“MANIPOLAZIONE DEL TRICOLORE”

Riceviamo e pubblichiamo non senza fare presente che vedere prima le promesse ufficiali e autorevoli e poi la bocciatura di quindici modestissimi emendamenti può determinare l'esapserazione di chi aveva creduto alla serietà delle promesse e della promettente... (ndr)

Non mi è dato sapere quali sono i comuni, al di fuori di quelli Valtellinesi e Valchiavennaschi, che si sono mobilitati per protestare contro le mancate promesse del governo circa la destinazione di fondi a favore dei comuni “confinanti”, quindi mi limito a prendere in considerazione l’iniziativa solo dei sindaci facenti capo alla provincia di Sondrio.

Dopo aver letto il contenuto delle rivendicazioni avanzate dal sindaco di Bormio (portavoce dei sindaci della provincia che hanno aderito alla protesta) considero l’iniziativa pretestuosa, inopportuna, strumentale e, per certi versi, sciocca.

Usare il tricolore come merce di scambio o strumento di ricatto, lo considero disonorevole per i sindaci, quali rappresentanti istituzionali e oltraggioso per i cittadini rappresentati perché, come già sottolineato da qualcuno prima di me, la fascia tricolore non è un distintivo cosmetico del sindaco ma è l’emblema nazionale per eccellenza, nel nome del quale, a torto o a ragione, si sono versati fiumi di sangue e immolate milioni di vite umane.

Per principio io condivido la libertà di protestare e la protesta in se, a condizione però che sia corredata da chiare e specifiche rivendicazioni e da credibili proposte solutive. Invece, almeno da come si leggono dalla stampa locale, le rivendicazioni (incentivi per la ristrutturazione di alberghi, per impianti di risalita e altre quisquilie) sono alquanto confuse , poco chiare e sciocche. Si perché è da sciocchi pensare che gli altri comuni non compresi nelle vicinanze stiano tranquilli a osservare l’afflusso di eventuali (ancorché improbabili) privilegi. Inoltre, vorrei ricordare che in politica e non solo, mobilitando tante debolezze non si fa una forza, ma solo una debolezza più grande.

Certo, nel momento in cui nel Paese si sollevano polveroni politici con raccolta di firme per dare spallate alla compagine governativa; e si impiantano gazebo per alimentare proteste confuse e ideologiche senza fondamento e senza costrutto, ogni iniziativa volta a mettere sotto accusa l’operato del governo, ogni protesta aggiuntiva a quella più generale, non fa altro che portare acqua al mulino dello scontro in atto. Ripeto: “uno scontro puramente ideologico”.

Anziché chiedere più soldi, mi sarebbe invece piaciuto che a fronte del misero provvedimento inserito in finanziaria dal governo, nel tentativo di risparmiare qualche risorsa (provvedimento che assomiglia molto ad un pasticcio), a corredo della protesta (senza però importunare il vessillo tricolore) ci fosse stata una proposta, forte e innovativa, rivoluzionaria perfino, tesa a risparmiare sui costi, a recuperare risorse per dare maggiori tutele e migliori servizi alla gente, come quella di chiedere l’accorpamento di tutti i comuni in un solo e più grande comune, dalle dimensioni perimetrali di ciascuna delle attuali Comunità Montane. Una tale proposta sarebbe stata più chiara, anche se non immediatamente condivisa da tutta la gente, ma forse avrebbe trovato maggiore ascolto da parte del governo Centrale e Regionale (quest’ultimo non scevro da pesanti responsabilità nel degrado della contea), nel concedere i necessari incentivi per portare a compimento l’operazione.

Le Comunità Montane avevano un senso quando furono costituite, e svolsero un ruolo importante di programmazione e gestione del patrimonio ambientale territoriale, ma dopo l’avvento della Legge n. 142 del 8 giugno 1990 e successive modifiche, che ha conferito nuovi, concreti e più puntuali poteri alle Amministrazioni Provinciali, le Comunità Montane sono diventate delle sovrastrutture che hanno perso il loro ruolo iniziale.

Del resto rientra nei poteri delle stesse Comunità Montane, secondo il dettato dell’articolo 28 della Legge n. 142, avviare le procedure tese all’accorpamento e alla successiva fusione dei comuni rientranti nel proprio territorio. Sino ad oggi, purtroppo, hanno fatto poco o nulla, per il solo fatto che le poltrone degli uni e delle altre pagano bene in prebende, in potere e prestigio personali.

Su queste argomentazioni mi piacerebbe sentire i neofiti del nuovo PD che si apprestano a promuovere le riforme istituzionali e anche il partito dell’Onorevole Uggè, sempre tempestivo nello sfornare ordini del giorno.

Concludo con un invito agli studenti universitari che hanno seguito il sindaco di Bormio nella sua performance milanese a meditare bene sullo scempio urbanistico che è stato fatto a Bormio e dintorni in materia di seconde case e occupazione del suolo e a chiedersi se non sia il caso di suggerire al loro sindaco di dedicarsi a cause più nobili.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Approfondimenti