ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) RIFORMA ELETTORALE 2) PRODI 3) AL QAIDA 4) FIGLI

1) RIFORMA

La riforma elettorale è un problema difficile da risolvere. L'ideale sarebbe che il Parlamento promulgasse una legge per permetterci di votare alle prossime elezioni con un regolamento nuovo. L'attuale legge, infatti, non è buona, avendo quasi paralizzato il Senato. Tutto a danno della governabilità. La situazione è complicata. Alcuni propendono per una legge. Altri per un referendum abrogativo che comunque, essendo abrogativo, non permette di imporre modifiche. Non risolve, quindi, il problema del premio di maggioranza per il partito più votato, che elimina in tal modo le forze estreme dei due schieramenti. Vieppiù: lo sbarramento dellla soglia al 4%(al Senato il doppio) pone problemi ai partiti più piccoli. Sarebbe meglio che il Parlamento fosse in grado di varare una riforma per rendere inutile il referendum. Ma preferendo il modello tedesco o quello francese con doppio turno? Dalla scelta dipenderà la riforma o si ricorrerà al referendum. In ogni caso converrebbe salvare il bipolarismo, migliorandolo. Sì, perchè l'attuale sistema dei due poli funzionerebbe meglio se non venissero raggiunti accordi con partiti in grado di inceppare il meccanismo, ponendo veti o ricatti. Basti ricordare il governo Berlusconi del 1994 o quello di Prodi del 1996. Panico: anche oggi ci sono segnali preoccupanti. Meglio sbrigarsi, allora, prima che sia troppo tardi.

2) PRODI

I Ds ritengono che con l’attuale alleanza non si possa andare avanti. Difatti se Marini, per esempio, non avesse impedito nei giorni scorsi che si votasse al Senato sull’allargamento della base americana di Vicenza, il governo sarebbe stato certamente battuto sulla politica estera. Inoltre l’agitazione nella Cgil per la chiusura del capitolo su pensioni e welfare è molto fore. La rottura potrebbe produrre un effetto slavina. I Comunisti italiani di Diliberto sembrano anch’essi pronti a rompere e potrebbero trascinarsi dietro Rifondazione.Se poi per evitare la crisi Prodi dovesse fare qualche concessione a sinistra, gli si scoprirebbe immediatamente il fianco destro dove Berlusconi è convinto di avere già in mano una pattuglia di senatori della maggioranza pronti a seguirlo Che cosa accadrebbe se Prodi cadesse? Per prima cosa ci sarebbe la formazione di un governo a termine (Dini o Amato) per fare la nuova legge elettorale. Il secondo passo è più complesso. Il Partito democratico vorrebbe che questo governo non avesse una scadenza prefissata per votare comunque non prima del 2009. Anche perchè sono sicuri -a ragione- che se si votasse prima ad avere la meglio sarebbe certamente il centro di Casini e Mastella.

3) AL QAIDA

Seduto a gambe incrociate su una panchina, nel cortile di mia suocera a Collevecchio, con il gatto Romeo coricato sulle mie scarpe. Guardo l'oscurità avvolgere il monte Soratte. Oggi ha fatto molto caldo. Adesso che si è fatta notte ci sono sempre venticinque gradi. E' la fine di luglio. Allungo il braccio verso la bottiglia di Corvo bianco, me ne verso un dito. Avvicino il giornale agli occhi. Leggo. Passo le dita tra il pelo di Romeo. Miagola, contento. Certo, è un gatto che puzza di gatto, ma gli sono grato che stia spaparanzato sulle mie scarpe. Allora, cosa leggo? Ecco. La polizia ha individuato una scuola di terrorismo in una moschea alla periferia di Perugia. Una cellula vicina ad Al Qaida. Sembra che nella moschea non si praticasse solo l'adesione ideologica ma un addestramento pratico alle azioni terroristiche. Difatti gli inquirenti ritengono che il gruppo adottasse un sistema operativo analogo a quello dei sostenitori della jihad globale, un terrorismo diffuso fatto di atti di violenza di piccole cellule non legate da strutture stabili. Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ha fatto presente che l'indagine "ha portato a individuare l'utilizzo della moschea a fini di attività terroristica vera e propria. C'è, quindi, necessità di mantenere sempre alta l'attenzione verso luoghi che dovrebbero essere solo di attività religiosa". Mi fa paura questa notizia. Ben ha fatto, quindi, Prodi a complimentarsi con Amato e con le forze di polizia, sostenendo che l'operazione "ha consentito al Paese di sottrarsi ad una temibile minaccia". Sono d'accordo. Insegnare il terrorismo oltrepassa la soglia di tolleranza consentita tra italiani e stranieri. Cosa dite? A voi non vi importa nulla di questi discorsi? Lo so, ora ne sono al corrente. Il problema, però, non è l'attività religiosa. E' la violenza. E non è certo chiedere troppo di chiudere subito tutte le cellule terroristiche presenti in Italia. Smetto di leggere, do un'occhiata all'orologio, poggio il giornale sulla panchina. Di lì a un quarto d'ora andrò a letto. Con la mano sinistra intorno a Romeo, la mano destra intorno al bicchiere, fisso la montagna, dritto negli occhi. Ma la montagna non si prende la briga di ricambiare lo sguardo. Mi ignora, orgogliosamente.

