ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) TUTTO PER I FIGLI MA NON IN BANCAROTTA PER LE SPESE TELEFONICHE! 2) COMPRARE L’OPPIO?!?

1) TUTTO PER I FIGLI MA…

Questo cuore di padre è disposto a tutto per aiutare i propri figli. Ma non di andare in bancarotta per le loro spese telefoniche, sempre più costose, ahimè! Ma come, direte voi, da qualche tempo gli operatori di telefonia mobile fanno a gara nell’offrirci gratuitamente telefonini, conversazioni telefoniche e sms! Certo, stando alle campagne pubblicitarie, chi usa il cellulare non spende neanche un euro. Eppure, leggendo attentamente le offerte, si scoprono costi, tariffe e abbonamenti di cui non si parla nelle pubblicità. Chi, per esempio, aderisce all’offerta Vodafone No Problem ottiene un telefonino scontato, aderendo, però, a una tariffa specifica. Dovrà così effettuare ogni mese almeno 20 euro di telefonate. Altrimenti sarà costretto a pagare un contributo di 9 euro per ciascun mese non in linea con i 20 euro di traffico. Inoltre, in caso di recesso anticipato, l’utente dovrà pagare tutte le rate rimanenti. Insomma non proprio un regalo. Per non parlare, poi, dei messaggini degli spot di Tim Tribù, dove non è facilmente leggibile l’indicazione relativa al costo di attivazione. Del resto Tim modifica spesso i piani tariffari. Per questo motivo le associazioni di consumatori hanno diffidato la Tim. A questo punto conviene non credere ai regali delle compagnie telefoniche, ma cercare di capire cosa realmente propongono e cosa, invece, ci conviene. Per quanto ne so io, i costi dipendono anche dalle nostre abitudini. Mi riferisco al numero delle chiamate, dato che lo scatto alla risposta può incidere molto, ai giorni in cui telefoniamo, se festivi o feriali. Vabbè: scuoto la testa pensando anche alla durata media delle telefonate. Senza dimenticare, inoltre, di far attenzione ai numeri dei destinatari, se fissi o cellulari e se appartengono ad altri operatori. Va bene, alla fine pure le fasce orarie sono importanti. E così via. Ma non sempre la ricerca del profilo migliore aiuta. Già. Sconcertato rifletto: riuscirò veramente a trovare un’offerta conveniente? Forse. Poi, improvvisamente mi viene un’idea: chiediamo alle compagnie telefoniche di non produrre più cellulari e di tornare al telefono a gettone. Con un sogghigno ammetto, infatti, un mio grande difetto: non amo il telefonino! Appartengo a quella esigua minoranza di cittadini che per fare una telefonata vorrebbe ancora usare il telefono pubblico. Ed il mio è certo un atteggiamento da snob. Cavolo, non credo di essere così raffinato. La ragione per la quale non amo il cellulare è molto più semplice: non mi piace. Il telefonino squilla a scuola, al cinema, al supermercato, al bar, al teatro, in Chiesa (ne sa qualcosa Don Alberto!). Il telefonino squilla al ristorante e tutti i clienti, simultaneamente, sfoderano il proprio cellulare. E invece, è quello del cameriere. Il telefonino squilla in volo e l’aereo rischia la catastrofe. La gente, oramai, arriva anche a dormire con il telefonino vicino il cuscino, come fa, del resto, il mio primogenito Gabriele. Oltretutto induce al turpiloquio. Infatti, con il telefonino siamo sempre in contatto con tutti e tutto: mogli, figli, cognati, ma anche scocciatori vari che riescono inevitabilmente a raggiungerci sempre nei posti più impensati. L’unico vizio che il telefonino non asseconda è l’avarizia. Perché ci fa spendere molto di più di quanto spendevamo prima, usando il vecchio telefono fisso o a gettone. Ma è dal punto di vista macro-economico che il telefonino diventa un vero danno sociale. Infatti da quando ci sono i telefonini, si studia poco, si lavora distrattamente e si produce sicuramente di meno. Perché siamo sempre al telefono per dire, molto spesso, parole inutili. Non dimentichiamoci poi, che, mentre conversiamo, veniamo ascoltati da poliziotti, carabinieri, giudici, agenti segreti, radioamatori e semplici impiccioni, che vivono con l’orecchio incollato ai loro apparecchi d’intercettazione. Ed è per questi motivi che io, invece, vorrei ritornare alle vecchie tradizioni, come facevano i miei genitori e i miei nonni. E, senza la forza di 3 e l’aiuto di Tim, Wind e Vodafone, in un mondo di schiavi della scheda telefonica, vorrei tornare ad essere un gettone-dipendente. Splendido. Mario Pulimanti

2) L?OPPIO

Bevo in silenzio un bicchiere di liquore di limone gelato, fatto da mia suocera. Per cercare di mettere ordine nel caos della mia testa. Do un’occhiata all’orologio: è tardi, ma decido lo stesso di andare a fare una passeggiata sul lungomare deserto. Cammino e ricordo. Ricordo i cortili della Garbatella quando noi bambini giocavamo a calcio, con i pantaloni corti, le bretelle, il pallone supersantos comprato alla bottega facendo una colletta. Ricordo il Parco dell’EUR. Mi sembra si sentire il profumo dei suoi alberi di eucalipto. Ah, gli anni sessanta! Dopo pochi minuti arrivo al Pontile dei pescatori, immerso nei miei pensieri. Mi infilo una mano nella tasca del giubbotto e tiro fuori il giornale. Di fronte al mare, leggo. Che notizia in prima pagina! Un brivido mi corre lungo il braccio. Oppio afgano? Con aria scettica vengo così informato che alcuni parlamentari hanno proposto di comprare oppiacei dai talebani, per rivenderlo alle industrie farmaceutiche, così da sottrarre l'agricoltura ai ricatti dei criminali e ridurre fortemente gli incassi illegali. Rifletto: ma comprando l'oppio afgano per farne morfina antidolore non si finanzia il terrorismo internazionale? Oltretutto leggo che la domanda mondiale di oppio legale che serve agli ospedali per terapie antidolore è soddisfatta dai Paesi che sono autorizzati: Australia, Francia Turchia e India. Difatti Pierferdinando Casini ha detto che: “il mercato illecito dell'oppio è da seimila tonnellate, quello lecito da quattrocento tonnellate: è evidente che la saturazione sarebbe immediata e non sapremmo cosa fare di tonnellate di oppio afgano immesse sul mercato”. Quindi acquistare l’oppio afgano da usare per sperimentare politiche di terapia del dolore sembrerbbe una iniziativa azzardata, anche se in questo modo si potrebbe mettere in discussione “il sistema delle multinazionali farmaceutiche e i profitti dei talebani, gli unici ad arricchirsi durante la guerra proprio grazie alla vendita dell'oppio” come dice il verde Paolo Cento. Mi accarezzo nervosamente il mento. Ho lo stomaco che sta cominciando a contrarsi per paura di leggere qualcosa di ancora più sgradevole. Con estrema cautela ripiego il quotidiano. Lancio un’ultima occhiata al mare. Sconcertato, ritorno a casa. Senza esitare. Dopo tutto, se non mi sbaglio, stasera c’è un film di Nicole Kidman in tv. Bingo.

Approfondimenti