A PROPOSITO DI DISTRIBUTORI AUTOMATICI DI LATTE CRUDO IN VALTELLINA

Una dichiarazione di Emanuele Bertolini, Presidente della Camera di Commercio di Sondrio

Nei giorni scorsi la Camera di Commercio, d'intesa con l'Assessorato provinciale all'Agricoltura, ha riunito in un tavolo di lavoro i rappresentanti degli attori economici coinvolti (Coldiretti, Confcooperative, Unione del Commercio del Turismo e dei Servizi, cooperative di raccolta e lavorazione del latte).

Nel corso della riunione è stata rappresentata, da parte del mondo produttivo, una forte preoccupazione rispetto ad un fenomeno che, senza l'adozione di opportuni criteri programmatori e di meccanismi di effettiva garanzia, rischia di arrecare seri danni al sistema produttivo ed a quello della distribuzione, senza reali e duraturi vantaggi e garanzie per il consumatore.

Ciò è tanto più vero in provincia di Sondrio, dove la presenza di un efficiente sistema cooperativistico e di una capillare distribuzione anche nei centri minori hanno consentito il permanere di un comparto quale quello lattiero-caseario formato da aziende di piccole e piccolissime dimensioni, tanto coerente rispetto alla vocazione, alla storia ed alla cultura del territorio.

L'incontro si è concluso con l'affermazione della volontà di procedere in tempi brevi alla individuazione di alcuni criteri-guida da sottoporre, in spirito di fattiva collaborazione, alle Amministrazioni Locali quale supporto alle decisioni che le stesse sono chiamate ad assumere in argomento.

L'intenzione dei promotori di questa iniziativa, come ben si vede, non è certamente quella di escludere nessuno o porre restrizioni ad un fenomeno che si sta affermando ma bensì di provare a interpretare tale fenomeno con modalità che, tenendo conto della specificità territoriale, siano in grado di dare adeguate garanzie a tutti i portatori di interessi.

Ai consumatori, ai piccoli produttori ed a un invidiato sistema cooperativistico, al sistema della distribuzione commerciale.

Il diffondersi dei distributori automatici di latte crudo è certamente dovuto ad una pluralità di fattori, sia di carattere congiunturale che strutturale.

La difficile congiuntura economica che si manifesta, anche in termini drammatici, attraverso la cosiddetta "crisi dei consumi" porta ad accrescere l'attenzione al tema del prezzo dei prodotti, specie di quelli alimentari.

Da qui l'attenzione allo sviluppo delle cosiddette "filiere corte", cioè catene di distribuzione dei prodotti dal produttore al consumatore le più brevi possibili, in modo da ridurre il prezzo finale di vendita.

Al tempo stesso, è sensibile l'influenza di altre variabili, di carattere più strutturale. Da un lato cresce l'attenzione dei consumatori rispetto ai temi della salute con adozione di stili di consumo sempre più orientati al "mangiar bene" quale sinonimo di "mangiare sano". In una società evoluta quale la nostra, diversamente da 50 anni fa, è percepito più importante il "come" si mangia rispetto a "quanto" si mangia.

L'introduzione di nuove forme di commercializzazione è, infine, coerente rispetto alla naturale evoluzione delle modalità produttive e distributive adottate dalle aziende. A tale riguardo basti pensare all'evoluzione intervenuta nei processi di acquisto di prodotti e servizi.

L'applicazione indiscriminata o, meglio, non ragionata, di soluzioni in grado di rispondere allo stesso modo a determinate esigenze espresse da imprese e consumatori appartenenti a territori tra loro profondamente diversi non pare sempre condivisibile.

Nel caso dei distributori automatici di latte crudo, ritengo che ciascun territorio, soprattutto quelli montani, debba trovare una propria modalità di declinazione di tale nuova forma distributiva in grado di contemperare i molteplici interessi, tutti legittimi, rappresentati da imprese e consumatori, tenendo conto delle specificità territoriali.

Ciò ad evitare il rischio che, nel condivisibile intento di accorciare la filiera, la filiera venga fatta sparire per intero, a partire dai produttori.

In altre parole, ritengo che ciascun territorio, per ragioni legate a storia, tradizione, cultura, ambiente, debba essere in grado di concepire un progresso compatibile, rifuggendo da soluzioni preconfezionate e valide per tutti.

I modelli di filiera corta validi per le metropoli non mi sembrano facilmente o automaticamente esportabili nella nostra provincia, costituita da piccoli centri, anche di mezza costa, distribuiti sul territorio.

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