4) FIGLI

Venerdì notte. Io e mia moglie siamo svegli. Ancora. Alessandro dorme. Gabriele non è ancora tornato a casa. Quando si aspetta si crea una situazione difficile. Chi aspetta oltre il tempo convenuto fa le congetture più strane e, ad ogni istante che passa, si immagina ogni sorta di scenari, conta i passi del figlio assente e cerca di calcolare e ricalcolare il tempo necessario per il suo ritorno. E quasi mai le spiegazioni che cerca di trovare per il ritardo coincidono con quelle reali, pensando che qualche imprevisto od ostacolo insormontabile si sia frapposto fra loro ed il figlio ritardatario. Dall’altra parte, penso che anche il figlio che è fuori casa ed è soggetto a qualche imprevisto si tormenta pensando che sarebbe bastato concedersi qualche minuto in più per il ritorno ed a noi genitori che aspettano ansiosi a casa i figli ritardatari fino a notte fonda sarebbero state risparmiate ore di angoscia e di preoccupazione. Intanto penso. Ricordi, sensazioni, cose così…Non so perché. Collevecchio. Ripenso a quel giorno. Mi trovo nell’impossibilità di distinguere la fantasia dalla realtà. Oltre il Parco della Rimembranza, ai margini del cimitero, il mare delle vette d’albero che ondulavano al vento. Era metà aprile. La fragile luminosità pomeridiana s’incupiva e rischiarava sugli occhi della mia ragazza secondo il passaggio delle nuvole. E poi, oltre la linea dei campi, il rumore dei trattori che transitano cigolando a brevi intervalli. Un altro debolissimo ricordo mi attraversa la memoria, un esile guizzo reminiscente… Erano i tempi di Jimi Hendrix e Janis Joplin. Non vedevo l’ora di andare all’università; per quanto mi riguardava, era lì che la vita diventava davvero emozionante, a differenza del noioso e vecchio liceo. Sacro Cuore dai salesiani, al ginnasio e Socrate, al liceo. In questi posti mi trattavano ancora come un ragazzino e nessuno si interessava a quello che pensavo del mondo. All’università sono diventato un vero studente. Partecipavo alle manifestazioni di GS e a cose di quel tipo. Ricordo i mie primi giorni di lavoro. Neoassunto e infimo nella gerarchia. Con uno zelo da ultimo arrivato profondevo su quelle antiche pratiche settimane di fatica, e ancora mi stavo arrovellando su quali fossero necessarie e quali superflue quando mi chiamarono dalla direzione e mi dissero che c’era un lavoro importante di un collega in malattia. Io avrei dovuto sostituirlo, il che comportava la piacevole incombenza di redigere relazioni su prestigiosi istituti di ricerca italiani. Smetto di pensare. Accendo la TV. Stanno trasmettendo una vecchia partita. E che partita: Italia-Germania. Stadio Azteca di Città del Messico. La partita del secolo. 4-3. Era il 17 giugno di 37 anni fa. 17 giugno 1970. E’ l’una e un quarto, quando sento la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi. Mio figlio, il grande. Ormai la mia rabbia si è trasformata in preoccupazione, ma in un genitore le due cose sono spesso così mescolate che non si riesce a distinguerle. “Dove sei stato” gli chiedo quando Gabriele entra in soggiorno con i suoi jeans chiari e una maglietta rossa. Ha gli occhi un po’ stanchi, ma a parte questo sembra che stia bene. “Che bella accoglienza” replica. “Vuoi rispondermi?” “Se proprio lo vuoi sapere, sono stato al Seeonee.” “Dove si trova?” “Subito dopo Via delle Baleniere, vicino alla Chiesa di Santa Monica”. “E che succede lì?” “Non succede un bel niente. C’è birra buona. La gente canta canzoni e si diverte.” “Puzzi di fumo.” “E’ un pub, papà. La gente fuma. Senti se hai intenzione di assillarmi in questo modo, me ne vado a letto. Devo andare all’Università domani, non te lo ricordi?” E con questa ultima frase Gabriele va a passi pesanti nella sua stanza. Faccio per andarli dietro, ma Simonetta mi trattiene per il braccio. “No, Mario. Non ora. Non facciamo scenate inutili. Non stasera.” Per quanto sia agitato, capisco che mia moglie ha ragione. E poi sono esausto. Non è il caso di intraprendere una lunga discussione con mio figlio. Me la vedrò con lui domani. Lo sento fare rumore in cucina, tirare l’acqua del bagno e chiudere la porta della sua camera da letto. Ormai è impossibile tornare a guardare la partita. Ma anche andare a dormire, malgrado la stanchezza. Se avessi un cane lo porterei a spasso. Mi verso un dito di cognac e, mentre Simonetta fa finta di leggere “Gente”, io torno a guardare di nuovo la partita proprio mentre. Muller mette dentro di testa il suo secondo gol, il terzo della Germania. Palla che supera Albertosi, insaccandosi tra il palo e Rivera che non riesce a intervenire, forse giudicando fuori il tiro. Tre a tre, con pochi minuti da giocare. Ma non è finita. Rivera, proprio lui non ci sta e trova il definitivo 4-3 che manda i tifosi increduli e felici come non mai, a esultare per le strade d’Italia. Finché nella stanza accanto tutto tace e si può andare tranquillamente a letto. Forse con Gabriele ho sbagliato. Ricevuto. Sono stato inescusabilmente malaccorto. Chiaramente. Con affettuosa simpatia.

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