ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) PASSEGGIATA AL PORTO 2) QUOTE LATTE 3) PREMIATA PASTICCERIA BELLAVISTA

1) PASSEGGIATA

Mi sveglio pochi secondi prima che scatti la radiosveglia. Sabato. Mattina di fine inverno. Simonetta corre di corsa a una riunione condominiale. Ho mal di testa e non l'accompagno. Mi metto in cammino verso il Porto, godendomi il vento mattutino. Il movimento fisico è un lusso? No. E' una necessità quotidiana, per tutelare il nostro strumento di eccellenza migliore, il cervello. Per potenziarne al massimo le capacità nella giovinezza, e contrastare gli insulti del tempo già dalla prima maturità, fino alla vecchiaia. Non è mai troppo tardi per scoprire i vantaggi che il movimento fisico dà al cervello. Di certo, prima si comincia, maggiore è il beneficio. Usciamo dalla scatola in cui siamo rinchiusi: da case sempre più piccole, da uffici lillipuziani, da automobili in cui stiamo forzosamente seduti per ore, comprimendo, reprimendo e somatizzando frustrazioni ed emozioni. Un corpo compresso e arrugginito comprime e opprime la mente, la rattrista, la impoverisce. Un corpo felice di sentirsi vivo, anche nel movimento, nutre il cervello e stuzzica la mente a volare alta e con più gusto. Tutti cercano le terapie naturali. Pochi praticano con costanza la terapia naturale più semplice ed efficace che c'è: passeggiare sul lungomare. Mi volto di scatto. Pallida, magra, vestita di nero, vedo una ragazza avvicinarsi. Sembra una figura diabolica. Per un istante ne ho paura. Poi la riconosco. Una ex collega comunale. Non é più la ragazzina che ho conosciuto allora. E' cambiata, ma ancora non so dire quanto. Dal giorno del mio passaggio a un'altra amministrazione non le ho più parlato. Venticinque anni fa. "Sono io...Carla!" Mi porge la mano e me la tiene stretta a lungo. "Abiti a Ostia, vero?" Annuisco. Mi sento le ginocchia molli. Parliamo. Poi mi saluta. "Cerca di farti sentire qualche volta, Mario". Mi sembra di sognare, ma l'urlo di Gabriele mi richiama alla realtà. "Devo andare..." Le lascio la mano. "Buona fortuna". Nel frattempo Gabriele mi ha raggiunto. Mi chiede i soldi per la benzina. Scuoto la testa, ma lo accontento. Riprendo a passeggiare pensando che i limiti di velocità insostenibili e bizzarri ci sono da sempre sulle strade, ma a farli diventare un caso sono stati autovelox, telelaser e photored che, utilizzati a regola d'arte, diventano così efficaci da indurre dubbi sui loro veri scopi. Alcuni limiti sono così difficili da rispettare in condizioni normali che chi ne fosse capace rischierebbe di provocare tamponamenti oltre che intoppi al traffico: un esempio sono i 50 km orari sulle tangenziali e i raccordi a tre corsie o i 40 orari nelle corsie autostradali a due corsie. Arrivo al Porto. Mi siedo su una panchina del belvedere. Intravedo Ferruccio in bicicletta. Mi faccio largo tra la folla, ma un istante dopo è scomparso. Oggi c'è molta gente al Porto. E' impossibile trovarlo in questa calca. Accelero il passo. Schivo la gente. Lo raggiungo. Gli sfioro una spalla. "Ferruccio!". E' davvero lui, pallido e stanco dopo la passeggiata in bici. Dieci chilometri. Dall'Infernetto al Porto. Ci guardiamo per un istante. Entriamo in un bar. Ci sediamo a un tavolino. "Vuoi parlare?" Lui scuote la testa. Deve riprendere fiato. "Vuoi dirmi almeno come è andata la passeggiata?". "Faticosa". "Lo capisco". Usciamo dal bar. Dal belvedere rimaniamo a osservare il mare. Mi volto verso lui. Non gli dico di Carla. Non gli dico di Gabriele. Chissà perché gli parlo di Mourinho. E' attonito. Sbuffa annoiato. Del resto è un milanista doc e non sopporta il trainer nerazzurro. All'improvviso, dico "Chi si é fatto da solo é un tossicodipendente solitario o un imprenditore di successo? E se Dio é immortale, perché ha lasciato due testamenti?" Mi guarda. Per un attimo rimane in silenzio, poi scoppia a ridere. Stringo i pugni. Quindi mi alzo. Lo guardo sorpreso: sono già sul punto di inalberarmi. Poi mi rassereno. Ride. Mi saluta e ritorna a casa. Il cielo é limpido e il sole splendente. Penso a papà. "…e caddi come corpo morto cade." Scoppio a piangere lacrime meritate e, in un certo senso, benefiche.

