Questo spazio per: Bravo sindaco Veltroni!
Bravo sindaco Veltroni!
E’ davvero affascinante la sua
abile iniziativa di dedicare la stazione Termini di Roma
a Papa Wojtyla, in quanto Uomo di Pace. E che Papa
Giovanni Paolo II fosse sul serio un Uomo di Pace lo
dimostra, per esempio, il suo discorso del 1 gennaio di
questo anno, il suo ultimo Capodanno terreno. «Non
lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il
male» (Rm 12,21): era stato questo il messaggio di
Giovanni Paolo II nella trentottesima Giornata mondiale
della pace che si era celebrata il 1 gennaio 2005, un
vero inno all'amore. ''L'amore è l'unica forza capace di
condurre alla perfezione personale e sociale, l'unico
dinamismo in grado di far avanzare la storia verso il
bene e la pace''. E' un inno all'amore questo messaggio
di Giovanni Paolo: non lasciarti vincere dal male, ma
vinci con il bene il male. Il male non si sconfigge con
il male: su quella strada, infatti, anziché vincere il
male, ci si fa vincere dal male, aveva affermato, per
poi indicare che la pace è un bene da promuovere con il
bene, da custodire e coltivare mediante scelte e opere
di bene. Nella diffusa incertezza collettiva tra bene e
male, ci viene ricordato che il male non è una forza
anonima che opera nel mondo in virtù di meccanismi
deterministici e impersonali. Precisava infatti Papa
Wojtyla: “Il male ha sempre un volto e un nome: il volto
e il nome di uomini e di donne che liberamente lo
scelgono”. In questa occasione il Papa Wojtyla aveva del
resto spiegato che ''nessun uomo, nessuna donna di buona
volontà puo' sottrarsi all'impegno di lottare per
vincere con il bene il male. E' una lotta -aveva
ribadito Papa Wojtyla- che si combatte validamente
soltanto con le armi dell'amore. Quando il bene vince il
male, regna l'amore e dove regna l'amore regna la pace”.
Il Papa aveva quindi specificato che ''cio' è vero anche
in ambito sociale e politico. A questo proposito
-spiegava Wojtyla- Leone XIII scriveva che quanti hanno
il dovere di provvedere al bene della pace nelle
relazioni tra i popoli devono alimentare in se' e
accendere negli altri la carità, signora e regina di
tutte le virtu'''. Giovanni Paolo II aveva quindi
aggiunto che ''è in virtu' della vita nuova di cui Egli
ci ha fatto dono che possiamo riconoscerci fratelli, a
di la' di ogni differenza di lingua, di nazionalità, di
cultura''. ''Di fronte ai drammatici scenari di violenti
scontri fratricidi, in atto in varie parti del mondo,
dinanzi alle inenarrabili sofferenze ed ingiustizie che
ne scaturiscono, l'unica scelta veramente costruttiva è
di fuggire il male con orrore e di attaccarsi al bene,
come suggerisce San Paolo''. Per questo messaggio per la
celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2005,
Giovanni Paolo II aveva infatti scelto come tema di
riflessione un versetto della Lettera ai Romani di San
Paolo: ''Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il
bene il male''. Tutto questo messaggio papale sulla
pace, viene collocato dentro un'articolata e complessa
riflessione sul bene e il male, secondo la quale la pace
viene definita come un “bene da promuovere con il bene:
essa è un bene per le persone, per le famiglie, per le
Nazioni e per l'intera umanità; è però un bene da
custodire e coltivare mediante scelte e opere di bene'''.
''A cercarne le componenti profonde -osservava il Papa-
il male è, in definitiva, un tragico sottrarsi alle
esigenze dell'amore''. Con questo discorso del 1 gennaio
2005 Papa Wojtyla aveva poi fatto un preciso riferimento
ai mali che affliggono paesi come l'Africa e la
Palestina e, non ultimo, alla piaga del terrorismo. E,
più in particolare, aveva detto: ''Come non constatare
con amarezza che il dramma iracheno si prolunga,
purtroppo, in situazioni di incertezza e di insicurezza
per tutti?'' Altra questione che era stata affrontata
dal Papa nel suo messaggio per la pace era la lotta alla
poverta', obiettivo principale dell'azione della
comunita' internazionale. Nel trattare il problema della
poverta' Giovanni Paolo II si soffermava sul debito
estero dei Paesi poveri. Cio' nonostante il Papa
osservava che ''i Paesi poveri restano prigionieri di un
circolo vizioso: i bassi redditi e la crescita lenta
limitano il risparmio e, a loro volta, gli investimenti
deboli e l'uso inefficace del risparmio non favoriscono
la crescita''. Infine concludeva che ''Possano i popoli
africani -aggiunge il Papa- prendere in mano da
protagonisti il proprio destino e il proprio sviluppo
culturale, civile, sociale ed economico. L'Africa cessi
di essere solo oggetto di assistenza, per divenire
responsabile soggetto di condivisioni convinte e
produttive. Un’eredità straordinaria quella lasciata
alla Chiesa da Giovanni Paolo II, il Papa che ha toccato
il cuore del mondo intero, per il quale hanno pregato
Ebrei e Musulmani. Un patrimonio che il suo successore
dovrà continuare e sviluppare.
Mario Pulimanti
GdS 20 IV 2005 - www.gazzettadisondrio.it