PROSEGUONO LE INIZIATIVE PER IL BITTO A MILANO

Il testo dell'opposizione

Riceviamo e pubblichiamo:

Mercoledì 6 maggio presso il ristorante di alta cucina naturale Joia (in Via Panfilo Castaldi 18) serata sul tema e in onore del Bitto, lo storico formaggio valtellinese che si prepara tradizionalmente nelle valli del Bitto di Gerola e di Albaredo, un formaggio tra i più straordinari al mondo le cui forme possono essere affinate fino a 12 anni, un risultato da Guiness.

Proposto un menù in 5 portate tutte a base di Bitto 'storico'. Per la realizzazione di quattro portate allo chef Pietro Leemann (primo cuoco vegetariano ad ottenere la stella Michelin) il compito di cicinare il Bitto del 2008. Quarta portata la degustazione di quattro stagionature: 2008, 2006, 2004 e 2001 (con alcune proposte di accompagnamenti).

Tutto i menù accompagnato da una selezione di vini Arpepe (con riserve che arrivano sino al '95). Isabella Pelizzatti Perego sarà presente. I fratelli Isabella ed Emanuele, arrivati alla quinta generazione, si definiscono - a buona ragione - vitivinicoltori legati alla tradizione enologica valtellinese e seguono con cura, competenza e passione il loro vino, dall'impianto della vite alla bottiglia .

Presentatori della serata Paolo Marchi (giornalista enogastronomico de 'il Giornale'), il prof. Michele Corti, promotore di varie iniziative per la salvaguardia dei formaggi d'alpeggio, Paolo Ciapparelli, presidente dell'Associazione produttori Valli del Bitto e il casaro Giuseppe Giovannoni.

Opposizione presso la Commissione Europea contro le modifiche del disciplinare del Bitto Dop

In data 27.04.09 Piero Sardo, legale rappresentante della Fondazione Slow Food per la biodiversità e Paolo Ciapparelli, Presidente pro tempore della Associazione produttori Valli del Bitto, hanno inoltrato alla Commissione Europea - Direzione Generale agricoltura - una memoria ad opponendum sulla richiesta di approvazione della modifica del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta "Bitto".

La memoria è stata presentata con l'assistenza dello studio legale dell'Avv. Luca Gastini del Foro di Alessandria a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea (in data 16.04.09) delle proposte di modifica del disciplinare. Dalla data della pubblicazione gli altri stati membri avranno facoltà, entro sei mesi, di avanzare evenzuali opposizioni. Alla scadere di questo periodo le modifiche potrebbero essere approvate in via definita.

Ii termini per la presentazione delle opposizioni in ambito nazionale sono ta tempo trascorsi ma i presentatori della memoria si rivolgono comunque alla Commissione europea in quanto garante dell'applicazione delle procedure in materia di denominazioni di origini protette. Essi, infatti, fanno rilevare alcune supposte violazioni della procedura di approvazione delle modifiche al disciplinare e, più in generale, delle norme comunitarie che giustificherebbero l'intervento discrezionale della Commissione stessa.

La Fondazione Slow Food per la biodiversità e l'Associazione produttori Valli del Bitto rilevano, in particolare, come - a loro giudizio - la procedura seguita in ambito nazionale non abbia tenuto conto della natura sostanziale delle modifiche proposte e che, alle note di opposizione presentate in sede ministeriale dalla Associazione produttori Valli del Bitto non siano seguiti atti formali di rigetto delle stesse corredati dalle relative motivazioni.

Nella memoria presentata dagli opponenti si sostengono le ragioni che inducono gli opponenti a ritenere che le modifiche proposte dal Consorzio di tutela risultino di natura tale da alterare i presupposti di mantenimento nel tempo delle caratteristiche peculiari del prodotto e della costanza dei metodi di produzione (alla base della ragion d'essere stessa della DOP). Non solo ma, portando a sostegno delle loro argomentazioni un'ampia documentazione tecnico-scientifica, sostengono che tali modifiche risulterebbero peggiorative, sia sotto il profilo delle caratteristiche organolettiche che della tutela dei pascoli e, più, in generale dell'ambiente di montagna e della biodiversità.

Si fa notare, infatti, che la previsione dell'uso di un quantitativo di alimenti extra-pascolo (sono previsti sino a 3,5 kg di mais al giorno per vacca) - in assenza di qualsiasi riferimento al fabbisogno alimentare dell'animale - possa tradursi in un apporto di energia integrativa all'erba di pascolo superiore al 30%, una soglia che - come da dati sperimentali - può determinare significative alterazione delle caratteristiche del latte e del formaggio. L'uso del mangime, al di fuori di un vincolo di proporzionalità con il fabbisogno energetico dell'animale, deprimendo l'ingestione volontaria di erba e l'utilizzo del pascolo favorendo l'eccessiva presenza (e concimazione) della aree del pascolo più comode (in prossimità dei punti di mungitura e distribuzione del mangime) e quindi il degrado sia di queste ultime che di quelle "periferiche" sottopascolate.

Quanto alla facoltà di aggiungere al latte non meglio precisati "fermenti autoctoni" si fa presente che questa previsione nella sua indeterminatezza può determinare l'uso di innesti non idonei tali da alterare le caratteristiche organolettiche e di attitudine all'affinamento. Lo dimostrerebbe il fatto che gli studi - finanziati dalla Regione Lombardia - proprio per individuare ceppi autoctoni idonei all'uso in funzione di innesti nella lavorazione del Bitto Dop sono previsti ... per il 2010!

Michele Corti

Michele Corti
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