ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) SINTONIA 2) INCENDIO AL TEATRO FARA NUME

1) SINTONIA

Sintonia su riforme istituzionali e dei regolamenti parlamentari, “distanze” sulla legge elettorale, ma con ampia disponibilità al confronto. È la sintesi del secondo round di incontri tra Walter Veltroni e i leader dell’opposizione. Ieri era di turno il centrista Pier Ferdinando Casini, che al termine della conferenza stampa ha punzecchiato il Cavaliere: “Preparatevi al colpo di scena. Domani salgo su un tetto e fondo qualcosa…Speriamo che non sia un tetto di tegole, e soprattutto speriamo che non cada”. L’incontro con Casini, accompagnato dal segretario dell’Udc Lorenzo Cesa e dal presidente Rocco Buttiglione, inizia con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia, per la protesta dei tassisti che ieri ha letteralmente paralizzato il centro di Roma. Ma gli interlocutori esauriscono l’ordine del giorno in meno di un’ora e danno prova di concisione anche in conferenza stampa. “Per quanto riguarda la riforma dei regolamenti - spiega Casini - abbiamo dato il nostro via libera alla modifica capace di evitare ogni aggiramento dello sbarramento elettorale”, la cosiddetta “riforma Franceschini” già sottoscritta da An. “Per quanto riguarda la riforma istituzionale - continua Casini - crediamo che si debba andare avanti su quanto già avviato in Parlamento sulla riduzione a metà del numero dei parlamentari, maggiori poteri del premier e Senato delle Regioni, anche se la nostra preferenza va ad un Senato eletto su base regionale e non dai consigli regionali”. Ci sono differenze invece, come si sapeva benissimo, sulla legge elettorale: “Abbiamo ribadito - ricorda Casini - la nostra preferenza sul modello tedesco corredato dall’indicazione del premier”. Il “vassallum” o “veltronellum” così com’è non può andare bene a Casini. “Ci vogliono modifiche”, dice Casini, che non teme di restare stretto in una tenaglia formata da Veltroni e Berlusconi, magari sul sistema spagnolo, che del “veltronellum” è stretto parente. “Sia chiaro - avverte - che io faccio quello che voglio io, non quello che vuole Berlusconi. Tanto più che, di questi tempi, non è facile per nessuno identificare e capire bene il suo pensiero”. È la prima stoccata, cui segue, in chiusura, la battuta sulla fondazione di “qualcosa” dal tetto di casa. A Carlo Giovanardi, che ieri ha precisato di non aver lasciato l’Udc, Casini aveva dedicato il prologo della conferenza stampa. “Si vede - ironizza - che ho letto male il giornale. Del resto di questi tempi si dice che tante cose stanno accadendo e poi non accadono”. Per Veltroni è un altro passo avanti, anche se la disponibiltà dell’Udc a parlare di riforme era da tempo acquisita. Dopo aver incontrato Gianfranco Fini e Casini - oggi tocca a Lega, Pdci e Dini, domani tocca a Berlusconi - il segretario del Pd non nasconde il suo ottimismo. Mentre la salute del governo appare pessima, il dialogo sulle riforme procede bene. Berlusconi, oltre al sistema spagnolo, è pronto a sostenere anche la riforma dei regolamenti parlamentari. “Mi sembra nell’orizzonte delle cose possibili - riassume Veltroni - quello che fino a due mesi fa veniva giudicato impossibile”. Certo, mentre i regolamenti si cambiano con una sola votazione e la riforma elettorale si può fare rapidamente, se c’è la volontà politica, le riforme istituzionali richiedono comunque più tempo, più di quanto la cagionevole salute dell’esecutivo sembra concedere. Se tutto va bene, afferma Veltroni, “entro otto, dodici mesi potremo avere un assetto di regole nuove”. La durata del governo Prodi è una variabile indipendente: “Per quanto ci riguarda - ribadisce Veltroni - questa questione è stata decisa dagli italiani il giorno delle elezioni. Per noi vale quella scelta e la sosteniamo. È quanto ripeto a tutti i miei interlocutori, le due questioni vanno tenute distinte, altrimenti si genera confusione”.

2) INCENDIO

Mi squilla il cellulare. Rispondo sorridendo, ma cambio immediatamente espresione. Un amico mi sta avvisando che un incendio doloso ha distrutto, durante la notte del 7 dicembre, il teatro Fara Nume di di Via Baffico a Ostia, struttura che faceva parte del centro di formazione professionale "Pier Paolo Pasolini" del comune di Roma'', da diversi anni il punto di riferimento culturale di Nuova Ostia. Queste notizie fastidiose sono per me altrettante lame di coltello. Vicino al teatro e' stata trovata una tanica di benzina che farebbe presumere una origine dolosa dell'incendio, sul quale stanno indagando i carabinieri di Ostia. Giù il cappello, davanti alla cultura. Come mi sento piccolo, guardando dal basso l'imponenza della cultura incendiata del Fara Numea, ora completamente distrutto. Vabbè lo ammetto: non intendo sottomettermi passivamente alla violenza e alla prepotenza "di chi vuole negare il riscatto di un quartiere popolare come Nuova Ostia', come ha giustamente fatto presente Orneli, mini-sindaco lidense. Il Fara Nume é bruciato tutta la notte. E' stato un disastro. Ma rinascerà. La cultura non può morire. Ciò mi fa pensare che la cultura è sempre in pericolo e basta poco per metterla a rischio, per compromettere la possibilità di tutti di accedervi. Purtroppo, nella vita politica non è così semplice ricostruire, come si fa con un

teatro: per questo bisogna stare in guardia e diffidare di tutti quelli che vogliono la privatizzazione della scuola, che ci costringono in casa a guardale la tv, che ci orientano verso una vita comoda e

disimpegnata: non permettiamo che brucino anche i nostri teatri! Anzi:

ampliamoli, studiando, incontrandoci, discutendo, confrontandoci sui temi di attualità e sui massimi sistemi, controllando, manifestando, partecipando. Al suono della violenza, istintivamente mi traggo in disparte. Sento uno strappo al cuore e mi si riempiono gli occhi di lacrime. Alzo gli occhi al cielo, quasi accecato dal pianto. Grido per il dolore e l'avvilimento, mentre mi si torciono i muscoli. Sono arrabbiato. Anzi, infuriato. Grosse gocce di sudore mi scendono dalla faccia. Cerchiamo di resistere. Vogliono uccidere la cultura. Ma non ci riusciranno! Nel frattempo giorni cupi stanno per arrivare. Mario Pulimanti

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