Questa volta: Sindaco Veltroni, pensaci tu!

di Barbara Tarquini

Eccomi qui, io abitante di Roma -dove da sempre si sono
viste cose eccellenti- a riflettere che noi civites
proviamo un senso di orgoglio quando, dopo averle viste,
comprendiamo ancor di più l’importanza che ci proviene
dal casuale privilegio di abitare dove abitiamo.
Soprattutto abbiamo la gioia di vivere in una città che
ha sempre protetto l'incomparabile miscuglio di
sublimità e grandezza che ne costituisce la maggiore
attrattiva. E' vero che a Roma si potrebbe vivere con
niente, solo ammirando la pianta di un tempio o l’antica
statua di un imperatore, ma questo non può, però,
esimermi dal rivolgere, ugualmente, un appello al
Sindaco Veltroni. E sì, perché anche nella nostra
sublime città, si verificano, a volte, situazioni
imbarazzanti. Come quella di mio cugino Fabio. Lui
purtroppo è paraplegico già da dieci anni. Abita in Via
Enrico Besta, zona Aurelio, qualche giorno fa si è visto
rimuovere il posto auto riservato ai disabili sotto la
sua abitazione. Il posto in questione non era
nominativo, in seguito alla sua richiesta di attribuire
al posto in questione il suo numero di concessione
invalidi, presentata in data 24/09/04 alla Polizia
Municipale di Via Aurelia 470, i vigili hanno cancellato
il posto, in quanto la via in questione risulta essere
strada privata. (Dopo quasi 10 anni che era lì!!!)
Occorre tener presente che nelle vie limitrofe,
precisamente in via C. Parrocchi e via G. De Camilis
(anche queste strade private) ci sono rispettivamente n.
7 e n. 2 posti auto riservati ai disabili, qualcuno
nominativo, qualcuno libero. Dopo le proteste di mia zia
al comando dei Vigili, l’altro ieri hanno di nuovo
delimitato il posto riservato ai disabili sotto casa di
mio cugino, ma senza numero di concessione, pertanto mio
cugino non è titolare di quel posto, ci parcheggia solo
quando lo trova libero. Non scordiamoci che i comuni
dovrebbero garantire posti di parcheggio riservati ai
veicoli delle persone handicappate, sia nei parcheggi
gestiti direttamente o dati in concessione, sia in
quelli realizzati e gestiti da privati, ai sensi degli
artt.26-27-28 della Legge 104/92, che deve essere letta
come un elemento di rinnovata attenzione ai problemi
delle persone disabili soprattutto a livello decentrato
(Regioni, Comuni, ASL). Infatti prima della legge 104
l’handicap era considerato quasi un castigo divino, con
l’immediata conseguenza dell’internamento in casa della
persona handicappata, nascosta quasi per un senso di
vergogna. A ciò si aggiungeva l’iperprotezione materna
che tendeva a soffocare ogni possibilità di sviluppo
autonomo a livello affettivo, sociale e persino fisico.
Ora, invece, la società ha finalmente compreso di non
poter fare a meno del contributo che anche loro possono
offrire, ed anche loro si sono convinti di aver tutto il
diritto di vivere meglio, anche, e soprattutto,
svolgendo attività e lavori esterni, sicuramente più
appaganti di quelli eseguiti all’interno delle mura
domestiche. Ed ecco qui la necessità di riservar loro
posti-auto il più vicino possibile alle loro rispettive
mete, proprio per evitare che persone, con difficoltà di
deambulazione, si trovino costrette, invece, ad
affrontare problemi che per noi sarebbero facilmente
risolvibili, ma che, al contrario, costituiscono per
loro fonte di indubbia preoccupazione.
Barbara Tarquini

Le coincidenze: la nostra
lettrice scrive a un giornale, che ha sì diffusione
internazionale resa possibile da Internet ma é
valtellinese, riferendo il caso di un parente residente
a Roma in Via Enrico Besta. Guarda un po': Enrico Besta,
un convalligiano. Studioso di diritto e famoso storico
lombardo. Nacque a Tresivio, otto km da Sondrio, nel
1874. Giunse giovanissimo a Sassari, nel 1897, come
professore di diritto presso la Facoltà di Legge. La
carriera accademica lo portò da Sassari a Palermo
(1903), Pisa (1909) e Milano (1924), ma lo studioso
rimase sempre legato alla Sardegna. Morì nel 1952. NdR



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Barbara Tarquini
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