2) QUOTE

Che barba! La Comunità europea ha infatti consentito a ogni Paese membro la produzione di una determinata quota di latte, che nel tempo è cresciuta. Ma attorno alle concessioni è cresciuto un mercato dei certificati, che ha visto aumentare produttori fittizi,che davano in affitto le loro quote ad allevatori veri, ma sprovvisti di documenti. In questo guazzabuglio (in cui da oltre dieci anni non si è riusciti a mettere ordine con un'anagrafe aggiornata) le multe per sforamento delle quote hanno colpito gli allevatori, riducendone molti alla fame. In queste settimane si sta discutendo in Parlamento una legge di riassetto. Ed è per questo che gli allevatori protestano per spiegare che le multe non sono giustificate e soltanto ipotizzare rateizzazioni è una bestemmia. Documenti alla mano sostengono che l' Italia non ha mai sforato le quote, non ha mai prodotto più latte di quanto avrebbe dovuto, visto che una buona parte viene importato dall'estero. Soltanto alcuni furbacchioni hanno fatto fruttare i loro certificati di carta, guadagnandoci lautamente e costringendo gli allevatori sani a pagare le loro truffe. Ecco cosa affermano i manifestanti: "gli allevatori non vogliono essere strumentalizzati dai vari dirigenti sindacali agricoli che hanno tutelato le quote di carta. Siamo stanchi di essere trattati da sudditi, mentre il Governo decreta la morte della zootecnia da latte in Italia con false rateizzazioni, con il proseguo di dette rateizzazioni su multe inesistenti per produzione da latte scritte sulla carta, con l'esproprio di terre e proprietà immobili agli allevatori, la cui sola colpa sarebbe quella di aver prodotto latte italiano". Di mezzo, come non bastasse, ci sarebbero alcune banche "che favoriscono attraverso Equitalia (ministero del Tesoro) l'esproprio delle proprietà". Gli allevatori hanno le idee chiare. Chiedono venga messo fine "allo stillicidio di 17 anni di norme ed emendamenti che distruggono la produzione". Chiedono di contare le vere aziende che producono il latte (sarebbero 40.150 aziende agricole con un milione di mucche), distinguendole da quelle che hanno solo le quote di carta e guadagnano soldi dall'Unione europea senza fare nulla. Chiedono sia verificato dove è destinato il latte italiano, ovvero se è solo latte nostrano quello utilizzato dalle 34 etichette Dop (Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Asiago, Montasio...), bandiere della produzione lattiero casearia nazionale. O se invece, come sospettano, arrivi anche dall'estero. È per questo che il movimento dei Cobas per le quote latte (Cospa) ha, chiesto al Ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia, profonde riforme al decreto legislativo sulle quote latte. Vogliono che siano riconosciute le quote latte a chi il latte lo produce per davvero, in quanto possessore o affittuario di quote a cui corrisponda un patrimonio zootecnico in attività. Ma non vanno accollate agli allevatori le multe per sforamenti di quote che, secondo il Cospa, non hanno fondamento, perchè l'Italia non ha mai prodotto più di quanto la Ue le lasciasse fare. Anzi, la produzione totale sarebbe del 5-10 per cento inferiore al consentito. Gli sforamenti sarebbero dovuti alle speculazioni di chi finge di produrre. Il Cospa vorrebbe che a pagare fossero i truffatori, non gli allevatori veri e per questo chiedono a Zaia di sancire una moratoria in attesa di accertare le responsabilità reali per sforamenti fittizi, per produzioni fasulle. Ma al Cospa replica Ernesto Folli, presidente Unalat, parlando all'assemblea dei soci. Annuncia a sua volta mobilitazioni e chiede modifiche al decreto, ma in senso opposto al Cospa. Vuole innanzitutto l'estensione a tutti i produttori che hanno debiti per prelievi non pagati dell'obbligo di rinunciare al contenzioso prima di procedere alla distribuzione di nuove quote. Come dire che devono accettare i piani pluriennali di pagamento. Su una cosa sola sono d'accordo, con il Cospa: il prezzo del latte italiano è troppo basso e va ritoccato.

