ARGOMENTO PROPOSTO DA UDS: SEPOLTURA DEI FETI: COSA STA SUCCEDENDO NEGLI OSPEDALI LOMBARDI?

Stanno circolando in queste ore notizie gravi che, se confermate, riaprirebbero la questione di cui molto si parlò all’inizio di quest’anno: la sepoltura dei feti. Pare che, contrariamente a tutti gli impegni assunti, si faccia firmare alle donne un modulo esattamente come era stato prospettato all’inizio, quando il consiglio regionale, all’unanimità - e questo aveva creato non pochi conflitti con la politica istituzionale, anche con quella di centrosinistra, alla quale torniamo a chiedere che ruolo stia svolgendo- aveva modificato il regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali. Mettendo insieme norme precedenti, aveva stabilito che la donna (o la coppia), in caso di interruzione della gravidanza, dovesse essere obbligatoriamente posta di fronte ad una scelta tra la sepoltura o la fossa comune a cura della Asl per il “prodotto del concepimento”, che fino ad allora veniva incenerito con i “rifiuti solidi speciali”. Un decreto del Presidente della Repubblica del 1990 parlava già di tale possibilità, ma la differenza fondamentale con questa norma regionale era l’obbligo di richiedere la scelta tra due diverse destinazioni cimiteriali del “prodotto abortivo”. Nel mese di febbraio, dopo le proteste dei movimenti delle donne, il Direttore Carlo Lucchina aveva emanato una circolare per disciplinare la questione: niente piccole bare, niente spese aggiuntive e, soprattutto, niente obbligo di informazione diretta alle donne. Appositi avvisi nelle bacheche degli ospedali avrebbero informato le utenti sulle diverse possibilità. E invece pare che, per la modica somma di 50 euro (che pare sia il costo della sepoltura), come se niente fosse si continua ad imporre quella che noi consideriamo una violenza inaccettabile: la compilazione di un modulo dove viene impunemente riproposta la “scelta”.

Anche di fronte agli impegni assunti Usciamo dal silenzio aveva espresso le proprie critiche, perché comunque si lasciava inalterata la griglia concettuale di quel provvedimento, e dunque i suoi effetti simbolici. Qui però si sta andando oltre.

La “sepoltura dei feti”, che era stata presentata fin dall'inizio come una questione di norma tecnica e neutra, era stata invece da noi vissuta e interpretata come un attacco gravissimo all’autodeterminazione e alla libertà femminile. Questa vicenda lombarda ricaccia ancora una volta le donne, che portano la vita nel mondo, indietro nella storia, le relega al ruolo riproduttivo e, laddove lo rifiutino, le colpevolizza obbligandole ad accostarsi alla morte attraverso il rito della sepoltura “pubblica”.

Come già con la legge 40, viene riproposto il conflitto tra due entità a cui affidare autonomia giuridica: la donna e l’embrione, insistendo costantemente su una prevalenza dell’embrione e su una limitazione della libertà femminile, secondo una concezione della donna come un individuo da tutelare, minore, o tutt’al più archetipo della cattiva madre.

Questione simbolica e insieme molto concreta.

Uds aveva promesso che avrebbe comunque tenuto alta l'attenzione ad ogni episodio che mettesse in discussione la libertà e l'autodeterminazione delle donne sui temi della salute, della sessualità e della procreazione. Lo stesso si erano impegnati a fare i consiglieri e le consigliere del centrosinistra. Noi ci siamo, e chiediamo che si faccia piena luce su quali procedure si stiano realmente adottando negli ospedali lombardi e se venga rispettata la dignità delle donne.

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