta specificando che “c'è bisogno di un certo numero, non enorme, ma necessario di rigassificatori. Il governo si sta adoperando. Siamo per le interconnessioni delle reti elettriche - aggiunge - per una politica europea in grado di valorizzare le fonti rinnovabili e di ridurre la dipendenza”. Quindi, se ho ben capito, secondo D’Alema la dimensione energetico-ambientale è una componente fondamentale della nostra politica estera, nel quadro di un rafforzamento della cooperazione multilaterale e di un partenariato tra Paesi produttori e consumatori.

A conferma di ciò, dal televisore mi giunge ancora la voce di D’Alema che spiega che di fronte alle sfide che si presentano in questo campo, la ricerca di soluzioni condivise su scala mondiale è l'opzione obbligata, perché nessun Paese, “per quanto potente, può illudersi di contare solo sulle proprie forze”. Esco sul balcone. Mi fermo sulla soglia per lasciare ai miei occhi il tempo di abituarsi al sole. Dietro di me il viso di mia moglie comincia a sorridermi. Bevo un sorso di vino, mentre le mani di Simonetta mi accarezzano dolcemente la schiena.

3) NASSIRIYA

Il 12 novembre 2003 a Nassiriya morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 militari dell'esercito e 2 civili), mentre erano impegnati in una missione in Iraq. Sono rimasto dispiaciuto per il fatto che, durante le celebrazioni del 2 novembre, il Ministro della Difesa Parisi, commemorando al Verano i militari caduti in guerra e nel dopoguerra, compresi quelli che hanno perso la vita nelle missioni all'estero per la pace, in generale, non ha fatto alcun riferimento a Nassirya. Ed oggi, quarto anniversario della strage, ritengo giusto ricordare i loro

nomi:

• Enzo FREGOSI, Sottotenente dei Carabinieri

• Alfonso TRINCONE, Sottotenente dei Carabinieri

• Giovanni CAVALLARO, Sottotenente dei Carabinieri

• Filippo MERLINO, Sottotenente dei Carabinieri

• Massimiliano BRUNO, Maresciallo A.s. U.p.s. dei Carabinieri

• Alfio RAGAZZI, Maresciallo A.s. U.p.s. dei Carabinieri

• Daniele GHIONE, Maresciallo Capo dei Carabinieri

• Giuseppe COLETTA, Brigadiere dei Carabinieri

• Ivan GHITTI, Brigadiere dei Carabinieri

• Domenico INTRAVAIA, Vice Brigadiere dei Carabinieri

• Andrea FILIPPA, Appuntato dei Carabinieri

• Orazio MAIORANA, Appuntato dei Carabinieri

• Massimiliano FICUCIELLO, Capitano dell’Esercito

• Silvio OLLA, Maresciallo Capo dell’Esercito

• Emanuele FERRARO, Caporal Maggiore Capo scelto dell’Esercito

• Sandro CARRISI, 1°Caporal Maggiore dell’Esercito

• Pietro PETRUCCI, Caporal Maggiore dell’Esercito

• Stefano ROLLA, civile

• Marco BECI, civile.

Quattro anni non hanno cancellato quelle emozioni. Tutto qui.

4) CALCIO

Incredibile.

Non è bastato Filippo Raciti, l´ispettore ucciso il 2 febbraio scorso a Catania durante gli scontri tra ultras.

La violenza dei tifosi di calcio continua, esce dagli stadi e ora arriva addirittura in autostrada, dove si sono scontrati due gruppi di tifosi. A sparare, un poliziotto. Si chiamava Gabriele Sandri, era tifoso della Lazio ed è morto nei pressi di un Autogrill vicino ad Arezzo dopo un diverbio con dei tifosi juventini.

Gabriele, che era dj nella nota discoteca capitolina “Area”, è stato colpito con un proiettile sparato per errore o comunque in maniera affrettata da un agente. Il ragazzo sarebbe stato preso dietro al collo mentre era seduto in macchina, come dimostrerebbe il finestrino posteriore infranto dell’auto. I tifosi dicono “È un reato perpetrato dalle forze dell’ordine. È stato un

tirassegno”. Sono frastornato. Il campionato non si è fermato.

Le partite si sono giocate ugualmente, ad eccezione di Inter-Lazio, Atalanta-Milan e Roma-Cagliari. D’accordo. Mi stringo le spalle. Una cosa è certa: vergognatevi! Mi asciugo una lacrima con il palmo della mano.

5) IL PARTITO

E chi é che no fa errori? Tutti nella nostra vita possiamo fare degli errori, Berlusconi come Prodi. Siamo uomini, non macchine. A Milano Berlusconi spiazza gli alleati che ne contestano la linea politica.

Anziché difendersi passa al contrattacco, utilizzando l'iniziativa della raccolta di firme nei gazebo per mandare a casa il governo Prodi, non condivisa da An e Udc. A livello di inconscio, credo che sia un evento evitabile, ma Berlusconi cerca sempre di non accettare la realtà sino a quando non si avvera. Forte delle adesioni, che Fi asserisce ammontino a 7 milioni, Berlusconi ha annunciato la nascita del Partito del popolo italiano, in cui confluirà Forza Italia. E per ribadire la propria leadership ha lasciato intendere che se ci sarà dialogo sulle riforme, l'Unione dovrà trattare con lui. Fini è stato chiaro: "Il giro di boa è l'inizio dell'anno nuovo. Se in quel momento saremo in grado di rilanciare su basi nuove la nostra iniziativa politica, bene.

Altrimenti ognuno andrà per la sua strada". Casini non è stato da meno:

"serve politica, non propaganda". Lo scontro ha avuto anche un risvolto polemico al convegno di An, ad Assisi, dove è andata in scena la dura contestazione della platea all'indirizzo di Fabrizio Cicchitto (Fi), che aveva criticato la linea di Fini. Mi fanno ridere coloro che datano la fine di un centro democratico. Ma come si fa a stabilire la fine di una organizzazione secolare, così radicata nel territorio! Si può senz'altro parlare di grossi passi avanti che si sono fatti con il bipolarismo, ma da qui a parlare di fine, ne corre. Gli ingredienti per un grande centro ci sono. Sicuramente sì. Io credo che la situazione del sistema politico bipolare sia ormai talmente deteriorata che possa senz'altro convenirsi con chi ritiene che attualmente l'effettività del bipolarismo sia gravemente compromessa, e che la convinzione, tutt'altro che fallace, del ritorno di un grande centro induca i g i politici democratici come Casini, Rutelli, Mastella, Buttiglione -tanto per fare alcuni nomi- a cominciare a crederci veramente. Ma la strada è ancora lunga. Per il momento Casini e Rutelli si scambiano solo poche parole, separandosi poi senza alcuna forma di cordialità. Una cosa è

certa: il destino dell'Italia è ormai indissolubilmente legato ad un partito democratico. Di centro, certo. Intanto, nel delirio generale, una grande tempesta si sta addensando sul governo. E Prodi brandisce rabbiosamente la sua lunga spada e la leva in alto. I suoi occhi sembrano mandare lampi.

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