3) PASTICCERIA

Trama:

Commedia in due atti. Ermanno e

Giuditta Bellavista sono i proprietari di una pasticceria annessa alla propria casa. Con loro vive la madre, sofferente di diabete e pressione alta. Ermanno ha una relazione in segreto con Romina, la quale è stanca di tenere il segreto sul loro rapporto e vuole che egli si decida a parlarne con la famiglia. Giuditta, invece, è fidanzata con Aldo, il pasticcere che lavora per loro, il quale a sua volta ha per amante Rosa, la ragazza di bottega. Ermanno, in passato, ha subito un intervento di trapianto agli occhi; questi sono stati prelevati dal barbone Carmine, creduto morto mentre si trovava in coma in seguito ad un incidente. Così, una volta svegliato dal coma, Carmine si era ritrovato cieco. Carmine, con l'aiuto dei suoi amici Memoria e Gelsomina, riesce a raggiungere la pasticceria di Ermanno, rivelandogli che sono tre mesi che non possiede più gli occhi e che il professor Rubelli, che ha eseguito l'intervento, è implicato nel gioco d'azzardo e nel traffico illecito di organi... Le cose si complicano. Nel frattempo la madre dei pasticceri, convinta che i figli la vogliano far morire per impossessarsi dell'eredità, vuole tagliarli fuori dal testamento.

Note:

Premiata Pasticceria Bellavista di Vincenzo Salemme "Premiata Pasticceria Bellavista" è una commedia scritta da Vincenzo Salemme, esilarante ma con intelligenza ed una sua morale, in quanto il finale, che non vogliamo anticipare, in un certo qual modo ripristina la giustizia. La commedia si svolge in una bella pasticceria napoletana gestita da Ermanno e da Giuditta Bellavista, entrambi colpiti da un terribile diabete. A causa di questa malattia Ermanno è diventato cieco ma grazie ad un trapianto potrà riacquistare la vista e guardare nuovamente il mondo. Ermanno è il classico mammone, debole di carattere, un personaggio difficilissimo, in quanto è il responsabile della maggior parte della portata comica dell'opera. Giuditta è un personaggio complesso: decisa e dura con gli affetti sicuri (il fratello e la madre), si scioglie di fronte all'amato ed esuberante Aldo, uomo simpatico ma subdolo che si prende gioco dei suoi sentimenti pur di giungere al suo intento, che è quello di appropriarsi di parte dell'eredità mediante comportamenti al limite della legalità. Carmine è un barbone-filosofo a cui, dopo un incidente in cui era stato erroneamente creduto morto, hanno espiantato illecitamente le cornee.

Questo personaggio, in ottemperanza alla tradizione napoletana, ama le cose belle della vita ed è zingaro proprio per goderne al massimo, è gentile, galante e sognatore, pur non rinunciando mai all'ironia.

Romina non rappresenta soltanto la classica bella donna, ma in lei ci sono due personaggi che si alternano: la donna in carriera, intelligente, con un carattere duro, abituata a prendere ciò che vuole, e la popolana furiosa e implacabile. Memoria è pirotecnico, fenomenale, incontrollabile, sopra le righe e attraverso i molteplici personaggi che incarna crea innumerevoli spunti comici. La barbona Gelsomina, innamorata di Carmine, ha una personalità dolce e infantile, che la rende estremamente toccante e poetica. La provocante e sensuale Rosa, in apparenza ingenua, ha in realtà anch'essa dei secondi fini. Dietro le quinte una temibile"mammina" che tiranneggia sui figli comunicando con un megafono dalla camera da letto. La commedia gioca molto su tempi comici degli attori, gags e caratterizzazioni paradossali.

Scene: Cristina D'Ambrosio

Luci: Christian Falco Massimini

Musiche: Roberto Antinolfi

Fonia: Jacopo Jarrack

Regia: Mario Antinolfi

Attori: Mario

Antinolfi Ione Pagliato Stefano Lopez Roberto Lopez Davide Saliva Lianna Lipani Lucia Pigliasco Francesca Silvano

Da: martedì 31 marzo a domenica 12 aprile.

Tariffe: Intero 16 € - ridotto 14 € - special 10 €

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