S. Caterina deturpata

di Federico Raiser

Gentile Redazione de "La Gazzetta di Sondrio", con
questa mia lettera vorrei aggiungere un ulteriore voce
contro quello che è successo e sta succedendo Santa
Caterina Valfurva in Valtellina per i Mondiali di sci
del 2005 e porvi a conoscenza di una mia personale
decisione.

Svolgo l?attività di fotografo naturalista è collaboro
con diverse riviste, una di queste, a diffusione
nazionale e che ha una certa notorietà per la qualità
delle immagini e argomenti trattati, lo scorso anno mi
aveva proposto la realizzazione di un servizio
fotografico invernale su Santa Caterina Valvurfa, anche
se ero già a conoscenza della volontà di fare sul
territorio valtellinese degli interventi drastici a
danno dell?ambiente montano e del Parco Nazionale dello
Stelvio, in un primo momento avevo accettato. Avevo
accettato di realizzare il servizio nell?idea che oltre
alle associazioni ambientaliste anche gli abitanti di
Santa Caterina avrebbero opposto resistenza a tali
progetti devastatori, di conseguenza non mi sarebbe
dispiaciuto fare conoscere e pubblicizzare tramite le
mie fotografie un posto dove non si pensa solo al
profitto economico ma ad una qualità della vita
compatibile con la montagna che li ospita e ha sempre
dato loro da vivere.

Purtroppo non è andata così, è vero che molte decisioni
con il sostegno di svariati milioni di euro sono state
?calate dall?alto? ma io non sono venuto a conoscenza di
una diffusa e decisa opposizione degli abitanti, di
conseguenza le devastazioni ci sono state e una nuova
pista da sci è stata addirittura dedicata a Deborah
Compagnoni, che per i suoi meriti sportivi e aggiungo di
simpatia è l?emblema degli abitanti di S. Caterina
Valfurva, lei di buon grado ha accettato di legare il
suo nome al taglio di centinaia di alberi, e pensare che
è una guardia forestale (!), non credo che le ?sue?

montagne le saranno grate....

Dopo questi avvenimenti ho deciso di rifiutare
l?incarico di realizzare il servizio fotografico, una
decisione sofferta dal punto di vista economico (è come
se un impiegato decidesse di rinunciare quasi totalmente
ad una

mensilità) ma liberatoria in quanto non legherò il mio
nome ad un luogo ed un evento che ha inferto colpi
durissimi ad una natura già compromessa dai preesistenti
impianti e strutture. Una natura a cui sono riconoscente
perché attraverso la fotografia vivo la sua bellezza e
ne traggo di che vivere anche a livello economico.

Nel periodo in cui riflettevo sulla mia decisione, stavo
leggendo un libro in cui ho trovato in una frase la
sintesi di ciò che sta avvenendo non solo in Valtellina
ma in tutto il territorio alpino e non solo. Il libro è
di Luisa Bonesio ?Oltre il paesaggio? ? edito nel 2002
da Arianna Editrice , l?autrice oltre che insegnare
all?università di Pavia tematiche legate al territorio
come la Geofilosofia è nata a Sondalo e conosce bene le
problematiche del vivere in montagna, quindi non è una
voce che arriva da un ambientalista di città (come sono
io) che la si può (a torto) accusare di volere la natura
della montagna super protetta a scapito di chi la abita.
Cito da libro:

?propugnare l?esclusivo valore dell?economia è il più
sicuro mezzo per liquidare quello che resta delle
identità regionali o locali, o per continuare a
sottomettere territori dotati di storia, cultura, e
logiche proprie, ad altri diversi:

penso, in particolare, alla soggezione delle regioni
alpine al sistema economico padano, che ha privato la
montagna della propria identità e della propria
ricchezza tradizionale, accentuandone la dipendenza dal
mondo della pianura, piegandola all?utilizzazione da
parte dell?area padana, dotata di simboli, storia, stili
ed economia profondamente differenti."

Un cordiale saluto,
Federico Raiser


federico.raiser@virgilio.it


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Federico Raiser
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