1 10 LA QUESTIONE DEGLI "SCHIAVI" AL CUI LAVORO SI DOVREBBE LA BRESAOLA… SI CAPISCE LA RAGIONE DELLA CADUTA LIBERA DELLA DIFFUSIONE DEL CORRIERONE

Querela o, meglio, azione civile con risarcimento danni di immagine?

Antefatto: La pagina 29 del Corriere della Sera dello scorso due gennaio è dedicata ad uno scoop sensazionale: "Milano-Sondrio Due milioni di sanzioni alle industrie che utilizzavano i manovali, costretti a vivere da «fantasmi»

Schiavizzati per produrre la bresaola". Questo il titolo roboante. Siccome bresaola vuol dire Valtellina, nell'immaginario collettivo ma anche nella realtà concreta, ciò significherebbe che gli schiavisti siamo noi, qui sulle rive dell'Adda e della Mera. Siccome "la riproduzione è riservata non possiamo dare conto integralmente ma rinviamo ad Internet chi volesse leggere il testo di Luigi Ferrarella.

Annotiamo che il titolo è suscettibile di querela o, meglio, di azione civile e di conseguente risarcimento danni di immagine da parte del Consorzio della Bresaola. Due milioni di multa, pari a 3,87254 miliardi di vecchie lire non sono uno scherzo e quindi lasciano presumere di una "schiavizzazione" in grande stile. In altri termine qualcuno potrebbe pensare acquistando la bresaola e mangiandola di rendersi complice di moderni schiavisti eredi di quelli che traversavano l'Oceano con le persone razziate e poi vendute all'incanto in pubblici consessi. Senonché cosa si legge nell'articolo citato? L'inizio è al fulmicotone: "La bresaola valtellinese? Buonissima. Ma un po' indigesta se si sapesse che, in certe aziende, a farla erano stranieri in «prestito» lavorativo schiavizzati a 5 euro l' ora". Ma finisce lì perché poi l'articolista passa ad altri che utilizzano "gli schiavi": siderurgia, trasporti. "…Da un lato, pakistani sfruttati. Dall' altro, aziende italiane utilizzatrici finali del loro lavoro sfruttato e tuttavia ufficialmente ignare delle condizioni dei lavoratori. In mezzo, lo schermo contrattuale perfetto: le società di un rispettato uomo d' affari pakistano, che con pugno di ferro gestisce gli stranieri sfruttati e con guanto di velluto permette alle aziende italiane di sollevarsi da consapevolezze e responsabilità…".

Allora non c'era solo la bresaola come invece compare sul titolo!?!

Andiamo avanti.

Il pakistano titola della cooperativa sotto inchiesta è accusato "aver ridotto 19 pakistani in stato di soggezione continuativa, costringendoli a prestazioni lavorative presso varie imprese italiane della zona di Tirano che ne comportavano lo sfruttamento» sino a settembre 2008". (Per inciso il pakistano respinge le accuse. Comunque sono cose che vedrà la Magistratura).

Allora sono 19 i presunti 'schiavi', per giunta di diverse aziende e non solo per la bresaola. Sta comunque il fatto che in provincia sono centinaia i lavoratori del settore, regolarmente a libro paga e senza pakistani o marziani che provvedano a fornire 'schiavi' alle aziende. Se venisse confermato che ci sono state cose fuori posto sarebbe comunque interessata una parte minima del settore.

Ci sono, a nostro avviso, le ragioni per tutelarsi e tutelare l'immagine del nostro prodotto nelle sedi giudiziarie

GLI INTERVENTI. 1) SCOTTI

Questa la nota diffusa da Attilio Scotti:

"Leggo il titolo del Corriere della Sera di Sabato 2 gennaio 2009: a tutta pagina 29: SCHIAVIZZATI PER PRODURRE BRESAOLA a firma Luigi Ferrarella.

Ho trascorso le mie brevi vacanze di fine d'anno a Lyon in una grande casa di un amico: ho portato e cucinato tra applausi i pizzoccheri e la grande breasola della Valtellina. A fine cena il mio amico, mi ha messo sotto il naso il Corriere della Sera di sabato due gennaio 2010 e mi ha detto: "Perfetti i pizzoccheri ed ottima la bresaola ma per fare questo prodotto buonissimo utilizzate gli schiavi?".

