VIA LE PROVINCE? GIUSTO PER LE AREE METROPOLITANE MA PER LE ALTRE SI VUOL PROVARE PRIMA DI PARLARE A INFORMARSI BENE E A RISPONDERE A QUALCHE INTERROGATIVO?

Nella pagina delle lettere del quotidiano "La Provincia di Sondrio" di mercoledì scorso, 4 febbraio, il dr. Carlo Passarotti scrive "…non si riesce a capire a cosa servano le Province e ci si chiede se se le loro competenze non potrebbero essere assunte da Comuni e Regione…". Nella nota redazionale (siglata f.a). sostanzialmente se ne fa una questione di potere sostenendo quindi che "il nodo è politico". Poi si aggiunge sorprendentemente che "le province hanno competenze prevalentemente tecniche" per concludere che basterebbe, sia pure ipoteticamente, "eliminare la parte politica e gli oneri conseguenti". Rafforzata questa singolare ipotesi dal titolo che invece di riflettere il pensiero dello scrivente esalta la nota redazionale: "Togliamo i politici dalle province".

Nel Palazzo il ritornello del funerale a tali Enti gira da lungo tempo, fin da quando io facevo parte del direttivo nazionale dell'ANCI, l'Associazione dei Comuni. Sempre le solite motivazioni che sostanzialmente facevano e fanno capo alle situazioni delle grandi città da sempre prese a riferimento dal Palazzo nonostante che queste facciano caso a sé. Per le città maggiori da tempo sono tutti d'accordo sulla sostituzione della Provincia con la cosiddetta "Area metropolitana", una sorta di grande Comune allargato. Il fatto però che non ci sia stato ancora il risultato, pur essendo tutti d'accordo, è un sintomo delle grosse difficoltà, oggettive, visto e considerato che non c'è opposizione da parte delle Province, loro amministratori e 'politici' in genere.

Ma non ci sono solo le città maggiori. C'è il resto d'Italia dove le cose stanno diversamente, anche in modo assai diverso da quanto si afferma nella nota redazionale circa una asserita "prevalenza di competenze tecniche" (?). Capisco che un giornalista, lo sono anch'io, non può essere enciclopedico. Sia consentito un suggerimento, quello di prendere in mano il bilancio della Provincia e andare a vedere come stanno le cose, e rettificare di conseguenza…

Due punti a sostegno della nostra tesi

- Il primo riguarda la proposta sostituzione con Comuni e Regione.

Si immagini la parcellizzazione di competenze, funzioni, personale fra 78 Comuni per Sondrio, 162 per Como, 90 per Lecco! Del tutto impossibile oggettivamente, tecnicamente.

Allora almeno - ci si può dire - passiamo tutto alla Regione.

A una Regione che ha quasi una volta e mezza gli abitanti della Svizzera? Farebbero capo ad essa un po' di Comuni, ben 1540 (1546 Comuni meno sei divenuti aree metropolitane) . Si immagini che del collegamento stradale, per fare un esempio, tra Berbenno ed Ardenno dovrebbe occuparsi la Regione, così come delle centinaia di collegamenti simili. Pensiamo che per il Piano Rifiuti debba essere fatto tutto al Pirellone. Pensiamo che dei tantissimi problemi dei trasporti su gomma debba occuparsene qualcuno di Milano che non sa neanche magari dove sia Castello dell'Acqua piuttosto che Mello o San Giacomo Filippo. Eccetera. Che di agricoltura di montagna, di caccia, di pesca, di territorio, di acque si debba occupare qualcuno delle migliaia di funzionari che dovrebbero essere assunti per far fronte al carico di lavoro che piomberebbe a Milano, senza neppure sapere dove sia non Madonna dei Monti o Mottaletta ma forse neppure Sondrio…?

- Il secondo. Un '…piccolo' esempio concreto.

Fra non molti giorni ci sarà il varo definitivo, giustamente solenne, con data di conclusione dei lavori irrevocabilmente fissata, del primo lotto della Statale 38 che costa la bellezza di 367 miliardi e 813 milioni di vecchie lire - con queste si capisce meglio che non in €uro -. Si sa quale impegno, quanto lavoro, quali solidarietà siano stati necessari per arrivare a questo risultato a cui sta per aggiungersi l'altro visto che è a buon punto la seconda tratta sino al Tartano. Chi è quel tapino che può pensare che se non ci fosse stata la Provincia, come Ente, saremmo arrivati lo stesso al risultato? Idem per la tangenziale di Bormio a giorni in appalto. Quasi 80 miliardi.

Le Province servono, salvo quelle delle aree metropolitane senza però nessuna difesa dello status quo. La Pubblica Amministrazione ha bisogno di una regolata, innanzitutto per i tempi, e quindi le esigenze, che cambiano, ma anche per ragioni molto più terra terra, tipico esempio l'informatizzazione. Dal manuale o quasi si è passati alla elaborazione elettronica che avrebbe dovuto comportare minor lavoro alle persone. Un esempio: molti uffici di stato civile nei Comuni, specie i più grossi a cominciare dalla capitale, sono rimasti tali e quali nonostante l'introduzione dei computer oltre all'autocertificazione che ha ridotto grandemente il lavoro…

Questo vale un po' dappertutto, ma questo non fa notizia…

Disinformazione

Se questa questione della permanenza o del licenziamento delle Province è diventata una specie di leggenda metropolitana c'è da chiedersene la ragione. Orbene cosa analoga era diventato in provincia il ritornello sul BIM con una serie di osservazioni e proposte che non avevano fondamento eppure che continuavano non solo a girare ma addirittura, quasi, ad imporsi. Rileviamo in proposito che da quando siamo usciti con il dossier, diffuso fra i soggetti aventi titolo e in corso di pubblicazione a puntate su questo giornale di soppressione non ne parla più nessuno. Forse si è capito che il problema non è di tenere tale Ente per via delle poltrone e quisquilie simili ma per ragioni molto, molto più serie che attengono all'interesse della nostra gente. La stessa SOLA ragione per cui che la Provincia è doverosamente giusto che resti.

frizziero

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