Dal titolo a tutta pagina del Corriere della sera si evince che i produttori di Bresaola della Valtellina sono dei negrieri di vecchio stampo e utilizzano mano d'opera extra comunitaria non solo pagando un vitto da fame per 14 ore filate di lavoro giornaliero ma addirittura togliendo dalla busta paga ben 220 euro non si comprende bene a che titolo. E il tutto sarebbe organizzato da un pakistano che affitta i connazionali alle aziende valtellinesi che sarebbero ignare delle condizioni alle quali sono Stati sottoposti questi lavoratori.

Da quando esiste il mercato del lavoro esistono purtroppo degli sfruttamenti, ma assolutamente non credo che i produttori valtellinesi di bresaole siano ricorsi a questi sfruttamenti ed impiegato mano d'opera come indicato nel reportage del Corriere della Sera e che abbiano fatto finta di niente.

Per un motivo semplice: conosco bene i valtellinesi, non sono dei santi ma non sono dei negrieri, sono delle persone che lavorano sodo da mane a sera, non sono avvezzi al sorriso, non parlano molto, spesso non conoscono la cultura dell'accoglienza, ma mai sono ne mai sono Stati dei negrieri, anzi oltre 50 anni fa furono sfruttati in Svizzera per i lavori pesanti.

Da qualche tempo sulla Bresaola della Valtellina appaiono sulla stampa nazionale articoli spesso diffamatori e assolutamente falsi su questi eccezionale prodotto: certamente invidia o altro e certamente voluti per cercare di indirizzare i consumi su altri salumi. E chi firma questo articolo non è stato, non è e non sarà a libro paga del Consorzio Breasola di Valtellina: sono solo una persona che ama queste valli, spesso in disaccordo con alcune scelte, ma dove esiste ancora la stretta di mano per siglare un accordo.

Ma non è finita qui: analizzerò con attenzione quanto riferito dal collega del Corriere della Sera per ora buon anno a tutti i valtellinesi e valchiavennaschi.

Attilio Scotti

GLI INTERVENTI. 2) I LAVORATORI RIGAMONTI CON CGIL E CISL

La RSU della principale azienda del settore, la Rigamonti, ha giustamente preso carta e penna (,metaforicamente) così esprimendosi:

"In merito alle recenti notizie apparse sulla stampa provinciale e nazionale, le RSU Rigamonti congiuntamente a FLAI CGIL e FAI CISL di Sondrio denunciano la scorrettezza di una denuncia generica che coinvolge l' intero settore della bresaola.

Quello della bresaola è un settore di punta per i nostri prodotti tipici locali, complessivamente da occupazione a 7-800 persone. Da anni il sindacato è impegnato nella tutela del prodotto e nella certificazione del medesimo, accogliendo con soddisfazione la nascita, a suo tempo, del consorzio Bresaola Valtellina.

In questi anni abbiamo più volte insistito sulla necessità di operare con personale qualificato ed aziende che rispettino le regole così come sul rispetto delle materie prime, il tutto per evitare rischi che potrebbero dequalificare questo importante prodotto dell'economia locale.

I fatti denunciati sono vergognosi ed auspichiamo la giustizia faccia il suo corso punendo tutti i responsabili.

Va però specificato che se è vero che alcune aziende utilizzano impropriamente personale di cooperative e sulle stesse si intende aprire un contenzioso, è altrettanto vero che vi sono importanti aziende come la Rigamonti, da sempre rispettosa dei contratti nazionali e nella quale la contrattazione con il sindacato frutta circa quattromila euro l'anno per dipendente cui si aggiungono ulteriori servizi come la mensa ecc...

Per tanto si invita la stampa, per la tutela ed rispetto di chi quotidianamente opera per la tutela di prodotti di qualità nel rispetto delle regole, a prese di posizione meno generiche che rischiano di compromettere un importante settore dell'economia provinciale ed il mercato di aziende serie quali la Rigamonti.

Sondrio, li 7 gennaio 2010 - Le RSU Rigamonti, FLAI CGIL e FAI CISL di Sondrio.

Nostra considerazione finale

Nota conclusiva nostra: un tempo al Corriere un titolista che avesse fatto una topica come quella della bresaola sarebbe andato, giustamente, a fare il proto delle pagine minori. Vada pure avanti così il Corriere e le copie diffuse scese in modo impressionante a poco più di 550.000 (a settembre meno 11,5% in un anno - fonte Franco Abruzzo) scenderanno ancora e non può essere di consolazione il fatto che se il Corriere è andato male La Repubblica è andata peggio. (ndr).

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